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Freud, Berlusconi e le donne: mascolinità ed impotenza

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Freud , Berlusconi e le donne: mascolinità ed impotenza 

 

 

“Crisi dell’identità maschile” ?  Dai media traspare  un’immagine  negativa della “mascolinità” semplicisticamente identificata con l’autoritarismo e la violenza. La mercificazione delle donne  della politica berlusconiana,  le barriere nella vita intellettuale e lavorativa  a loro  frapposte, il fenomeno ingravescente del femminicidio, l’attacco alla legge sull’aborto che mina   l’autodeterminazione e la libertà sessuale,  la legge 40 sulla procreazione assistita e le  pratiche che mortificano il corpo della donna, l’inchino alle gerarchie ecclesiatiche, criminali nella gestione della finanza,  sono altrettante ferite   inferte alla credibilità del genere  maschile .

La nostra società è infiltrata da una misoginia reattiva  non solo rispetto alla conquiste dei movimenti femminili  ma anche  alle  prospettive   di sviluppo e trasformazione che ci ha fatto intravedere    la teoria sulla realtà umana  dello psichiatra  Massimo Fagioli, ampiamente presente  da molti  decenni nella politica e nella cultura: essa ha reso  vano  il  tentativo di riaffermare una virilità centrata sulla restaurazione  nostalgica dell’autorità paterna. Ciò che appare irrimediabilmente incrinato è l’ordine simbolico che fa perno  sull’Edipo e l’ordine politico basato sulla paranoia  del potere che annulla la realtà della donna . Dietro la volontà di dominio dell’uomo  si è scoperto lo spettro dell’impotenza per l’incapacità di affrontare e comprendere quel mondo irrazionale in cui sono state relegate le donne, per l’impossibilità di soddisfare il desiderio nel rapporto con un essere umano diverso da sè. Dietro la “crisi dell’identità maschile”, per quei soggetti che sono capaci di viverla, traspare la falsa sessualità del “pene” inanimato e violento, del “pene” illusorio  che condanna all’annullamento ed alla castrazione. 1101980504_400L’esigenza di rapporto sessuale viene degradata a bisogno e scarica: l’uomo impazzisce  alternando  la  rabbia  che lo spinge all’aggressione  della donna  e l ‘anaffettività che gli fa programmare l’annientamento fisico dell’ altro . In questo contesto  storico i cultori di psicoanalisi  sostengono che la sessualità non esiste. Scrive  Massimo  Recalcati: <<(…) l’oggetto per la psicoanalisi è sempre in rapporto ad un’assenza, ad uno scarto impossibile da colmare (…)>>  ( in  Elogio del fallimento 2011 ) L’oggetto per la psicoanalisi sarebbe  sempre fallito perchè  mancante  ed assente: esso non è mai raggiunto  perchè si raggiunge solo l’ombra della preda e mai la preda.Bronzetti_romani,_II-III_sec,_figura_priapo

<< E’ questo il fondamento della teoria lacaniana dell’inesistenza del rapporto sessuale . L’essere umano è condannato a fronteggiare il sesso senza possedere la chiave per fronteggiarne il mistero (…) La psicoanalisi sostiene il fallimento del rapporto sessuale >> (ibidem)

Tali  affermazioni di  Jacques Lacan chiariscono perchè egli frequentasse un bordello vicino al suo studio parigino: lo vide uscire la figlia Sybille  come racconta    nel libro “Un padre” (2001). Che dire poi della definizione di Recalcati del desiderio come “nuda fede” in accordo con la predicazione di Gesù? Chi ha più fede più rischierà sulle proprie possibilità e si esporrà maggiormente alle contingenze dell’esistenza  e perciò << più avrà>> come sostiene il figlio di Dio  nella sua predicazione  .

Il desiderio, il  rapporto totale fra un uomo ed una donna, in quanto comprende la realtà corporea e psichica, diviene credenza e spiritualità astratta.

Il lacanismo, che vuole il ritorno a Freud, annulla il concetto di sessualità avvicinandosi al  Cristianesimo  come sembra aver fatto lo stesso Lacan, secondo  il fratello monaco e le  dispute sulla  religiosità della sua sepoltura. Non ci meraviglia  pertanto la convergenza politica fra Recalcati e  Matteo Renzi ( vedi l’articolo di Luciana Sica su Repubblica il 9/7/13 )che ha voluto un cimitero per seppellire i feti, in ossequio alla fede cattolica, per annullare la nascita umana , la trasformazione  che porta all’emergenza del pensiero dalla materia  biologica ed il rapporto irrazionale del primo anno di vita.l43-priapo-130125191941_big

La seduzione sessuale e la sua variante la seduzione ideologica

Politica e cultura, dietro aspetti apparentemente innovativi, convergono così  in un vissuto di impotenza che accomuna fede e ragione  e violenta la realtà umana rendendola ciò che non è. Quella che sembra una  crisi inedita  dell’identità maschile di fronte alle sia pur parziali conquiste delle donne che il femminismo rivendica come proprie  è invece la ripetizione di un vecchio copione : a partire dall’illuminismo lungo tutto l’ottocento fino ai giorni nostri  la Masculinity ( termine  che entrò nella lingua inglese nel 1748) è angosciata dalla prospettiva di una  defaillance. Dell’ impotenza racconta Jean Jacques Rousseau nelle Confessioni del 1782 mentre un tema analogo affronta Sthendal nel suo romanzo Armance. Impotente era anche Edgar Allan Poe i cui racconti erano infarciti da incubi nei quali i protagonisti non potevano ottenere ciò che volevano. Nel 1860 Gustave Flaubert  scrisse l’Educazione sentimentale ,racconto di una passione inattiva. Baudelaire, che inaugura la modernità,  stabilisce il nesso fra “creatività” ed impotenza : più un un uomo si occupa di arte, minori -diceva-saranno le sue erezioni. E’ il periodo ,dopo la comune di Parigi, di massimo splendore della Salpetriere diretta da Charcot  e dell’epidemia isterica che fa seguito alla repressione dei moti rivoluzionari. Charcot descrisse 61 casi di isteria maschile rifiutando così la millenaria concezione della patogenesi uterina che giustificava l’isterectomia, la clitoridectomia e l’ovariectomia.. Nello stesso periodo a  Vienna si consuma la vicenda di Anna O: nasce la vocazione femminista di Bertha Pappenheim come protesta verso un mondo maschile la cui razionalità, in piena positivismo, sembrava schiacciare l’universo femminile. Storicamente l’isteria ed   il femminismo da una parte  e l’impotenza della razionalità   maschile nei suoi vari aspetti ideologici  dall’altra  hanno  rappresentato  due facce della stessa medaglia incapaci entrambe di comprendere a fondo il problema della sessualità umana. Nella nascita della psicoanalisi  è stato enfatizzato il ruolo dell’isteria femminile: dal carteggio  fra Freud e Fliess  sappiamo che Freud  diagnosticò a se stesso un’isteria  nel periodo  ” autoanalitico” in cui ebbe in trattamento ” Herr E” un paziente con  le sue stesse fobie: dopo i quarant’anni il padre della psicoanalisi era pressoché impotente.

Oggi, dopo più di un secolo,  con il berlusconismo il tema dell’isteria e dell’impotenza  maschile è tornato in primo piano: milioni di persone sono state coinvolte in una complessa strategia reattiva, che è l’equivalente sul piano politico di quello che è stata la psicoanalisi sul piano culturale, che cerca di mascherare, dietro il successo sociale ed economico,   un vissuto di miseria ed insoddisfazione nel rapporto uomo-donna.

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Psichiatria

La cura non ha prezzo

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domenico fargnoli

Per il Centro studi della Confindustria , abbiamo toccato il fondo: l’Italia rimane la settima potenza industriale ma la sua base produttiva è messa seriamente a rischio. Fra il 2007 ed il 2012 abbiamo perso nel manifatturiero 539000 posti di lavoro. A metà del 2013 la caduta dei livelli produttivi mette in ginocchio migliaia di imprese con ripercussioni sulla mentalità e sullo stile di vita di milioni di persone.

E’ cambiata , per effetto della recessione, la psicoterapia?

Al tempo della grande crack economico alla fine degli anni 20 l’Istituto Psicoanalitico di Berlino offriva consultazioni e terapia gratuite, per chi non aveva disponibilità . Se i pazienti possedevano una minima entrata, veniva patteggiata una cifra che variava a seconda delle risorse. Il Centro di Psiconalisi di Milano propone da un anno un’iniziativa simile per far fronte alla congiuntura ed alle nuove forme di povertà: chi potrebbe permettersi oggi le 4 o 5 sedute alla settimana del setting classico? La psicoanalisi, come prodotto “culturale” di lusso e di nessuna utilità terapeutica , rischia di diventare un reperto archeologico. L’apertura dei freudiani al mondo dei meno abbienti rimane comunque all’interno di una logica di mercato: il valore di una merce è determinato dalla legge della domanda e dell’offerta . Le “sedute” potrebbero essere considerate “merci” come altre per cui se la domanda crolla si abbassano i prezzi , si ricorre a strategie promozionali e ad offerte gratuite come nella tradizione del “marketing”: Gregory Zilboorg, brillante storico della psichiatria, che, diventato freudiano in America millantando di aver frequentato l’istituto Berlinese, si faceva pagare carissime persino le telefonate dei pazienti, si rivolterebbe nella tomba. psicologia-del-denaro-teschio-radiografia-soldi-felicita-mente-ricchi-300x300Ma al di là di clamorosi esempi di commistione fra finanza e psicoanalisi come quello di Armando Verdiglione degno allievo del suo maestro Jacques Lacan anche lui attaccato al dio denaro, la logica del mercato è inscritta nel cuore stesso dell’antropologia freudiana che ricalca l’”Homo homini lupus” di Hobbes. L’idea di una “introiezione” come inizio della vita psichica che Freud derivò da Sandor Ferenczi negli sviluppi successivi della psicoanalista Melanie Klein portò al pensiero di “ normali” fantasticherie cannibaliche nel neonato. Quest’ultimo fin dalla nascita sarebbe attrezzato ad affrontare la spietata competizione del liberismo economico a cui dovrà far fronte da adulto, in cui il pesce grande mangia il pesce piccolo. Secondo la psicoanalisi esisterebbe un rapporto speculare fra il funzionamento dell’apparato psichico e le leggi che regolano il mercato: l’”uomo” freudiano è tout court un “Homo oeconomicus” guidato dalla razionalità e dai propri interessi egoisitici.1673908f-y-m

Il tentativo di rinnovare la tradizione berlinese è quindi un escamotage che non risolve il problema di fondo della psicoanalisi destinata in origine alla ricca borghesia viennese : l’oro puro della tecnica classica non si sarebbe potuto dare in pasto ai proletari salvo, come pensava Freud, snaturarsi in pratiche di secondo livello.

“Per il momento – affermò– non possiamo fare nulla per i vasti strati popolari che soffrono di nevrosi estremamente gravi…le nevrosi minacciano la salute pubblica non meno della tubercolosi…Dovremo affrontare il compito di adattare la nostra tecnica alle nuove condizioni che si saranno create…Ma quale sia la forma che assumerà la psicoterapia…è sicuro che le sue componenti più efficaci e significative resteranno quelle mutate dalla psicoanalisi rigorosa e aliena da ogni partito preso” (Freud, 1918)

L’Istituto di Psicoanalisi Berlinese sembrava contraddire nei suoi intenti il padre della psicoanalisi : esso fu diretto da Max Eitingon ed Ernst Simmel, socialista, molto impegnati in ambito sociale. L’elenco dei partecipanti comprendeva alcuni degli psicoanalisti più importanti di quel periodo. Una forte influenza fu anche esercitata da analisti, ideologicamente vicini al Partito Social Democratico, tra cui Helene Deutsch, Wilhelm ed Annie Reich, Erich Fromm e Siegfried Bernfeld. I limiti di questa iniziativa sono dovuti alla difficoltà di coniugare psicoanalisi e marxismo come alcuni degli autori precedenti ( in particolare Fromm e Reich) hanno cercato di fare 51C3KuettoL._SL500_AA300_. Secondo Massimo Fagioli (cfr. Bambino, Donna e trasformazione dell’uomo-l’Asino d’Oro 2013) l’accostamento fra Marx e Freud è assolutamente impossibile: sono note le simpatie di Freud per Mussolini da lui definito “un eroe della cultura”, la sua concezione della massa come una donna che vuole essere dominata da un uomo forte, condivisa non solo con Mussolini ma anche con Hitler, ed il suo viscerale anticomunismo. Nelle diverse declinazioni il Freudo-marxismo ha mostrato di non essere altro che una mostruosità ideologica, che porta a sviluppi fallimentari.

La storia successiva agli anni 20 dell’Istituto berlinese è molto significativa perchè indica che ci fu una sostanziale continuità fra il periodo prenazista, quello nazista ed il periodo successivo alla seconda guerra mondiale.

Agli inizi del 1933, poco dopo il consolidamento del nazismo, i lavori di Freud vennero messi all’indice, Simmel fu arrestato ed Eitingon emigrò in Palestina. Nel 1936, il locale in cui era ospitato il Policlinico psicoanalitico fu acquisito dall’Istituto Germanico per la Ricerca Psicologica e la Psicoterapia, diretto da Mattias Heinrich Goring, cugino di Hermann Goring. Mattias Goring nonostante gli anatemi del Terzo Reich , di nascosto studiava Freud. Valeva per la psicoanalisi ciò che valeva per la reazione di Wasserman per la diagnosi della sifilide: entrambe “ebraiche” erano considerate efficaci se utilizzate in soggetti ariani da parte di medici e da psicoterapeuti ariani come sostenuto nel libro di Goffrey Coks Psicoterapia nel Terzo Reich (Bollati Boringhieri 1988) Carl Jung, che da camicia bruna continuò indisturbato la sua attività durante il nazismo,, si era posto seriamente il problema se l’inconscio “ariano” stabilisse un tranfert nei confronti di uno ebraico data la diversità genetica e razziale. Lo studio di Cocks riporta esempi e vicende che restituiscono il clima di “dissimulazione” o “nicodemismo” esercitati da psicoanalisti e psicoterapeuti sotto il regime hitleriano. Ciò consentì che, dopo il 1945 la pratica professionale psicoanalitica riprendesse senza interruzione e molti psicoterapisti e psicoanalisti che avevano esercitato sotto il Terzo Reich venissero regolarmente accolti nelle società internazionali che facevano capo a Freud, Jung ed Adler.

Oggi, affrontando il tema del rapporto fra psicoterapia, società e politica non si può ignorare che da quarant’anni Massimo Fagioli, partendo dalla teoria della nascita, fa una psicoterapia “gratuita” aperta a tutti, senza distinzioni di censo, senza contratto preliminare infrangendo così la logica del mercato : la gratuità della cura è una delle condizioni essenziali della sua riuscita. Cosa intendiamo con “gratuito”? Ciò che è fatto “senza ragione”, per un movimento che non obbedisce a finalità utilitaristiche ma implica il rapporto con l’irrazionale e l’affermazione di una valore della cura che non è calcolabile o quantificabile. L’analogia è con le grandi opere artistiche che pur avendo spesso quotazioni enormi, hanno un significato universale come manifestazioni di una creatività non monetizzabile. Cezanne dipingeva per l’esigenza di dipingere come molti artisti geniali ,senza un interesse immediato di guadagno. Più in generale bisogna ricordare che, secondo il codice deontologico, l’intervento medico ( compresa quindi la psicoterapia) quando sia necessario ed indispensabile, deve essere espletato indipendentemente da ogni forma di compenso.

L’Analisi collettiva è nata storicamente nell’ambito dell’Università dal rapporto di Fagioli con un gran numero di persone attratte dalla sua teoria: esse hanno creato, nell’interazione con lui, quel particolare setting di terapia di gruppo che ancor oggi viene adottato . Originariamente, nella struttura pubblica, il setting non prevedeva alcuna forma di pagamento : dal 1980 esso si svolge in uno studio privato e ciascuno è libero di contribuire o no, in base alla propria disponibilità e volontà.

L’apertura verso il sociale , che poi è un’apertura verso la politica dell’Analisi collettiva si è realizzata spontaneamente per un movimento irrazionale: ciò costituisce un elemento di assoluta novità nel panorama storico ed internazionale.mattia-moreni-ah-quel-freud-la-psicoanalisi-sul-divano-1997-coll-privata1

Le sorti della psichiatria dipendono oggi dalla capacità di sviluppare modelli di psicoterapia che si ispirino all’Analisi collettiva ed alla teoria della nascita , sostenuti anche da istituzioni pubbliche . Potremmo così raggiungere un grande numero di utenti fornendo prestazioni gratuite e non riservare la cura ad un élite danarosa come ha fatto la psicoanalisi freudiana fino ad oggi a partire dalla sua penetrazione nella cultura e nella società americana. Il fallimento del freudismo negli Usa, decretato anche dai mass media a partire dagli inizi degli anni 90, ha aperto la strada al trionfo delle concezioni organicistiche , esportate anche in Europa . Queste ultime sono funzionali agli interessi economici dell’ industria farmaceutica:. il vero scopo di sistemi diagnostici , come il disastroso DSMV, uscito a metà Maggio di quest’anno, è la dilatazione del mercato degli psicofarmaci a quasi tutta la popolazione “normale”. L’economia uccide la psichiatria, che, perso il riferimento alla ricerca psicopatologia ed alla psicoterapia, non è più in grado di intercettare e comprendere, per non dire curare, le nuove forme di patologia mentale che emergono nelle società cosidette postindustriali..

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Psichiatria

Violenza, psicofarmaci e complicità dei mass media

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La guerra umanitaria è un falso ideologico

 

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376787_389326921131618_1422656183_n I media sono complici di massacri

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Gli psicofarmaci possono indurre comportamenti violenti

Adam Lanza autore della strage in una scuola elementare  a Newtown nel Connecitucut il 14 dicembre 2012, sarebbe stato in diretta competizione  con Anders Breivik il mass murderer norvegese autore nel luglio del 2011 della strage di giovani nell’isola di Utoya. E’ quanto riferisce l’emittente  CBS sulla base di fonti rimaste anonime. La notizia, secondo il portavoce del polizia del Connecticut, sarebbe puramente speculativa. In realtà , indipendentemente da fatti che provino la validità dell’ipotesi emulativa ,  sono riscontrabili negli innumerevoli episodi di mass shooting commentati  nei media  di tutto il mondo,  dei tratti comuni, individuati anche in studi  di psichiatria forense, che fanno pensare ad una componente “imitativa”.

Molti dei soggetti, autori di stragi ai danni di individui inermi e quindi  bersagli ideali, hanno dei profili psicologici compatibili con  una diagnosi di schizofrenia come nel caso di Breivik  e di Lanza. Ora che uno schizofrenico imiti un altro schizofrenico o che un gruppo di schizofrenici possa creare uno stile particolare e riconoscibile di omicidio di massa , mette in discussione conoscenze  psichiatriche che sembravano acquisite. Noi sappiamo che il termine schizofrenia fu coniato da Eugen Bleuler  nel 1913 il quale , ispirandosi, a Freud ritenne che le persone affette da questa malattia vivessero in un mondo a parte perdendo la capacità di condividere con altri esseri umani  affetti, valori ed obiettivi. Lo schizofrenico sarebbe stato simile ad un anacoreta  per  ritiro progressivo dalla società. Bisogna ricordare che Freud, che non ha mai avuto in carico  uno schizofrenico da lui riconosciuto come tale, riteneva che nella psicosi  ci fosse una incapacità assoluta di stabilire un transfert  o  vivere una risonanza empatica con chicchessia  per effetto della regressione che avrebbe riattivato una condizione di isolamento , cioè  di narcissimo assoluto simile a quello del neonato. Questa idea rivelatasi poi completamente falsa  sia alla luce della ricerca psichiatrica successiva che degli sviluppi della neonatologia, ha escluso le forme schizofreniche dal trattamento analitico  classico ritenuto inadatto se non addirittura pericoloso per le forme di schizofrenia latente.

Ora se Lanza , come anche il professore universitario che, recentemente,  in Polonia voleva fare un attentato al parlamento con una potentissima bomba, ha imitato Breivik, com’è verosimile pensare , e se  quest’ultimo ha tratto a sua volta ispirazione dall’Una bomber americano, il matematico  che uccideva per fare propaganda al suo libro-Manifesto, e se altri hanno perseguito strategie criminali analoghe, noi saremmo di fronte  al fatto che gli schizofrenici si influenzano ed entrano in risonanza gli uni con gli altri determinando   addirittura uno stile criminale , sfidandosi sullo stesso terreno come in un videogioco on line.

Che cosa dobbiamo concludere? che siamo di fronte ad una evoluzione  nel modo di manifestarsi della schizofrenia a cui deve far seguito un adeguamento delle nostre categorie psicopatologiche e diagnostiche?

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invenzione perversa del padre di Daniel Schreber

Che ne sarà allora delle concezioni organicistiche che sostengono la “naturalità” della malattia mentale legata a cause biologiche e genetiche? Il diabete dal tempi di Ippocrate ad oggi non è molto cambiato mentre sembra difficile  pensare ad una schizofrenia che attraversi le epoche e le culture  mostrando  dei tratti immodificabili come quelli del diabete . Il  famoso presidente Schreber, il giudice affetto da schizofrenia paranoide, pubblicò nel 1903 Memorie di un malato di nervi che sono state un materiale  di riflessione per i tutti i più importanti psichiatri e psicoanalisti del 900 come lo stesso Freud , Jung, Melanie Klein e Jacques Lacan. Del caso Schreber ha dato una originale e magistrale  interpretazione Massimo Fagioli nel suo libro Teoria della nascita e castrazione umana la cui prima edizione risale al 1974: la psicosi con caratteristiche allucinatorie e deliranti  si sarebbe sviluppata  a partire dall’incapacità  del tedesco di distinguere, nel passaggio dal sonno alla veglia le immagini mentali dalle percezioni reali. La malattia di Schereber  avrebbe dovuto  essere la stessa di quella che ha colpito  Lanza o Breivik che secondo la prima coppia di periti psichiatri intervenuti  al processo per la strage di Utoya avrebbe agito in preda ad allucinazioni  e deliri di grandezza e persecuzione.Ma fra  la biografia e gli scritti di Schreber che non ha mai fatto male ad una mosca, salvo disturbare i vicini con urla disumane,  e per esempio quelli  di  Breivik , ben 1500 pagine di copia-incolla propedeutiche alla strage, c’è un vero e proprio abisso.

Si potrebbe approfondire la ricerca su quello strano fenomeno che è il mass shooting seguendo una fondamentale indicazione di Fagioli stesso quando egli afferma che se è vero che esiste un’entità nosografica che fa capo al termine schizofrenia è altresì vero che esistono gli schizofrenici. Come dire che nell’ambito di tratti psicopatologici comuni è necessario in ciascuna malattia individuarne la singolarità: ci sono elementi caratteristici presenti in alcuni casi se non addirittura presenti in un solo  caso. E’ per questo che il DSM IV  (fra poco  V ), il più famoso ed utilizzato manuale diagnostico, è inutilizzabile   poichè non garantisce  la veridicità della diagnosi :vengono proposti  criteri generici   e descrittivi rilevabilii anche da un computer, che non permettono  di individuare il nucleo psicopatologico nascosto  della malattia  che si manifesta diversamente  in ciascun caso.

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L’influenza culturale della schizofrenia di Martin Heidegger

L’omicidio di massa, nello stile  detto pseudocommando,  è  una modalità di agire  criminale emerso in forma quasi epidemica  da pochi decenni prevalentemente negli USA. Verso di esso per una concomitanza di fattori ambientali e personali,  possono orientarsi persone  con gravi patologie psicotiche  ed alterazione profonda del senso di identità. Alcuni mass murderers hanno fatto  scuola diventando i capostipiti di una tendenza  e tracciando  un percorso  che altri hanno seguito . Uno studioso americano  Louis A. Sass, autore del libro Madness and Modernism: Insanity in the Light of Modern Art, Literature and Thought( 1994) ha sostenuto che  pochi individui affetti da patologie più o meno manifestamente schizofreniche hanno avuto una grande importanza   non solo sul    terreno della psicopatologia e  dell’agire criminale, quanto  nel campo  dell’arte o della filosofia introducendo temi ed atteggiamenti che poi si sono largamenti diffusi. In effetti nell’arte moderna e postmoderna  e nella filosofia di derivazione esistenzialista sono ampiamente presenti  tematiche “schizofreniformi” evidenti nella stranezza  dei contenuti e nell’ipertrofizzazione della coscienza, fredda e lucida   che li produce. Il vissuto schizofrenico secondo la studioso americano non tenderebbe  a rimanere monadicamente chiuso in se stesso, come sembra  suggerire  il termine autismo nell’accezione originaria di  Bleuer,  ma avrebbe una risonanza  profonda nell’opinione pubblica e nella cultura  come è accaduto per la filosofia di Heidegger.Il paradigma della schizofrenia non è più solo  l’introversione ed il deterioramento mentale ma anche  l’estroversione  e l’azione.

Qual è  è la   lunghezza d’onda  sulla quale si sintonizzano i mass murderers con i loro potenziali proseliti ed imitatori ? Questi ultimi, individui anaffettivi ed insensibili ai normali stimoli sociali, reagiscono con un comportamento imitativo rispetto al modello mass shooting. Siamo di fronte ad  un vero e proprio processo di infezione psichica  e di induzione  all’acting out violento contro la quale alcuni non hanno capacità di resistere. Il punto di vulnerabilità  è quella che gli  psicopatologi del secolo scorso chiamavano una frattura nella linea della vita cioè un vissuto di  totale annullamento del rapporto interumano e di vuoto interiore in un contesto sociale e culturale in cui predomina  l’ideologia della guerra: si esalta l’azione eroica ed il ricorso alle armi, sacrificando   il valore della vita umana al criterio dell’utilità personale e dell’affermazione megalomanica .

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La perversione del denaro ed i mass media

Il quadro di questa nuova psicopatologia non sarebbe completo se noi non includessimo un fattore iatrogeno:  l’uso e l’abuso  di sostanze psicotrope, sostenuto dalla psichiatria organicistica al servizio delle case farmaceutiche,  un vera e proprio miccia per  eventi  violenti e catastrofici.

Sia Adam Lanza che Breivik hanno agito sotto l’influenza di droghe psicotrope e psicofarmaci che è risaputo possono, in persone predisposte, avere l’effetto di un innesco detonante per condotte di omicidio-suicidio. La scelta della strage, invece dell’omicidio singolo, potrebbe essere motivata dall’effetto di amplificazione della notizia che i mass media  perversamente garantiscono a chi commette crimini particolarmente efferati: per un momento di notorietà e di esposizione pubblica  si è disposti  allora a sacrificare centinaia di vite umane.

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