Domenico Fargnoli
Nel 1928 Louis Aragon ed André Breton festeggiarono il genetliaco di uno dei casi clinici di Charcot “Augustine” come “il cinquantesimo anniversario dell’isteria la più grande scoperta poetica della fine del ventesimo secolo”: l’isteria non era per loro una una malattia da psicoanalizzare ma un evento artistico da festeggiare. Nell’inverno del 1876, a 15 anni, Louise Augustine Gleizes, una paziente della Salpêtrière di Parigi, ebbe 154 crisi isteriche in un solo giorno quando intravide uno suo supposto violentatore fra il pubblico. Ella sentì delle voci; vide sciami di ratti neri, demoniaci; sentì un dolore intenso nella sua ovaia destra, e poi persa conoscenza, il suo corpo fu preda di convulsioni in una serie di attacchi violenti. Per cinque anni Augustine , un’adolescente senza cultura incapace di controllare il suo corpo, fornisce a Charcot il materiale necessario per la costruzione e la verifica del suo edificio teorico. La ragazza cresciuta nella miseria della Parigi del Secondo Impero , poi della Comune, e successivamente della Terza Repubblica che aveva soffocato nel sangue 35 mila suoi cittadini, divenne il punto focale della ricerca del neurologo francese: nell’invenzione dell’isteria potremmo veder un riflessa l’immagine di un periodo storico e di una società intera. Fra il voyeurismo della documentazione fotografica del medico francese e la teatralità esibizionistica dell’ isterica si stabiliva una distanza incolmabile come se il gioco della seduzione delle immagini parlasse di un sessualita’ destinata a rimanere insoddisfatta. In seguito alla caduta della Comune (1871), l’isteria esplose a Parigi con una carica di violenza inaudita: il programma rivoluzionario era orientato verso l’emancipazione completa delle donne che con la repressione dell’esercito francese , vedevano svanire un sogno di libertà. Le pazienti di Charcot, ben lontane dall’ideale di “nevrotica borghese” che avrebbe caratterizzato più tardi la psicoanalisi viennese di inizio ’900, erano per la maggior parte prostitute, donne indigenti, criminali comuni o semplici ragazze di strada. Al ripristino dell’ordine costituito a Parigi , mentre i comunardi venivano fucilati o costretti ai lavori forzati , Charcot era proclamato membro dell’Accademia della Medicina francese e cattedratico di Anatomia Patologica alla Sorbona: egli apparteneva ad un mondo che rappresentava la sponda opposta a quella delle sue malate. Augustine scappò dalla Salpetriére vestendosi da uomo nel Settembre del 1880, diventando così il paradigma del fallimento di Charcot . Poco prima della fuga era andata incontro ad una crisi di agitazione psicomotoria per cui era stata rinchiusa in una cella.
In quello stesso anno 1880, nel mese di Novembre Breuer fu chiamato al capezzale di Anna O la cui malattia rimase ancora una volta irrisolta. Di fronte al crollo dell’identità cosciente e razionale, scatenata dalla malattia e dalla morte del padre, i medici ottocenteschi erano del tutto impotenti. Perchè l’isteria che fu al centro degli studi di Freud per circa dieci anni, andò incontro ad una declino repentino che si consumò in pochi lustri?
Le trasformazioni sociali di fine secolo XIXmo che progressivamente portarono ad una mentalità meno repressiva di quella vittoriana giocarono un ruolo importante nella scomparsa della malattia come anche l’affinamento delle tecniche diagnostiche della neurologia che consentivano di distinguere nettamente fra epilessia ed isteria come fra paralisi organiche o funzionali . I nuovi sistemi classificatori della psichiatria videro poi emergere termini come quello di “ebefrenia” di Hecher (1869) di catatonia di Kulbaum (1974) , di dementia praecox (1896) e psicosi maniaco depressiva (1899)di Kraepelin. Già Breuer in un suo resoconto a Robert Binwanger aveva usato il termine “psicosi” isterica che nel 1907 Jung riprenderà a proposito di Sabrina Spielrein. A partire dei primi decenni del secolo XXmo molti psichiatri cominciarono a denominare quella che un tempo era chiamata “folie Hysterique” o “Irresein Hysterische “, “dementia praecox isteriforme” o “dementia pseudoisterica”. Nel 1913 Eugene Bleuler conia il concetto di “schizofrenia” che viene ad inglobare molte precedenti diagnosi di isteria. Il grande successo della classificazione di Kraepelin prima e di Bleuler poi era dovuta al fatto che esse consentivano una discriminazione selettiva delle varie forme di patologia mentale mentre l’isteria nella versione di Charcot comprendeva una congerie enorme e confusa di malattie fra loro dissimili con una sintomatologia che spaziava dalla tosse isterica al suicidio, l’allucinazione ed il delirio. Inoltre l’attenzione degli alienisti si era spostata dall’osservazione e la registrazione delle manifestazioni somatiche come le contratture e le paralisi ed i disturbi della sensibilità , all’indagine delle alterazioni del pensiero come suggeriscono, pur con orientamenti diversi, sia i termini di “dementia” che di “schizofrenia”: nasceva con Karl Jaspers, la psicopatologia come comprensione e penetrazione profonda delle esperienze vissute .
Già partire dagli anni 90 del secolo precedente Babinsky aveva cominciato a smembrare pezzo dopo pezzo l’opera del suo maestro Charcot.
La Società neurologica di Parigi aveva adottato dopo molti anni di discussioni, il termine “pitiatismo” ( a sua volta oggi scomparso) proposto da Babinsky stesso , che si riferiva a qualunque manifestazione funzionale indotta o soppressa dalla suggestione. L’ isteria era stata espunta dalla nomenclatura francese.
Mentre la malattia si apprestava a scomparire dalla pratica medica le categorie interpretative della suggestione, dell’imitazione , dell’amplificazione emotiva che ad essa erano appartenute riemergevano nel campo delle scienze sociali : autori come Hyppolite Taine, Gabriel Tarde e Gustave Le Bon , Scipio Sighele, Enrico Rossi, Cesare Lombroso e successivamente Freud in “Psicologia delle masse ed analisi dell’Io” (1921) favorirono la loro applicazione al nascente settore della psicologia collettiva . La folla veniva concepita come donna , emotiva e suggestionabile, facile alle intemperanze ed ai cambiamenti repentini di umore. Era indispensabile un uomo forte che la dominasse come Benito Mussolini ed Adolf Hitler, ferventi estimatori di Le Bon. Gli anni delle folle sono anche gli anni della donna che è il nuovo soggetto sociale che rivendica un protagonismo inquietante.
Nel 1928 nella rivista “La revolution surrealiste” Aragon e Breton, che era stato un allievo di Babinsky propongono una nuova definizione cercando di reinterpretare cinquant’anni di storia : l’isteria è per loro uno stato mentale , che si caratterizza per la sovversione dei rapporti che si stabiliscono fra il soggetto ed il mondo morale a cui egli crede di appartenere, Questo stato mentale, irriducibile, che non è delirio , sarebbe fondato sul bisogno di una seduzione reciproca. L’isteria non apparterrebbe alla patologia e potrebbe , sotto ogni punto di vista, essere considerata come un mezzo supremo d’espressione.
In sintesi l’isteria sarebbe un sovversione dell’ordine culturale basato sulla seduzione. La seduzione pensata come tendenza irriducibile è però confondere la sessualità con il bisogno di affermazione narcisistica , con l ‘inconscio perverso e patologico. La rivoluzione surrealista anticipava il sessantotto e la libertà sessuale come trionfo del principio del piacere .
Non sappiamo quanto la vicenda personale di Andrè Breton, che volontario e ferito nella prima guerra mondiale soffrì per tutta la vita di una sindrome postraumatica (isterica) , abbia avuto nella sua assurda definizione di “pitiatismo”. Ma il punto è un altro: proprio negli anni 20 prende corpo un’operazione molto singolare. Si comincia pensare che la regressione mentale che si attua nelle malattie più gravi possa costituire uno stimolo od un mezzo per arrivare alla creatività. La regressione psicotica fu considerata come un possibile accesso a capacità personali prima sconosciute. Riemergeva un’ idea della prima generazione di magnetizzatori e degli ipnotisti le pazienti dei quali ,per lo più donne, nella dissociazione della coscienza, manifestavano talora attitudini mnemoniche o di preveggenza eccezionali, quando non addirittura talenti espressivi prima misconosciuti. La follia cioè l’irrazionalità delle donne e degli artisti veniva confusa, per opera soprattutto dei surrealisti con la pazzia, con la psicosi isterica o schizofrenica . Le diagnosi psichiatriche, come l’isteria o la schizofrenia perdevano il rapporto con la patologia e diventavano categorie estetiche. Psichiatri come Jaspers, Prinzhorn, e Morghentaler nonchè filosofi come Heidegger furono i fautori di un fraintendimento le cui ripercussioni arrivano fino ai giorni nostri: non esisterebbero “malattie” mentali ma solo modi diversi di progettarsi ed essere nel mondo. Ne “La revolution surrealiste” si arrivò a sostenere che il suicidio poteva essere una soluzione di vita .Scriveva Antonin Artaud .
<<Il suicidio non è che la conquista favolosa e lontana degli uomini che pensano bene(…)>>
Negli anni 20 tre famosi psichiatri, Ludwig Binswanger, Eugene Bleuler e Alfred Hoche riuniti a consulto diagnosticarono una “schizofrenia semplice polimorfa “ad una donna ebrea Ellen West. La sintomatologia di quest’ultima assomigliava in alcuni aspetti a quella di Anna O: anoressia, disturbi somatifomi, tendenze suicidarie. Ellen dimessa da Kreutzilingen dove era stata ricoverata anche Bertha Pappenheim si uccise, con una dose di veleno procuratagli dal marito.La morte secondo Binwanger sarebbe stato una festa, un’atto di libertà. Dall’impotenza terapeutica di Breuer nei confronti di Anna O si era passati, nel giro di una generazione, all’istigazione al suicidio di Ludwig Binswanger e del nazista Alfred Hoche, sostenitore dell’eutanasia per i malati di mente. Se nella psicoanalisi e nella psichiatria esistenzialista si alimentava l’annullamento della donna nel gruppo dei surrealisti degli anni 20, affascinati dall’interpretazione dei sogni , le mogli e le compagne apparivano troppo spesso assenti o come spettatrici silenziose. ”

Nadja:Lèona Camille Ghislaine D. Era nata a Lille il 2 maggio 1902 e fu internata in manicomio nel marzo del 1927, poco dopo la fine del rapporto con André. Nel gennaio del 1941, morì in un ospedale psichiatrico di Lille.
Nella premessa si legge: «il tono adottato per la narrazione è ricalcato su quello dell’ osservazione clinica, e soprattutto neuro-psichiatrica, che tende a serbare traccia di qualsiasi elemento possa emergere da esami e interrogatori, senza preoccuparsi, nel riferirlo, di alcun effetto di stile».
Nadja” è un romanzo autobiografico pubblicato da Breton nel 1928 dopo l’incontro fatale nelle strade di Parigi con una donna bellissima e strana, realmente esistita: essa ha continue visioni, vere e proprie allucinazioni. Vede mani e visi che gli altri non vedono. Nadja è l’anima errante del Surrealismo. Un giorno in seguito a certe stravaganze cui si era abbandonata finisce rinchiusa in manicomio come era accaduto all'”Augustine” di Charcot. Il protagonista è preso da rimorsi: forse il suo intervento nella vita della donna ha favorito la sua pazzia.
Scriveva Louis Aragon
<<Nulla appartiene all’uomo. Né la sua forza,
né la sua debolezza, né il suo cuore. E quando crede
di aprire le braccia la sua ombra è quella di una croce.
E quando crede di stringere la felicità la stritola.
La sua vita è uno strano e doloroso divorzio.
Non esistono amori felici(…)>>