Arte, Psichiatria

Secondo “Repubblica” siamo tutti schizofrenici

Articolo da leggere attentamente per comprendere quanto dissociazione e malafede ci possa essere in persone cosiddette normali od in scienziati che inventano esperimenti schizofrenici.Schermata 2013-12-30 a 12.49.57

 

Repubblica 30.12.13
Siamo tutti dualisti
La scissione tra mente e corpo che ispira l’arte
Studi recenti hanno dimostrato alcune caratteristiche innate della percezione umana e come queste influenzano la sensibilità estetica
di Paolo Legrenzi

Come va? – chiedo a un amico che soffre di mal di schiena. Beh – mi dice – la schiena è a posto, ma il mio stato d’animo… La risposta presuppone una sorta di dualismo. Ci sono due cose: lo stato dell’animo e quello del corpo. Possono influenzarsi a vicenda: quando soffro di mal di denti, il mio umore non è alle stelle. Altre volte sembrano andare ciascuna per conto proprio, come nel caso dell’amico. I filosofi hanno dibattuto a lungo la questione. Ora sono scesi in campo anche gli scienziati utilizzando la loro metodologia preferita, e cioè l’esperimento.
Due psicologi di Bristol, Hood e Gjersoe, e uno di Yale, Bloom, hanno inventato un metodo ingegnoso per capire se i bambini – prima d’aver fatto propri, da adulti, un credo religioso o filosofico – siano o non siano dualisti. Si sono serviti di un’apparecchiatura composta di due scatole identiche, appaiate. Chiamiamole la scatola 1 e la scatola 2. All’inizio i bambini vedono che le due scatole sono vuote. In seguito si mette nella scatola 1 un blocco di legno verde, la si chiude, e si preme il pulsante di avvio di una presunta procedura di duplicazione. Segue un intervallo fatto di luci intermittenti e di suoni pseudo-tecnologici e, dopo una decina di secondi, nella scatola 2 appare un blocco di legno identico a quello messo nella scatola 1. La macchina non è ovviamente capace di duplicare gli oggetti. Si tratta di un trucco ben costruito, basato – come tutti gli inganni di questo tipo – sui modi in cui funziona l’attenzione delle persone. Gli adulti non cadono nell’inganno. I bambini, invece, sì. E se si chiede loro che cosa è successo, rispondono che la macchina ha costruito un secondo blocco di legno identico al primo (in futuro, quando saranno diffuse le nuove stampatrici in 3D, ciò sarà meno stupefacente).
La stessa procedura si ripete più volte, con giocattoli e animali di pezza, in modo da rendere credibile la capacità della macchina di duplicare gli oggetti. Infine, nella scatola 1 si mette un criceto vivo e si spiega ai bambini che l’animaletto ha un cuore blu, ha ingoiato una biglia e si è rotto un dentino. Poi i bambini giocano con il criceto, gli mostrano un disegno appena fatto, dicono il loro nome, e raccontano alcune storie. A questo punto si procede con le consuete operazioni di duplicazione.Ecco apparire, nella scatola 2, un criceto identico al primo! Si interrogano i bambini circa le proprietà del corpo del nuovo criceto: «Ha anche lui una biglia in pancia? il cuore blu? il dentino rotto? », e della sua mente: «Si ricorda anche lui i giochi e le storie? Sa il tuo nome? ». Quasi tutti i bambini ritengono che la macchina abbia duplicato le proprietà del corpo del criceto. Meno della metà ritiene che abbia duplicato anche i suoi ricordi e le sue conoscenze.
Questi risultati, pubblicati da pocosulla rivista Cognition, confermano per la prima volta in modo diretto, quel che si poteva supporre sulla base della tendenza dei bambini, anche molto piccoli, ad attribuire emozioni e capacità mentali non solo alle persone, ma anche a figure geometriche, per esempio quadrati e triangoli in movimento: “il quadrato insegue il triangolo che cerca di fuggire”. E non si tratta di qualcosa che è stato appreso guardando cartoni animati o fumetti: lo fanno anche i bambini allevati in culture in cui non ci sono queste forme di rappresentazione grafica, come nelle isole Figi.
Noi siamo dualisti nati. E continuiamo, anche da grandi, a essere dualisti. Non solo nel corso della vita quotidiana, quando parliamo con gli altri, ma anche nei film di fantascienza. Forse la più famosa storia basata su duplicazioni èBlade Runner(1982) di Ridley Scott, dove si narra di un mondo popolato da robot. Il protagonista è un poliziotto, Rick, che ha il compito d’eliminare quattro replicanti ribelli, perfetti duplicati di corpi umani. E tuttavia, con il test della memoria, proprio come nel caso dei criceti, i poliziotti riescono a identificare i ribelli. Rick scopre così che Rachael è una replicante, ma questo non gli impedisce di innamorarsi perdutamente di lei.
La trama di Blade Runner si basa sul presupposto che i contenuti mentali non siano perfettamente duplicabili quando costruiamo dei robot. D’altra parte, se i replicanti fossero veramente indistinguibili dagli umani, la storia perderebbe ogni senso. Dello stesso meccanismo si è servita l’arte contemporanea nel trasformare oggetti quotidiani in opere d’arte. Marcel Duchamp prende un orinatoio di porcellana e lo firma, trasformandolo così in un’opera d’arte oggi famosa. Dopo che Duchamp ha inventato la sua replica, non se ne possono fare altre. Se chiunque copiasse il suo orinatoio, quello sarebbe un fac-simile. Gli orinatoi sono tutti uguali come oggetti fisici, ma solo quello di Duchamp incorpora l’intenzione mentale di chi ha avuto per primo l’idea di farne un’opera unica. L’intenzione può anche produrre multipli, come fece Piero Manzoni il 21 maggio 1961, sigillando le proprie feci in 50 barattoli di conserva. Ma tutti i 50 barattoli erano il prodotto di un’idea originale (l’esemplare 18 è stato venduto a Milano sei anni fa per 124 mila euro).
L’arte si avvale del nostro vivere, fin da bambini, in un mondo caratterizzato da un dualismo tra mente e corpo che non è solo la pasta di cui siamo fatti, ma che proiettiamo anche negli altri, persino negli oggetti, dando loro un’anima.

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