Psichiatria

Udire le voci: “La sindrome di Giovanna d’Arco” di domenico fargnoli

Eleonor Longden
Eleanor Longden

Eleanor Longden è una psicologa inglese che fa parte del Comitato  internazionale per la revisione critica del DSMV. Ha una storia personale  molto singolare  in quanto ha subito, all’età di quattro anni un abuso  sessuale da parte di un gruppo di pedofili sadici. Come racconta nella sua biografia  ha sviluppato in conseguenza di ciò, un falso sè che le è servito a mascherare  un evento dissociativo.

A  vent’anni  ha cominciato a sentire delle voci: è stata ricoverata e le è stata fatta una diagnosi di schizofrenia e trattata con antipsicotici. http://on.ted.com/Longden

Aderisce al HVM (Hearing voices movement) un’organizzazione internazionale di coloro che , come lei, pur sentendo le voci,  ne sono orgogliosi e non si ritengono malati. Segue un percorso di recovery, di riabilitazione  che non è una therapy una cura in senso medico, nell’ambito di un orientamento detto post psichiatrico o post moderno ispirato alla filosofia di Heidegger. Nonostante la diagnosi ed il trattamento medico,si laurea e specializza in psicologia clinica, mentre le voci divenute amiche,  le suggerisoono le risposte agli esami.. Nel 2013 partecipa al  TED ( una prestigiosa sessione di conferenze californiane)  e il suo video  on line viene cliccato un milione di volte. Nel suo libro “ Learnig from the voices in my head “. si legge che il concetto di schizofrenia, identificata con una  malattia neurodegenerativa  non ha alcuna validità ed è privo di senso.  Il DSMV sembra darle ragione: non c’è accordo fra gli psichiatri che cambiano continuamente impostazione. I deliri bizzarri, e  l’udire e conversare con le voci, ( i noti sintomi di primo rango secondo Kurt Schneider) sono stati declassati e non sono più gli indicatori principali  di malattia. I sottotipi ( simplex, ebefrenico, paranoide e catatonico) che risalgono alla famosa monografia del 1911 di Eugen Bleuler “Dementia praecox od il gruppo delle schizofrenie”, sono stati aboliti perchè  ritenuti inutili ai fini di quello che sovente è solo un  trattamento farmacologico . Eleonor Longden  aderisce alla tipica antinosografia del pensiero debole che non riconosce concetti  universali come quella di “schizofrenia”  , alla  cosidetta postpsichiatria che ha il suo principala esponente in Pat Bracken psichiatra e filosofo inglese.  Quest’ultimo ritiene che sia  possibile una buona pratica della medicina nel campo della salute mentale senza considerare il problema della diagnosi come fondamentale.

Mentre l’antipsichiatria, con Laing e Cooper, metteva in discussione la psicopatologia classica opponendo ad essa una visione alternativa, la psichiatria postmoderna rappresenta un elemento di corrosione “liquido” della pratica e della teoria della psichiatria attuale  in tutte le sue declinazioni. Apparentemente si riconosce l’esistenza e l’importanza di quest’ultima ma sostanzialmente si svuotano di significato le categorie che le  appartengono: il trattamento della malattia mentale potrebbe infatti avvenire anche al di fuori di un impostazione medica essendo effettuato da persone senza nessun altro requisito che la propria personale esperienza.

Quello delle “voci” è un esempio paradigmatico: sentire le voci non solo non sarebbe malattia ma addirittura potrebbe  costituire un punto di svolta  per sviluppare nuove attitudini e competenze.

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Cristina Contini

In italia Cristina Contini testimonia un’esperienza analoga a quella di Eleanor Longden.

La donna  originaria di Modena ha avuto una vita caratterizzata da quelle che lei ritiene percezioni extrasensoriali. All’età di 19 anni, a seguito di una forte emorragia che la riduce in coma per l’emofilia dopo un intervento chirurgico, , si amplificano in lei la “chiaroudienza” e la “chiaropercezione”.

Frequenta seminar! in Galles per prendere consapevolezza dei suoi pieni doni spirituali attraverso l’insegnamento dei medium inglesi.

Partecipa a convegni per aiutare persone colpite da lutti e tiene seminar! di meditazione guidata come crescita interiore.

Presta la sua opera nella ricerca di persone disperse e si reca negli ospedali per comunicare con ragazzi in coma. E’ presidentessa dell’Associazione “udire le voci” che propone un iter formativo per psicologi e psichiatri, assitenti sociali”) in virtù di una professionalità acquisita sul campo.  Afferma la donna

<< Sento le voci da oltre 25 anni e dapprima le ho anche subite, benchè per breve tempo. [ ventiquattr’ore al giorno per tre anni] Poi ne ho cercato il senso, la provenienza. Mi sono posta mille domande cui, purtroppo, a suo tempo, non sono riuscita a trovare nè sui libri nè su internet il materiale che desse una risposta circa un orientamento o un ridimensionamento del fenomeno.](…) Da sola ho compiuto un silenzioso percorso in totale autonomia in cui il chiedermi “PERCHE’ SENTO LE VOCI” è stato sostituito con “CHE SENSO HA LA MIA VITA CON LE VOCI”>>

Il caso Contini è analizzato nel libro “ Punti di svolta . Analisi del mutamento biografico>> (Il mulino ) di Laura Bonica  e Mario Cardano: Il mutamento biografico di Cristina segna  un passaggio dallo “stigma” costituito dalla allucinazioni auditive al “carisma”, alla vocazione  ed al servizio in quanto <<ambasciatrice che Dio ha scelto sulla terra>>.

Anche la Longden si presenta come una persona speciale dotata di un carisma comunicativo  che però parla un linguaggio altamente professionale sotto il profilo psicologico e psichiatrico, mentre Cristina Contini ha dei riferimenti culturali generici  e ispirati al buon senso comune.  Entrambe  testimoniano che gli assunti della psichiatria organicistica sono erronei:  fenomeni come i deliri e le allucinazioni anche se di primo acchito sembrano incomprensibili, come sostenenva Jaspers, in realtà possono, attraverso un lavoro di elaborazione, acquisire un senso. Essi comunque non avrebbero  significato se fossero considerati come il risultato di un “processo organico”  di una rottura nella “continuità biologica della vita” indipendente dai fattori sociali e culturali . Il minus, il vulnus che dà luogo ad un processo psicopatologico, che non necessariamente va considerato organico, innesca una reazione di difesa e di autoriparazione : la persona cerca di inglobare nel proprio vissuto esistenziale ciò che appare come un vero e proprio corpo estraneo. Gli esiti di questo confronto sono molteplici e non necessariamente infauti  a seconda dei contesti ideologici e religiosi e della capacità del singolo di mettere in moto un iter “terapeutico”, più o meno solitario,  che è alla base di un  mutamento biografico.

Sia Eleanor Longden che Cristina Contini sviluppano, anche se con tagli diversi,  quella che potremmo definire “la sindrome di Giovanna d’Arco” . Le voci arrivano a  comunicare  una verità che alla base di un impegno sociale e motivano una missione che ha un significato di riscatto e di redenzione.

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Giovanna DìArco

Ero nel tredicesimo anno della mia vita, quando Dio mandò una voce per guidarmi. Dapprima rimasi spaventata: ‘Sono una povera ragazza che non sa né guerreggiare né filare’ risposi. Ma l’angelo mi raccontò che pietà fosse il regno di Francia e mi disse: ‘Verranno a te Santa Caterina e Santa Margherita. Opera come ti consigliano, perché loro sono mandate per consigliarti e guidarti e tu crederai a quanto esse ti diranno’.”Così racconta Govanna d’Arco.

Eleanor  Longden, nella sua missione di rivelare nuove verità sulla realtà umana, Schermata 10-2456590 alle 11.00.40Schermata 10-2456590 alle 11.01.22fallisce là dove vuole sostenere che la schizofrenia non esiste: un’affermazione del genere per avere un minimo di credibilità dovrebbe essere sostenuta da una accurata ricostruzione storica ed analisi psicopatologica  e non basata solo sulla critica dei presupposti organicistici e su un’ esperienza personale per quanto pregnante possa essere.

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Anche Laing e Cooper sostennero una tesi simile ma nelle loro biografie riappare proprio quel monstrum della malattia mentale che essi avevano voluto estromettere dalla loro pratica clinica come si evince da quanto racconta Adrian Laing nella sua ricostruzione della figura del padre Ronald (R.D. Laing . A life- 1996-2006).  Quest’ultimo andò incontro ad un vero e proprio episodio psicotico (un anno passato in meditazione con un guru in India), qualcosa di diverso da una depressione, dopo il quale egli assistette al  fallimento  drammatico della propia vita professionale  e familiare. Cancellare cento anni di ricerche psicopatologiche basate su di una casistica enorme non può essere fatto a cuor leggero e non è esente da gravi conseguenze. Abolire le categorie classiche della psichiatria per cadere nelle braccia dello spiritualismo, della parapsicologia,  della new age, per non dire della filosofia di Heidegger, nazista e psicotico lui stesso, non so se si possa ritenere un passo in avanti. Certo bisogna delineare una nuova concezione della schizofrenia che a quanto pare, è una malattia che è affrontabile con la psicoterpia soprattutto in quelle forme che non siano rese croniche da trattamenti farmacologici erronei o da preconcetti di incurabilità che la trasformino in uno stigma. Questo è quanto il sottoscritto con un gruppo di psichiatri della rivista “Il sogno della farfalla “ Schermata 10-2456587 alle 16.20.55cerchiamo di fare sulla base della teoria della nascita di Massimo Fagioli, portando avanti un Progetto di ricerca che ha già prodotto contributi significativi che sono già stati e che verranno prossimamente pubblicati

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Allen Frances

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Pat Bracken

Sul piano della prassi terapeutica molti principi di quella strategia razionale che gli aderenti al’HVM (movimento degli uditori di voci) suggeriscono come strumento per affrontare le “voci” per noi sono da decenni delle ovvietà: è chiaro che la psicoterapia deve mirare  a dare un senso a qualunque manifestazione sintomatologica o comportamentale di colui che noi continuiamo a considerare un paziente. Però è necessario un quadro di riferimento concettuale, una conoscenza dei processi non coscienti,  che ci consenta di distinguere le allucinazioni dalle immagini, dalle visioni, dalle audizioni in cui sia presente un contenuto di fantasia. Si tratta di esperienze apparentemente simili ma sostanzialmente diverse che possono coesistere od addirittura alternarsi ma che si deve essere in grado di separare: confondere le allucinazioni coi sogni o con l’immaginazione creativa, “l’immagine inconscia non onirica”,  sarebbe un errore grave che più che farci progredire ci riporterebbe  a due secoli fa , alle affermazioni di Esquirol riprese pedissequamente da Freud. Ora la mentalità postmoderna, il pensiero debole  che aspira a diventare postpsichiatrico non fa altro che riciclare vecchie  concezioni contaminandole , ibridandole e spacciandole per novità che sono dei “fakes”: questi ultimi proliferano sul terreno in decomposizione della psichiatria del DSMIV e V. Non a caso Allen Frances, chairman della task force del DSMIV,  dialoga  con  Eleanor Longden  e ne subisce il fascino mediatico. Afferma che loro due  sono likeminded la pensano allo stesso modo . Nel libro Saving normal (2013) , contro il furor diagnosticandi del DSMV lo psichiatra americano sostiene che la schizofrenia non è una entità patologica  “ discreta” cioè definita. La schizofrenia sarebbe  un  solo un costrutto che ha un’utilità pratica, una   pura convenzione.  La distanza da Pat Bracken è solo nominale.

Quest’ultimo poi rilascia delle dichiarazioni che alludono ad idee che a noi sembrano note da sempre .

<< La mente-scrive- non è semplicemente un altro organo del corpo. E’ impossibile comprendere la malattia mentale senza comprendere le esperienze , i contenuti le relazioni ed i valori della persona e del suo contesto sociale. Un approccio puramente medico  che funziona bene  in cardiologia o nel campo della pneumologia è incompleto per la psichiatria. E’ nostro compito  sviluppare un discorso medico  che prenda una strada più larga>>

Quasi a  dire che si scopre l’acqua calda come se la prassi di Massimo Fagioli e del gruppo di psichiatri che si riconosce nella sua teoria non fosse esistito  negli ultimi quarant’anni e la strada più larga non fosse proprio quella dell’ Analisi collettiva. Ora nel campo della scienza l’ignoranza ed il non sapere, od il far finta di non sapere , è sempre colpevole.Altre affermazioni poi sollevano questioni controverse:

<<Come professionisti-sostiene Bracken-i abbiamo bisogno di aiutare le persone che sono depresse o dominate da voci a trovare un percorso che porti  fuori da quello stato.  Che potrebbe essere attraverso i farmaci, la terapia, la religione o la creatività. E ‘completamente sbagliato cercare di utilizzare un modello per tutti”.

La religione viene messa sullo stesso piano dei farmaci e della creatività. Se il paziente avesse la creatività non  sarebbe malato: l’equazione genio-follia è solo un gigantesco fraintendimento, a partire da Karl Jaspers. Il rapporto poi fra religione  e psicosi è quanto mai controverso La credenza religiosa confina spesso con il delirio e giustifica vissuti che sono solo  fenomeni allucinatori come anche la Chiesa cattolica ben sa. . Come i farmaci possano stare  insieme inoltre  con la creatività e la religione è davvero poi  un mistero. Non è un mistero che alcuni percorsi “terapeutici” perseguono obiettivi importanti nonostante e ben oltre  le idee confuse degli psichiatri. In questo senso le esperienze dei singoli che hanno attraversato in qualche modo  la psicosi vanno attentamente valutate ed interpretate.

Eleanor Longden, a mio avviso, ha ottenuto un risultato che solo in parte può essere messo in relazione all’impostazione psichiatrica di Pat Bracken: forse lei stessa dovrebbe reinterpretare in modo diverso il proprio “recovering” per usare una sua terminologia .Schermata 10-2456590 alle 10.26.37

La psichiatria postmoderna, che mette insieme tutto ed il contrario di tutto,  non solo è pertanto fuori dalla modernità ma anche dalla storia: essa   è  una delle tante schegge di quella deflagrazione catastrofica in cui sembra essere precipitata, secondo Allen Frances la psichiatria “moderna” asservita alla tecnologia farmaceutica ed al miraggio delle  neuroscienze ed alla loro pretesa , che dovrà ancora molto attendere, di soppiantare la psicopatologia . Come afferma Frances proprio nel suo ultimo post pubblicato in queste ore

<<Passeranno probabilmente molte decadi prima che  le neuroscienze possano avere un significativo impatto sulla pratica della psichiatria. La stupefacente complessità del funzionamento cerebrale continuerà a mettere in scacco qualunque facile e frettolosa  risposta>> (huffpost science 10/21/2013 ore 9 pm ora italiana)

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Psichiatria

Meteore psichiatriche: la sparizione delle diagnosi

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L’assassinio di Marat

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Pinel libera i malati di mente dalla prigione

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Entrance Philippe Pinel (1745-1826) releasing the lunatics from their chains at the Salpêtrière Hospital in 1795.

Nella storia della psichiatria le malattie appaiono e scompaiono come meteore. Agli inizi del secolo diciannovesimo Pinel coniò il termine mania ragionante o follia parziale , Esquirol quello di monomania omicida. Per Etienne Jean Georget allievo di Esquirol la follia parziale escludeva l’idea di azione criminale e di colpa oltre che quella di responsabilità della condotta. Il concetto originariamente autonomo di monomania, legato all’ipotesi di due differenti sedi organiche della follia l’epigastrio ed il cervello, alimentò un acceso dibattito nel corso del XIX secolo, basato su argomentazioni spesso risibili sulle quali ironizza Dostoevskij nel “ I fratelli Kamarazov”. Nel romanzo tre medici cercano di stabilire se l’imputato di omicidio fosse o meno “monomaniaco” basandosi sull’osservazione della direzione del suo sguardo all’ingresso del tribunale.

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento prevalse l’idea che che la “follia ragionante” altro non fosse che un raggruppamento provvisorio ed artificiale di fenomeni diversi e che pertanto non si potesse considerare un’entità nosografica a se stante. Si affermò il concetto di moral insanity coniato da Prichard (1835) che si agganciava alla teoria della degenerazione di Morel e Magnan. Dopo Kraepelin i vari casi di monomania furono ascritti alle psicopatie, alla paranoia, alle psicosi organiche e dopo Eugen Bleuler alle varie forme di schizofrenia o psicopatia . La monomania scomparve perché non aveva un fondamento psicopatologico ed era facile obiettare che la psiche è un tutto in cui intelletto, affetti ed impulsi agiscono unitariamente. La monomania omicida era un concetto frutto di una visione intellettualistica e filosofica della mente umana. Le passioni e gli affetti, considerati irrazionali, per una lesione della volontà che lasciava indenne l’intelligenza avrebbero determinato l’impulso irresistibile e criminale. Non si comprendeva che poteva essere la razionalità lucida solo apparentemente integra ma in realtà anaffettiva a determinare l’agire delittuoso ed omicida.

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L’ipnotizzatore e l’isterica

Anche per l’Isteria è successo un qualcosa di analogo. A partire dal DSMIII non si trova più una categoria diagnostica riconducible al sostantivo isteria ma neppure troviamo l’aggettivo isterico sostituito da istrionico. L’istrione è il mentitore ed il commediante: l’isterico, nell’aggettivo sostantivato, diventa sinonimo di simulatore di cui il medico diffida perché può indurre in gravi errori diagnostici.

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Isterica della Salpetrière

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Hysterical yawnings.” Three photos in a series showing a hysterical woman screaming.

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A Clinical Lesson with Doctor Charcot at the Salpêtrière.
Painting by André Brouillet, 1887. Lyon, Hôpital Neurologique. Il dipinto di André Brouillet mostra Blanche Witmann prima di una crisi. Dietro Charcot il suo famoso allievo Joseph Babinsky

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Il declino dell’ Isteria ha inizio con Charcot ma anche con Breuer e Freud. Ciò che Charcot denominava isteria era una coorte composta dalle più disparate malattie. Le isteriche della Salpetrière agivano come attrici consumate abituate a mettere in scena un copione ben preciso secondo le aspettative dell’autoritario direttore. suo uso attuale il termine ‘isteria’ non ha praticamente alcun rapporto con il suo significato originario. Perché non si riferisce più a un disturbo legato all’utero od alla sessualità come si era ritenuto a partire da Ippocrate. È invece utilizzato per riferirsi a qualsiasi sintomo o qualsiasi modello di comportamento anomalo per cui non esiste patologia organica ed esso è pertanto ritenuto un prodotto di stress emotivo, ansia o qualche altra causa psicologica. Se tutti i pazienti che sembrano essere affetti da sintomi fisici, ma che non hanno alcuna patologia organica rilevabile dovessero essere soprannominati ‘isterici’, il concetto di isteria diverrebbe così ampio e così vago da essere del tutto privo di significato. Hysteria, in effetti, cessa di essere l’entità nosografica molto particolare che si è sempre storicamente considerata, e diventa semplicemente un’ affermazione negativa sulla natura di alcuni sintomi. L’aggettivo isterico ‘viene oggi utilizzato come se fosse un sinonimo di ‘non biologico’ o ‘psicogeno’.

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Anna O- Bertha Pappenheim

Quando Breuer cominciò il trattamento di AnnaO- Bertha Pappenheim nel 1880 e fece diagnosi di Hysteria si riferiva alla natura psicogena della tosse,delle contratture, delle paralisi , dei disturbi del linguaggio e della diplopia : egli escluse per es. la possibilità di una meningite tubercolare.
E’ stato suggerito però da Mikkel Borch Jacobsen nel suo libro “Remembering Anna O. A century of mystification” (1996) che il quadro sintomatologico complessivo cui il famoso medico si trovò di fronte sia stato un’abile messa in scena attraverso la quale la giovane ebrea confermava la diagnosi di Breuer , ma fondamentalmente lo teneva in scacco. Si sarebbe trattato di una simulazione isterica od autoipnotica, che avveniva ad un livello preconscio e non di una menzogna intenzionale e pienamente cosciente. Massimo Fagioli nella sua magistrale premessa al libro “La storia di Anna O di Lucy Freeman” (L’asino d’oro” 2013) afferma che Breuer pur utilizando una volta il termine inconscio in realtà preferiva parlare di un “doppio stato di coscienza” od un’Io cattivo”: quest’ultimo potrebbe aver agito come un’abile simulatore . L’inganno riusciva perché Breuer non andava oltre i sintomi e la rievocazione dei ricordi o l’abreazione nel linguaggio degli affetti rimossi che in quanto tali erano stati un tempo coscienti. Joseph Breuer brillante neurofisiologo, rimaneva nell’ambito dell’approcio razionale alla malattia e sbagliò in partenza la diagnosi. Non collegò l’isteria alla presenza di un nucleo psicopatologico “inconscio”, nel senso di mai venuto prima alla coscienza, che si celava dietro il teatro privato della paziente ; l’anaffettività e la pulsione di annullamento non producevano manifestazioni visibili nascondendosi indisturbate dietro una teatralità vuota ed a tratti manierata.

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George Gershwin muore per un tumore cerebrale scambiato per isteria da Gregory Zilboorg

Freud sfruttò cinicamente la malattia di AnnaO e la sua messa in scena in quanto legata alla fama ed alla credibilità di Breuer . Indusse quest’ultimo a dichiarare il falso a proposito dell’efficacia del metodo catartico nel trattamento dell’isteria per poi procedere a demolirne l’ immagine. Già nella corrispondenza con la fidanzata Freud appare particolarmente invidioso del rapporto fra Breuer ed AnnaO, che viene descritta come molto avvenente, tanto da accennare all’infelicità ed alla gelosia della moglie del collega, Mathilde. Non sappiamo quanto risponda al vero la famosa storia della gravidanza e del parto isterico di Bertha Pappeheim messa in giro dal padre della psicoanalisi : di certo è falso che Breuer concepì la figlia Dora dopo l’interruzione del trattamento e il ricovero in ospedale della giovane. Dora Breuer nacque ben tre mesi prima la fine della cura . Ciò rende inquietante un’altra comunicazione che Freud fece a Marie Bonaparte nel 1925: a causa del coinvolgimento del marito con Anna O-Bertha Pappenehim, Mathilde Breuer avrebbe tentato addirittura il suicidio durante l’allattamento della figlia Dora . Quest’ultima circostanza, se vera, testimonierebbe a favore di una grave forma di depressione .

Jacobsen, nel libro prima citato,  riferisce che lo psiconalista Peter Swales ebbe modo di leggere i “Diari” di Marie Bonaparte nei quali veniva riportata una confidenza di Freud

<<Confronted by Breuer almost obsessional discussing of Anna O. all the time, his wife Mathilde made a suicide attempt. Breuer broke off the treatment. But the same night he was called back and Anna confessed to him she was pregnant by him.>>

Freud ovviamente non è attendibile sia sul piano teorico né umano per cui quanto comunicò a Marie Bonaparte va preso con beneficio di inventario:  resta il fatto che l’aver scelto l’isteria come suo cavallo di battaglia può aver influito  sul declino dell’isteria come entità nosografica autonoma. La psicoanalisi proprio in America dove si è più largamente diffusa nel novecento, ha invalidato la credibilità della diagnosi come ha affermato a più riprese lo psichiatra Allen Frances, il padre del DSMIII e IV. Emblematico il caso George Gerschwin. Lo storico della psichiatria , il russo Gregory Zilboorg emigrato negli USA e diventato psicoanalista freudiano con credenziali false, curava il musicista per mal di testa e anosmie ritenuti sintomi isterici ma in realtà espressione di un tumore cerebrale con esito mortale . Questo errore fa parte integrante della tradizione freudiana.9 MARZO2

Storicamente anche Freud, del tutto in malafede aveva confuso sintomi organici con sintomi psichici . Egli, proprio nel 1895 pochi mesi prima della pubblicazione degli “Studi sull’Isteria” firmati insieme a Breuer, convinse una sua paziente isterica Emma Eckstein a sottoporsi ad un intervento al naso in base alla teoria delirante di Fliess secondo la quale la masturbazione provocava un’alterazione dei turbinati che poteva essere risolta chirurgicamente. Fliess che per la prima volta si cimentava in un’operazione del genere, lasciò mezzo metro di garza nel naso della paziente. Freud interpretava i sintomi di un’infezione che si era sviluppata come se fossero sintomi isterici. Jeffey Moussaieff Masson ha fornito un resoconto dettagliato e completo di questo episodio nel suo libro “Assalto alla verità” (1984) . La paziente costretta ad altri interventi chirurgici si salvò ma rimase per sempre sfigurata nel volto. Mentre Bertha Pappenheim- Anna O , durante la malattia, non si riconosceva allo specchio Emma Ekstein fu resa irriconoscibile. A quanto pare Freud mentre pubblicava nel 1895 gli studi in cui ribadiva la natura traumatica e psicogena dell’Isteria contemporaneamente caldeggiava l’idea che essa fosse dovuta a cause organiche dando credito all’amico berlinese, che fu a suo tempo accusato dal figlio Robert, diventato anche egli psicoanalista, di aver abusato di lui da bambino.

Quindi né Joseph Breuer nel 1880 né Freud nel 1895 avevano la minima idea di cosa fosse l’Hysteria. Breuer si trovò del tutto impreparato ad affrontare un quadro psicopatologico complesso in cui i sintomi isterici erano solo la sovrastruttura di un nucleo psicotico e dissociativo mentre Freud si limitava a ripetere le formule di Charcot sull’origine traumatica dell’isteria dedotta dall’osservazione degli effetti psichici dei primi incidenti ferroviari nell’Ottocento.

Le vicissitudini del concetto di monomania omicida e di isteria parlano di forme di razionalità diagnostica differenti. L’approccio illuministico di Pinel ed Esquirol racconta dell’illusione di una ragione integra, senza delirio che potrebbe convivere con affetti ed una volontà malate nell’impulso irresitibile dell’agire criminale. Breuer testimonia lo scacco, personalmente sofferto, di un progetto di diagnosi e cura razionale di fronte all’immagine femminile oppressa e sofferente: il caso di Anna O rappresenta un punto di crisi e un un’occasione mancata di passaggio ad una nuova psichiatria. In Freud la razionalità è strumentale piegandosi a diventare mezzo per il perseguimento di un’utile personale, la fama ed il denaro, che non rifugge ma anzi integra in sé la logica dell’agire falso e criminale che oltre a diffamare produce lesioni e morti.

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Adam Lanza imita Anders Breivik

I manuali diagnostici del terzo millenio, improntati a criteri apparentemente ateoretici ed operativi, eliminando la soggettività della valutazione medica , segnalano un’ulteriore evoluzione verso sistemi classificatori che si espandono proporzionalmente all’espansione del mercato delle case farmaceutiche . In quanto prodotto di una psichiatria disfunzionale ed acefala, che ha perso ogni riferimento alla ricerca sulla psicopatologia e sull’inconscio, essi concorrono a generare nuovi modelli di patologia mentale. Entità tradizionali come l’isteria, ma oggi anche la schizofrenia e la psicopatia, si ibridano e scavano percorsi carsici scomparendo. Quando tali entità non riconosciute riemergono alla superficie della vita sociale innescano fenomeni drammatici ed inquietanti all’interno delle quali la bizzaria dei deliri e dell’acting out criminale come nel mass shooting , si coniuga con fenomeni isterico-imitativi che contagiano una moltitudine di persone.Come scrive Allen Frances oggi

“Psychiatry is rapidly expanding and normal is shrinking”

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Violenza, psicofarmaci e complicità dei mass media

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La guerra umanitaria è un falso ideologico

 

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376787_389326921131618_1422656183_n I media sono complici di massacri

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Gli psicofarmaci possono indurre comportamenti violenti

Adam Lanza autore della strage in una scuola elementare  a Newtown nel Connecitucut il 14 dicembre 2012, sarebbe stato in diretta competizione  con Anders Breivik il mass murderer norvegese autore nel luglio del 2011 della strage di giovani nell’isola di Utoya. E’ quanto riferisce l’emittente  CBS sulla base di fonti rimaste anonime. La notizia, secondo il portavoce del polizia del Connecticut, sarebbe puramente speculativa. In realtà , indipendentemente da fatti che provino la validità dell’ipotesi emulativa ,  sono riscontrabili negli innumerevoli episodi di mass shooting commentati  nei media  di tutto il mondo,  dei tratti comuni, individuati anche in studi  di psichiatria forense, che fanno pensare ad una componente “imitativa”.

Molti dei soggetti, autori di stragi ai danni di individui inermi e quindi  bersagli ideali, hanno dei profili psicologici compatibili con  una diagnosi di schizofrenia come nel caso di Breivik  e di Lanza. Ora che uno schizofrenico imiti un altro schizofrenico o che un gruppo di schizofrenici possa creare uno stile particolare e riconoscibile di omicidio di massa , mette in discussione conoscenze  psichiatriche che sembravano acquisite. Noi sappiamo che il termine schizofrenia fu coniato da Eugen Bleuler  nel 1913 il quale , ispirandosi, a Freud ritenne che le persone affette da questa malattia vivessero in un mondo a parte perdendo la capacità di condividere con altri esseri umani  affetti, valori ed obiettivi. Lo schizofrenico sarebbe stato simile ad un anacoreta  per  ritiro progressivo dalla società. Bisogna ricordare che Freud, che non ha mai avuto in carico  uno schizofrenico da lui riconosciuto come tale, riteneva che nella psicosi  ci fosse una incapacità assoluta di stabilire un transfert  o  vivere una risonanza empatica con chicchessia  per effetto della regressione che avrebbe riattivato una condizione di isolamento , cioè  di narcissimo assoluto simile a quello del neonato. Questa idea rivelatasi poi completamente falsa  sia alla luce della ricerca psichiatrica successiva che degli sviluppi della neonatologia, ha escluso le forme schizofreniche dal trattamento analitico  classico ritenuto inadatto se non addirittura pericoloso per le forme di schizofrenia latente.

Ora se Lanza , come anche il professore universitario che, recentemente,  in Polonia voleva fare un attentato al parlamento con una potentissima bomba, ha imitato Breivik, com’è verosimile pensare , e se  quest’ultimo ha tratto a sua volta ispirazione dall’Una bomber americano, il matematico  che uccideva per fare propaganda al suo libro-Manifesto, e se altri hanno perseguito strategie criminali analoghe, noi saremmo di fronte  al fatto che gli schizofrenici si influenzano ed entrano in risonanza gli uni con gli altri determinando   addirittura uno stile criminale , sfidandosi sullo stesso terreno come in un videogioco on line.

Che cosa dobbiamo concludere? che siamo di fronte ad una evoluzione  nel modo di manifestarsi della schizofrenia a cui deve far seguito un adeguamento delle nostre categorie psicopatologiche e diagnostiche?

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invenzione perversa del padre di Daniel Schreber

Che ne sarà allora delle concezioni organicistiche che sostengono la “naturalità” della malattia mentale legata a cause biologiche e genetiche? Il diabete dal tempi di Ippocrate ad oggi non è molto cambiato mentre sembra difficile  pensare ad una schizofrenia che attraversi le epoche e le culture  mostrando  dei tratti immodificabili come quelli del diabete . Il  famoso presidente Schreber, il giudice affetto da schizofrenia paranoide, pubblicò nel 1903 Memorie di un malato di nervi che sono state un materiale  di riflessione per i tutti i più importanti psichiatri e psicoanalisti del 900 come lo stesso Freud , Jung, Melanie Klein e Jacques Lacan. Del caso Schreber ha dato una originale e magistrale  interpretazione Massimo Fagioli nel suo libro Teoria della nascita e castrazione umana la cui prima edizione risale al 1974: la psicosi con caratteristiche allucinatorie e deliranti  si sarebbe sviluppata  a partire dall’incapacità  del tedesco di distinguere, nel passaggio dal sonno alla veglia le immagini mentali dalle percezioni reali. La malattia di Schereber  avrebbe dovuto  essere la stessa di quella che ha colpito  Lanza o Breivik che secondo la prima coppia di periti psichiatri intervenuti  al processo per la strage di Utoya avrebbe agito in preda ad allucinazioni  e deliri di grandezza e persecuzione.Ma fra  la biografia e gli scritti di Schreber che non ha mai fatto male ad una mosca, salvo disturbare i vicini con urla disumane,  e per esempio quelli  di  Breivik , ben 1500 pagine di copia-incolla propedeutiche alla strage, c’è un vero e proprio abisso.

Si potrebbe approfondire la ricerca su quello strano fenomeno che è il mass shooting seguendo una fondamentale indicazione di Fagioli stesso quando egli afferma che se è vero che esiste un’entità nosografica che fa capo al termine schizofrenia è altresì vero che esistono gli schizofrenici. Come dire che nell’ambito di tratti psicopatologici comuni è necessario in ciascuna malattia individuarne la singolarità: ci sono elementi caratteristici presenti in alcuni casi se non addirittura presenti in un solo  caso. E’ per questo che il DSM IV  (fra poco  V ), il più famoso ed utilizzato manuale diagnostico, è inutilizzabile   poichè non garantisce  la veridicità della diagnosi :vengono proposti  criteri generici   e descrittivi rilevabilii anche da un computer, che non permettono  di individuare il nucleo psicopatologico nascosto  della malattia  che si manifesta diversamente  in ciascun caso.

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L’influenza culturale della schizofrenia di Martin Heidegger

L’omicidio di massa, nello stile  detto pseudocommando,  è  una modalità di agire  criminale emerso in forma quasi epidemica  da pochi decenni prevalentemente negli USA. Verso di esso per una concomitanza di fattori ambientali e personali,  possono orientarsi persone  con gravi patologie psicotiche  ed alterazione profonda del senso di identità. Alcuni mass murderers hanno fatto  scuola diventando i capostipiti di una tendenza  e tracciando  un percorso  che altri hanno seguito . Uno studioso americano  Louis A. Sass, autore del libro Madness and Modernism: Insanity in the Light of Modern Art, Literature and Thought( 1994) ha sostenuto che  pochi individui affetti da patologie più o meno manifestamente schizofreniche hanno avuto una grande importanza   non solo sul    terreno della psicopatologia e  dell’agire criminale, quanto  nel campo  dell’arte o della filosofia introducendo temi ed atteggiamenti che poi si sono largamenti diffusi. In effetti nell’arte moderna e postmoderna  e nella filosofia di derivazione esistenzialista sono ampiamente presenti  tematiche “schizofreniformi” evidenti nella stranezza  dei contenuti e nell’ipertrofizzazione della coscienza, fredda e lucida   che li produce. Il vissuto schizofrenico secondo la studioso americano non tenderebbe  a rimanere monadicamente chiuso in se stesso, come sembra  suggerire  il termine autismo nell’accezione originaria di  Bleuer,  ma avrebbe una risonanza  profonda nell’opinione pubblica e nella cultura  come è accaduto per la filosofia di Heidegger.Il paradigma della schizofrenia non è più solo  l’introversione ed il deterioramento mentale ma anche  l’estroversione  e l’azione.

Qual è  è la   lunghezza d’onda  sulla quale si sintonizzano i mass murderers con i loro potenziali proseliti ed imitatori ? Questi ultimi, individui anaffettivi ed insensibili ai normali stimoli sociali, reagiscono con un comportamento imitativo rispetto al modello mass shooting. Siamo di fronte ad  un vero e proprio processo di infezione psichica  e di induzione  all’acting out violento contro la quale alcuni non hanno capacità di resistere. Il punto di vulnerabilità  è quella che gli  psicopatologi del secolo scorso chiamavano una frattura nella linea della vita cioè un vissuto di  totale annullamento del rapporto interumano e di vuoto interiore in un contesto sociale e culturale in cui predomina  l’ideologia della guerra: si esalta l’azione eroica ed il ricorso alle armi, sacrificando   il valore della vita umana al criterio dell’utilità personale e dell’affermazione megalomanica .

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La perversione del denaro ed i mass media

Il quadro di questa nuova psicopatologia non sarebbe completo se noi non includessimo un fattore iatrogeno:  l’uso e l’abuso  di sostanze psicotrope, sostenuto dalla psichiatria organicistica al servizio delle case farmaceutiche,  un vera e proprio miccia per  eventi  violenti e catastrofici.

Sia Adam Lanza che Breivik hanno agito sotto l’influenza di droghe psicotrope e psicofarmaci che è risaputo possono, in persone predisposte, avere l’effetto di un innesco detonante per condotte di omicidio-suicidio. La scelta della strage, invece dell’omicidio singolo, potrebbe essere motivata dall’effetto di amplificazione della notizia che i mass media  perversamente garantiscono a chi commette crimini particolarmente efferati: per un momento di notorietà e di esposizione pubblica  si è disposti  allora a sacrificare centinaia di vite umane.

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