[ 27 maggio 2011]
Come si vede, da questa poco chiara, tipograficamente, citazione. rifiutare vuol dire rigettare, non volere, rinunciare.
Il rifiuto è espressione dell’investimento sessuale e si contrappone all’annullamento dell’investimento di morte nei confronti della realtà.
Cito da “Istinto di morte e conoscenza”
<< Noi dicevamo che la fantasia di sparizione, alla nascita e pertanto anche successivamente non è mai assoluta cioè mirante al ritorno allo stato inorganico, ma parziale , mirante al ritorno nel buio e nell’omeostasi della situazione inrtauterina. Con ciò mettevamo in evidenza come l’istinto di morte fosse essenzialmente fantasia di sparizione in quanto si caratterizza non tanto per una tendenza alla disgregazione fisica, quanto piuttosto per l’annullamento di quel legame con il canale del parto e l’atmosfera diventati improvvisamente frustranti “.
Attualmente, a partire dall’articolo di Left di Fagioli della settimana scorsa, si afferma che la fantasia di sparizione nasce dalla vitalità e si traduce in un rifiuto della realtà materiale non umana avvertita come “violenta”. Alla nascita non c’è annullamento, negazione ed anaffettività.
Parallelamente si sottolinea ed a mio avviso giustamente, la distanza da Heidegger ( ed implicitamente da Sartre) nonchè esplicitamente da Freud ma implicitamente da Ferenczy e Balint come più volte ho avuto modo di sostenere.
Questa operazione di approfondimento apre tutta una serie di interrogativi rispetto ai quali personalmente non so come rispondere al momento attuale.
La luce e l’aria sono stimoli fondamentali per il bambino che consentono l’emergere dell’attività psichica anche se in momenti diversi e con modalità che ancora vanno chiarite nei dettagli. Tali stimoli per ammissione stessa di Fagioli hanno un significato vitale ed è pertanto difficile connotarli come “violenti”. Anche il freddo per es. ha la funzione di accelerare bruscamente il metabolismo del neonato e quindi aumentare il suo potenziale vitale :non necessariamente la variazione della temperatura esterna è un fattore negativo. Tutto dipende da quale angolatura esaminiamo la questione : se il bambino appena nato viene abbandonato al rapporto con la natura non umana è chiaro che quest’ultima diventerà “violenta” ma se necessariamente supportato, in condizioni fisiologiche, egli è perfettamente attrezzato per affrontarla.
Rimane difficile pensare che alla nascita il bambino possa rifiutare l’atmosfera senza associare tale “rifiuto” ad una fantasticheria regressiva nell’utero materno.
Rispetto alla visione è conosciuto il fenomeno per cui se il neonato aggancia un oggetto che si muove nel suo campo visivo egli lo segue finchè esso permane entro i suoi confini visivi essendo incapace di distaccare lo sguardo.
Quindi a mio avviso il significato da attribuire al rifiuto neonatale va assolutamente chiarito e precisato.
Inoltre il concetto di rifiuto per come è stato fin qui storicamente utilizzato comporta una allontanamento psichico dall’oggetto mantenendo un rapporto fisico con esso come avviene per es. nella dinamica dell’interpretazione in psicoterapia.
Ora se l’oggetto rifiutato ” scompare” è problematico pensare che permanga un rapporto fisico con esso.
D’accordo comunque sulla fantasia di sparizione,concetto fondamentale, ma come rispondere a tutti questi problemi?
Ripropongo le parole di Massimo Fagioli nel suo articolo Nel fondo del mare Left 18 -6 Maggio 2011
<<Concettualizzando dissi: il primo pensiero è il rifiuto e la realizzazione dell’indifferenza per il mondo violento della natura non umana. Ed ora, pentito delle parole “inconscio mare calmo”, vergognandomi dell’impotenza del pensiero che ebbe bisogno dell’aiuto del ricordo cosciente penso che, alla nascita, la pulsione di annullamento non c’è perché è fantasia di sparizione, rifiuto e indifferenza. è la realtà biologica che reagisce alla luce perché ha in sé, invisibile, la vitalità. Alla nascita l’essere umano non fa pulsione di annullamento non fa negazione, non è anaffettivo>>.