Psichiatria

lo psichiatra e l’imputabilità penale

monomaniaca

monomaniaca

Qual è il punto di vista dello psichiatra sull’imputabilità penale ?

 

L’art. 85 del Codice Penale stabilisce che “nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile”. Al secondo comma poi precisa che “E’ imputabile chi ha la capacità di intendere e volere”.

Art 42 nessuno può essere punito se il fatto non viene commesso con coscienza o volontà. Reato doloso quando ci è rappresentazione dell’evento e volontà che questo venga posto in essere

Art. 90 Stati emotivi o passionali.Gli stati emotivi o passionali non escludono ne’ diminuiscono l’imputabilita’

 

Collocare la concezione dell’imputabilità nel codice di procedura penale italiano nel suo contesto storico nel quale è stato redatto :1929-30alfredo_rocco

La psiche umana veniva concepita, dai legislatori fascisti, come l’insieme di tre facoltà Intelletto,volontà, sentimento. I sentimenti e gli affetti erano considerati ininfluente ai fini della determinazione dell’imputabilità.

L’intelletto e volontà erano per il guardiasigilli Alfredo Rocco completamente determinati dalla coscienza e dalla ragione. Una memoria storica :

Esquirol, protagonista con Pinel della prima rivoluzione psichiatrica nei primi dell’ottocento,  nel suo libto “Le passioni” (1805) affermava << le passioni sono in costante rapporto con l’alienazione>>. Esse avrebbero causao lo sconvolgimento delle facoltà intelletuali, offuscando la ragione e costituendo ,nella monomania omicida l’impulso irresistibile ad uccidere. I monomaniaci omicidi non venivano comunque considerati imputabili. L’eccesso di passionalità infatti avrebbe provocato l’alienazione   della volontà. Un concetto analogo a quello di Equirol, lo troviamo in Freud quando sosteneva che negli schizofrenici è presente un eccesso di libido.

La volontà come facoltà psichica distinta dall’intelletto veniva messa al centro dell’attenzione dai giuristi fascisti. Il Guardiasigilli Rocco nel 1929 affermava, << non si può concepire una volontà senza causa, una volontà senza motivi, una volontà come un «fiat» che nasca dal nulla, una volontà come mero arbitrium indifferentiae. La volontà umana non si sottrae […] alla legge di causalità che governa tutti i fenomeni. Ma c’è differenza tra causalità e causalità, tra determinazione e determinazione. C’è un determinismo fisico o meccanico, che governa i movimenti fisiologici del corpo, agendo come stimolo; e poi c’è il determinismo psicologico che è determinazione secondo cause psicologiche, cioè motivi coscienti, che determinano la volontà umana. >>

 

In questo passaggio si fa riferimento al famoso apologo dell’asino del filosofo francese medioevale   Buridano che a sua volta riprendeva un tema del “De coelo” di Aristotele : la libertà di scelta, il cosidetto liberum arbitrium indifferentiae, non può avere un fondamento razionale perché la situazione ipotizzata nell’esperimento mentale di Buridano, l’asino che di fronte a due sacchi di biada uguali non sa scegliere e muore di fame dimostra   che la libertà concepita come realtà della coscienza, va incontro ad un blocco, ad un’impasse paradossale.

Bisogna capire invece se esista ciò che il guardiasigilli Rocco negava: una volontà senza causa apparente, senza motivi, una volontà come un fiat che nasca dal nulla. Il nulla è un concetto filosofico astratto, vedi per esempio Heiddeger e Sartre.

Gli psichiatri, nella loro ricerca sulla realtà umana hanno scoperto che ci può essere una volontà che nasce più che dal nulla dalla pulsione di annullamento, un’attività psichica che cancella gli affetti legati al mondo umano. E’ la volontà di potenza di Nietszche , dei nazisti e degli schizofrenici. La volontà, la spinta all’azione legata alla pulsione di annullamento che non è cosciente , cancella la possibilità di essere liberi, cioè umani nella relazione con altri esseri umani. La pulsione di annullamento rivolta verso la realtà umana determina nel sosggetto agente un’ anaffettività per cui si può uccidere cento uomini come si schiacciano delle formiche. La volontà, la spinta all’azione si collega, nel caso dell’annullamento,  ad un delirio più o meno nascosto cioè alla percezione delirante. Kant aveva sostenuto che la libertà è l’adeguamento razionale alla norma morale: solo chi segue quest’ultima è libero mentre il delinquente sarebbe stato schiavo del suo vizio.

Come afferma Massimo Fagioli, la libertà è l’obbligo di essere esseri umani cioè di ricreare la propria nascita ed il primo anno di vita. Così come non esiste “il male radicale”, l’uomo concepito da Kant come un “legno storto”, così non esiste la libertà di uccidere. Non si può considerare “sano di mente” chi ha l’onnipotenza di pensare di poter disporre a proprio piacimento della vita altrui.

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