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Povero Gramsci in Forum della salute mentale 28/12/2013 ovvero quando la polemica fa straparlare Piero Cipriano

Una nuova geniale  interpretazione della teoria

della

nascita!!!

Massimo Fagioli sarebbe un neolombrosiano

 

Franco Basaglia nel 1979, l’anno successivo all’approvazione della legge 180, la legge più libertaria al mondo in tema di assistenza al malato mentale, nelle conferenze che tenne in Brasile, tra le molte cose (ancora di straordinaria attualità), disse, citando Antonio Gramsci: “La nostra scienza parte da un dato fondamentale, che è la sconfitta del tecnico tradizionale, cioè di quel tecnico che pensa che non si può fare altro che questo, perché ha come ideologia il pessimismo della ragione. Il nuovo tecnico, invece, deve portare avanti il suo lavoro con l’ottimismo della pratica”. E anche: “Noi, psichiatri democratici, pur avendo stimolato la nuova legge, siamo una minoranza, ma, come direbbe Antonio Gramsci, siamo una minoranza egemonica … ma naturalmente dobbiamo essere molto vigili perché questa minoranza, una volta catturata, può diventare la nuova maggioranza riciclata”. Basterebbe ciò per eleggere Franco Basaglia a psichiatra gramsciano. Tuttavia, sul quotidiano fondato proprio da Gramsci, lo stesso quotidiano che Francesco Guccini, in Eskimo, celebrava con queste parole: “…alcuni audaci in tasca L’Unità…”, trovo uno strano articolo, davvero strano, che vuol essere una risposta al libro di Pier Aldo RovattiRestituire la soggettività, ma che soprattutto si propone di demolire la figura di Franco Basaglia.

Lo strano articolo sostiene che Rovatti, nel suo libro, si lagna del fatto che “nella stessa Trieste la maggior parte degli studenti non sa nulla” di Basaglia. Il tono denigratorio è evidente. Come dire, vedete, nessuno sa più niente. Questa storia è bella e dimenticata. Rovatti, invece, sta proprio denunciando la colpevole dimenticanza delle accademie che non si curano di restituire  conoscenze minime su un passaggio cruciale della nostra storia. E proprio per questo nei suoi corsi cerca di stimolare un pensiero critico tra studenti che mai sono esposti a queste evidenze storiche, e per questo parla di Basaglia, di Foucault, di Sartre, di soggettività, delle parole della psichiatria. Sempre lo strano articolo sostiene, ancora, che Basaglia “viene ricordato nella storia per ciò che non ha fatto, cioè la legge 180, a cui non ha dato alcun contributo personale”. Ma questa non è certo una novità, dico io, perché lo sanno tutti, tutto il mondo è a conoscenza che il vero riformatore della psichiatria italiana non è stato l’ormai obliato Franco Basaglia, ma è invece questo psichiatra in straordinaria ascesa che risponde al nome di Massimo Fagioli. Lui sì psichiatra vero. Non Basaglia. Perché, sostiene lo strano articolo, “non è psichiatria il nesso tra libertà e malattia mentale, non è psichiatria dire che la follia è una condizione esistenziale”. Ai tempi di Basaglia, aggiunge ancora, non c’era alcuna “teoria della mente sana e patologica”, per fortuna, invece, “oggi si è cominciato a costruire una nuova psichiatria, che ha preso le mosse” (ma tu guarda un po’ che combinazione, meno male che con questo articolo ne siamo venuti a conoscenza, se no capace che non se ne accorgeva nessuno) “da un percorso iniziato da Massimo Fagioli nell’ospedale psichiatrico di Padova, accanto a Basaglia” (accanto a Basaglia!?), “con il rifiuto del manicomio lager e la ribellione alla psichiatria ufficiale”. Invece, prosegue lo strano articolo nella sua spericolata impresa, al limite della fantastoria, di fare di Fagioli un Basaglia e di Basaglia un Fagioli (ovvero del nano un gigante e del gigante un nano), “la prassi di Basaglia non ha prodotto nessuna teoria né ricerca”. Questo il succo dello strano articolo, e io ne volevo fare un commento pedissequo ma sono stufo e irritato da tanta insulsaggine, e interrompo qui il virgolettato. E’ giusto per darvi un’idea. Più che dell’ignoranza che dall’articolo trasuda, sono irritato del fatto che questo scritto abbia trovato spazio sul quotidiano che ancora ci ricorda di essere stato fondato da Antonio Gramsci. Ma poi, mi faccio due conti. Chi è che scrive questo strano articolo? Sarà di certo un seguace del più reazionario (ma per fortuna anche il più irrilevante) psichiatra italiano, colui che ritiene l’omosessualità una malattia, colui che ritiene (lombrosianamente) il folle intrinsecamente pericoloso, colui che ritiene il manicomio criminale un’esigenza imprescindibile. In questo in compagnia di Vittorino Andreoli, un altro grande, sotto questo profilo. Insomma, uno dei tanti tecnici tradizionali animati dal pessimismo della loro ragione, un neolombrosiano travestito da psicanalista sinistrorso, e ciò è coerente, perché pure il Lombroso era un socialista, reazionario ma socialista. E allora è tutto chiaro, tutto ovvio, tutto torna. Follow the money, mi dico. Il Fagioli è irrilevante. La sua sconclusionata graforrea si può permettere di pubblicarla solo la sua personale casa editrice (L’asino d’oro), il suo diario trova ospitalità solo nel suo settimanale (Left), e adesso perfino sul quotidiano che era gramsciano ma ha cambiato padrone (e indovinate chi è il nuovo padrone?) trovano spazio, in nome del pluralismo, strani articoli che trasudano reazione e nostalgia del manicomio.

A questo punto ripenso all’ingiustizia di una morte precoce, a soli cinquantasei anni, di un gigante come Franco Basaglia, e penso che sono passati trentatre anni dalla sua morte, e che se fosse vissuto qualche decennio in più avrebbe potuto o saputo cambiarla ancora questa psichiatria, lui che è stato il primo psichiatra al mondo, due secoli dopo la sua invenzione, a mettere fuori legge l’istituzione manicomiale. La legge 180 non è merito di Basaglia? Bah! Quest’affermazione è così originale che non credo meriti neppure una risposta. Io penso invece che Basagliaè biologicamente morto e Fagioli biologicamente vivo, e su questo almeno siamo tutti d’accordo, però se guardate bene vi accorgerete che Basaglia, in realtà, non è mai morto, e Fagioli non è mai stato vivo, perché è irrilevante, chiedete in Italia o nel resto del mondo chi è l’uno e chi è l’altro. Provate voi a mettere uno di fianco all’altro il pensiero, la prassi, e la ricaduta di questi due psichiatri sulla cultura e sull’assistenza del malato mentale, in Italia e nel mondo, e ditemi chi dei due è il gigante e chi il nano, chi dei due è Gulliver e chi un lillipuziano. Oppure provate a leggere un testo a caso dell’uno e dell’altro, e dopo averlo fatto giudicate voi a chi appartiene un pensiero lungo e a chi un pensiero miope e astruso. Ma poi, da psichiatra, ecco che arrivo a interpretare e comprendere il patetico tentativo che ogni tanto lo psicanalista neolombrosiano cerca di attuare: è il malinconico tentativo di un pianeta morto, lontano dal Sole, Plutone, per dire, o meglio, di un satellite di Plutone, freddo e sterile e arido, ai confini del sistema solare, che cerca di avvicinarsi al Sole per scaldarsi, per illuminarsi di un raggio di luce riflessa. E allora, dopo aver compreso ciò, divento più magnanimo e indulgente con Fagioli e i suoi sostenitori, per cui auguro loro buone feste e di continuare a giocare all’interpretazione dei sogni nella loro mesmerica assemblea collettiva, ma consiglio loro di lasciar perdere il tema della salute mentale, che quello è un argomento serio, troppo serio per affrontarlo con lo strumentario del pensiero lombrosiano.

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Psichiatria

Udire le voci: “La sindrome di Giovanna d’Arco” di domenico fargnoli

Eleonor Longden
Eleanor Longden

Eleanor Longden è una psicologa inglese che fa parte del Comitato  internazionale per la revisione critica del DSMV. Ha una storia personale  molto singolare  in quanto ha subito, all’età di quattro anni un abuso  sessuale da parte di un gruppo di pedofili sadici. Come racconta nella sua biografia  ha sviluppato in conseguenza di ciò, un falso sè che le è servito a mascherare  un evento dissociativo.

A  vent’anni  ha cominciato a sentire delle voci: è stata ricoverata e le è stata fatta una diagnosi di schizofrenia e trattata con antipsicotici. http://on.ted.com/Longden

Aderisce al HVM (Hearing voices movement) un’organizzazione internazionale di coloro che , come lei, pur sentendo le voci,  ne sono orgogliosi e non si ritengono malati. Segue un percorso di recovery, di riabilitazione  che non è una therapy una cura in senso medico, nell’ambito di un orientamento detto post psichiatrico o post moderno ispirato alla filosofia di Heidegger. Nonostante la diagnosi ed il trattamento medico,si laurea e specializza in psicologia clinica, mentre le voci divenute amiche,  le suggerisoono le risposte agli esami.. Nel 2013 partecipa al  TED ( una prestigiosa sessione di conferenze californiane)  e il suo video  on line viene cliccato un milione di volte. Nel suo libro “ Learnig from the voices in my head “. si legge che il concetto di schizofrenia, identificata con una  malattia neurodegenerativa  non ha alcuna validità ed è privo di senso.  Il DSMV sembra darle ragione: non c’è accordo fra gli psichiatri che cambiano continuamente impostazione. I deliri bizzarri, e  l’udire e conversare con le voci, ( i noti sintomi di primo rango secondo Kurt Schneider) sono stati declassati e non sono più gli indicatori principali  di malattia. I sottotipi ( simplex, ebefrenico, paranoide e catatonico) che risalgono alla famosa monografia del 1911 di Eugen Bleuler “Dementia praecox od il gruppo delle schizofrenie”, sono stati aboliti perchè  ritenuti inutili ai fini di quello che sovente è solo un  trattamento farmacologico . Eleonor Longden  aderisce alla tipica antinosografia del pensiero debole che non riconosce concetti  universali come quella di “schizofrenia”  , alla  cosidetta postpsichiatria che ha il suo principala esponente in Pat Bracken psichiatra e filosofo inglese.  Quest’ultimo ritiene che sia  possibile una buona pratica della medicina nel campo della salute mentale senza considerare il problema della diagnosi come fondamentale.

Mentre l’antipsichiatria, con Laing e Cooper, metteva in discussione la psicopatologia classica opponendo ad essa una visione alternativa, la psichiatria postmoderna rappresenta un elemento di corrosione “liquido” della pratica e della teoria della psichiatria attuale  in tutte le sue declinazioni. Apparentemente si riconosce l’esistenza e l’importanza di quest’ultima ma sostanzialmente si svuotano di significato le categorie che le  appartengono: il trattamento della malattia mentale potrebbe infatti avvenire anche al di fuori di un impostazione medica essendo effettuato da persone senza nessun altro requisito che la propria personale esperienza.

Quello delle “voci” è un esempio paradigmatico: sentire le voci non solo non sarebbe malattia ma addirittura potrebbe  costituire un punto di svolta  per sviluppare nuove attitudini e competenze.

Cristina-Contini

Cristina Contini

In italia Cristina Contini testimonia un’esperienza analoga a quella di Eleanor Longden.

La donna  originaria di Modena ha avuto una vita caratterizzata da quelle che lei ritiene percezioni extrasensoriali. All’età di 19 anni, a seguito di una forte emorragia che la riduce in coma per l’emofilia dopo un intervento chirurgico, , si amplificano in lei la “chiaroudienza” e la “chiaropercezione”.

Frequenta seminar! in Galles per prendere consapevolezza dei suoi pieni doni spirituali attraverso l’insegnamento dei medium inglesi.

Partecipa a convegni per aiutare persone colpite da lutti e tiene seminar! di meditazione guidata come crescita interiore.

Presta la sua opera nella ricerca di persone disperse e si reca negli ospedali per comunicare con ragazzi in coma. E’ presidentessa dell’Associazione “udire le voci” che propone un iter formativo per psicologi e psichiatri, assitenti sociali”) in virtù di una professionalità acquisita sul campo.  Afferma la donna

<< Sento le voci da oltre 25 anni e dapprima le ho anche subite, benchè per breve tempo. [ ventiquattr’ore al giorno per tre anni] Poi ne ho cercato il senso, la provenienza. Mi sono posta mille domande cui, purtroppo, a suo tempo, non sono riuscita a trovare nè sui libri nè su internet il materiale che desse una risposta circa un orientamento o un ridimensionamento del fenomeno.](…) Da sola ho compiuto un silenzioso percorso in totale autonomia in cui il chiedermi “PERCHE’ SENTO LE VOCI” è stato sostituito con “CHE SENSO HA LA MIA VITA CON LE VOCI”>>

Il caso Contini è analizzato nel libro “ Punti di svolta . Analisi del mutamento biografico>> (Il mulino ) di Laura Bonica  e Mario Cardano: Il mutamento biografico di Cristina segna  un passaggio dallo “stigma” costituito dalla allucinazioni auditive al “carisma”, alla vocazione  ed al servizio in quanto <<ambasciatrice che Dio ha scelto sulla terra>>.

Anche la Longden si presenta come una persona speciale dotata di un carisma comunicativo  che però parla un linguaggio altamente professionale sotto il profilo psicologico e psichiatrico, mentre Cristina Contini ha dei riferimenti culturali generici  e ispirati al buon senso comune.  Entrambe  testimoniano che gli assunti della psichiatria organicistica sono erronei:  fenomeni come i deliri e le allucinazioni anche se di primo acchito sembrano incomprensibili, come sostenenva Jaspers, in realtà possono, attraverso un lavoro di elaborazione, acquisire un senso. Essi comunque non avrebbero  significato se fossero considerati come il risultato di un “processo organico”  di una rottura nella “continuità biologica della vita” indipendente dai fattori sociali e culturali . Il minus, il vulnus che dà luogo ad un processo psicopatologico, che non necessariamente va considerato organico, innesca una reazione di difesa e di autoriparazione : la persona cerca di inglobare nel proprio vissuto esistenziale ciò che appare come un vero e proprio corpo estraneo. Gli esiti di questo confronto sono molteplici e non necessariamente infauti  a seconda dei contesti ideologici e religiosi e della capacità del singolo di mettere in moto un iter “terapeutico”, più o meno solitario,  che è alla base di un  mutamento biografico.

Sia Eleanor Longden che Cristina Contini sviluppano, anche se con tagli diversi,  quella che potremmo definire “la sindrome di Giovanna d’Arco” . Le voci arrivano a  comunicare  una verità che alla base di un impegno sociale e motivano una missione che ha un significato di riscatto e di redenzione.

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Giovanna DìArco

Ero nel tredicesimo anno della mia vita, quando Dio mandò una voce per guidarmi. Dapprima rimasi spaventata: ‘Sono una povera ragazza che non sa né guerreggiare né filare’ risposi. Ma l’angelo mi raccontò che pietà fosse il regno di Francia e mi disse: ‘Verranno a te Santa Caterina e Santa Margherita. Opera come ti consigliano, perché loro sono mandate per consigliarti e guidarti e tu crederai a quanto esse ti diranno’.”Così racconta Govanna d’Arco.

Eleanor  Longden, nella sua missione di rivelare nuove verità sulla realtà umana, Schermata 10-2456590 alle 11.00.40Schermata 10-2456590 alle 11.01.22fallisce là dove vuole sostenere che la schizofrenia non esiste: un’affermazione del genere per avere un minimo di credibilità dovrebbe essere sostenuta da una accurata ricostruzione storica ed analisi psicopatologica  e non basata solo sulla critica dei presupposti organicistici e su un’ esperienza personale per quanto pregnante possa essere.

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R:D.Laing

Anche Laing e Cooper sostennero una tesi simile ma nelle loro biografie riappare proprio quel monstrum della malattia mentale che essi avevano voluto estromettere dalla loro pratica clinica come si evince da quanto racconta Adrian Laing nella sua ricostruzione della figura del padre Ronald (R.D. Laing . A life- 1996-2006).  Quest’ultimo andò incontro ad un vero e proprio episodio psicotico (un anno passato in meditazione con un guru in India), qualcosa di diverso da una depressione, dopo il quale egli assistette al  fallimento  drammatico della propia vita professionale  e familiare. Cancellare cento anni di ricerche psicopatologiche basate su di una casistica enorme non può essere fatto a cuor leggero e non è esente da gravi conseguenze. Abolire le categorie classiche della psichiatria per cadere nelle braccia dello spiritualismo, della parapsicologia,  della new age, per non dire della filosofia di Heidegger, nazista e psicotico lui stesso, non so se si possa ritenere un passo in avanti. Certo bisogna delineare una nuova concezione della schizofrenia che a quanto pare, è una malattia che è affrontabile con la psicoterpia soprattutto in quelle forme che non siano rese croniche da trattamenti farmacologici erronei o da preconcetti di incurabilità che la trasformino in uno stigma. Questo è quanto il sottoscritto con un gruppo di psichiatri della rivista “Il sogno della farfalla “ Schermata 10-2456587 alle 16.20.55cerchiamo di fare sulla base della teoria della nascita di Massimo Fagioli, portando avanti un Progetto di ricerca che ha già prodotto contributi significativi che sono già stati e che verranno prossimamente pubblicati

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Allen Frances

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Pat Bracken

Sul piano della prassi terapeutica molti principi di quella strategia razionale che gli aderenti al’HVM (movimento degli uditori di voci) suggeriscono come strumento per affrontare le “voci” per noi sono da decenni delle ovvietà: è chiaro che la psicoterapia deve mirare  a dare un senso a qualunque manifestazione sintomatologica o comportamentale di colui che noi continuiamo a considerare un paziente. Però è necessario un quadro di riferimento concettuale, una conoscenza dei processi non coscienti,  che ci consenta di distinguere le allucinazioni dalle immagini, dalle visioni, dalle audizioni in cui sia presente un contenuto di fantasia. Si tratta di esperienze apparentemente simili ma sostanzialmente diverse che possono coesistere od addirittura alternarsi ma che si deve essere in grado di separare: confondere le allucinazioni coi sogni o con l’immaginazione creativa, “l’immagine inconscia non onirica”,  sarebbe un errore grave che più che farci progredire ci riporterebbe  a due secoli fa , alle affermazioni di Esquirol riprese pedissequamente da Freud. Ora la mentalità postmoderna, il pensiero debole  che aspira a diventare postpsichiatrico non fa altro che riciclare vecchie  concezioni contaminandole , ibridandole e spacciandole per novità che sono dei “fakes”: questi ultimi proliferano sul terreno in decomposizione della psichiatria del DSMIV e V. Non a caso Allen Frances, chairman della task force del DSMIV,  dialoga  con  Eleanor Longden  e ne subisce il fascino mediatico. Afferma che loro due  sono likeminded la pensano allo stesso modo . Nel libro Saving normal (2013) , contro il furor diagnosticandi del DSMV lo psichiatra americano sostiene che la schizofrenia non è una entità patologica  “ discreta” cioè definita. La schizofrenia sarebbe  un  solo un costrutto che ha un’utilità pratica, una   pura convenzione.  La distanza da Pat Bracken è solo nominale.

Quest’ultimo poi rilascia delle dichiarazioni che alludono ad idee che a noi sembrano note da sempre .

<< La mente-scrive- non è semplicemente un altro organo del corpo. E’ impossibile comprendere la malattia mentale senza comprendere le esperienze , i contenuti le relazioni ed i valori della persona e del suo contesto sociale. Un approccio puramente medico  che funziona bene  in cardiologia o nel campo della pneumologia è incompleto per la psichiatria. E’ nostro compito  sviluppare un discorso medico  che prenda una strada più larga>>

Quasi a  dire che si scopre l’acqua calda come se la prassi di Massimo Fagioli e del gruppo di psichiatri che si riconosce nella sua teoria non fosse esistito  negli ultimi quarant’anni e la strada più larga non fosse proprio quella dell’ Analisi collettiva. Ora nel campo della scienza l’ignoranza ed il non sapere, od il far finta di non sapere , è sempre colpevole.Altre affermazioni poi sollevano questioni controverse:

<<Come professionisti-sostiene Bracken-i abbiamo bisogno di aiutare le persone che sono depresse o dominate da voci a trovare un percorso che porti  fuori da quello stato.  Che potrebbe essere attraverso i farmaci, la terapia, la religione o la creatività. E ‘completamente sbagliato cercare di utilizzare un modello per tutti”.

La religione viene messa sullo stesso piano dei farmaci e della creatività. Se il paziente avesse la creatività non  sarebbe malato: l’equazione genio-follia è solo un gigantesco fraintendimento, a partire da Karl Jaspers. Il rapporto poi fra religione  e psicosi è quanto mai controverso La credenza religiosa confina spesso con il delirio e giustifica vissuti che sono solo  fenomeni allucinatori come anche la Chiesa cattolica ben sa. . Come i farmaci possano stare  insieme inoltre  con la creatività e la religione è davvero poi  un mistero. Non è un mistero che alcuni percorsi “terapeutici” perseguono obiettivi importanti nonostante e ben oltre  le idee confuse degli psichiatri. In questo senso le esperienze dei singoli che hanno attraversato in qualche modo  la psicosi vanno attentamente valutate ed interpretate.

Eleanor Longden, a mio avviso, ha ottenuto un risultato che solo in parte può essere messo in relazione all’impostazione psichiatrica di Pat Bracken: forse lei stessa dovrebbe reinterpretare in modo diverso il proprio “recovering” per usare una sua terminologia .Schermata 10-2456590 alle 10.26.37

La psichiatria postmoderna, che mette insieme tutto ed il contrario di tutto,  non solo è pertanto fuori dalla modernità ma anche dalla storia: essa   è  una delle tante schegge di quella deflagrazione catastrofica in cui sembra essere precipitata, secondo Allen Frances la psichiatria “moderna” asservita alla tecnologia farmaceutica ed al miraggio delle  neuroscienze ed alla loro pretesa , che dovrà ancora molto attendere, di soppiantare la psicopatologia . Come afferma Frances proprio nel suo ultimo post pubblicato in queste ore

<<Passeranno probabilmente molte decadi prima che  le neuroscienze possano avere un significativo impatto sulla pratica della psichiatria. La stupefacente complessità del funzionamento cerebrale continuerà a mettere in scacco qualunque facile e frettolosa  risposta>> (huffpost science 10/21/2013 ore 9 pm ora italiana)

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Psichiatria

L’elogio della pazzia, la crisi economica ed il fallimento della politica

Schermata 05-2456418 alle 10.03.21Schermata 04-2456406 alle 13.02.561971790998In occasione del 1° maggio è stato affermato che <<Luigi Preiti ha semplicemente fatto quel che tutti dicono in ogni buon bar d’Italia, lui ha solo accorciato la distanza tra il dire e il fare. Non è un gesto sorprendente. Quel che è davvero sorprendente è che sia un gesto isolato>>

Laura Boldrini, neopresidente della camera dei deputati dal canto suo ha dichiarato:

“L’emergenza lavoro fa sì che la vittima diventi carnefice, come purtroppo è successo nei giorni scorsi davanti a Palazzo Chigi”. ”

Il muratore calabrese è divenuto, per taluni, un’eroe , interprete del sentimento popolare di rivolta contro la classe politica inetta: il suo tentativo di assassinio è stato giustificato e paragonato all’azione di coloro che dettero l’assalto alla Bastiglia durante la Rivoluzione Francese.

Inoltre in uno striscione del corteo degli autonomi a Torino sempre il 1° maggio, è stata messa insieme la foto di Preiti con quella della coppia di Macerata suicida per i debiti seguita dalla scritta << La crisi uccide!!>>

Che la crisi, come conseguenza di una gestione criminale della politica, uccida è un dato di fatto: uccide la malasanità, uccide ( ed i numeri sono spaventosi ) l’inquinamento ambientale non solo a Taranto ma per la diossina delle discariche , uccide la mancata tutela del territorio, l’edilizia selvaggia in zone a rischio alluvionale e sismico, uccide l’uso di additivi alimentari e di tecniche di conservazione con materiali plastici inappropriati, uccide il fumo, la droga, l’uso di farmaci non approvati secondo adeguati controlli, uccide la mafia infiltrata negli apparati istituzionali e finanziari non solo al Sud ma anche nel Nord. L’elenco potrebbe continuare: tutte queste morti, nelle quali c’è un rapporto di causa ed effetto manifesto in quanto è chiaro ciò che le provoca, non rischiano però di scatenare una sollevazione popolare, un’indignazione che diventi un’azione di massa: come emblema del sentimento popolare viene scelto invece il gesto di una persona con gravi problemi mentali che assurge al ruolo di eroe. 163154884-662d83dc-1714-4216-93f7-b4d644fe5af9Certo può sussistere una relazione fra violenza omicida-suicida e condizioni economico-sociali ma il rapporto fra causa ed effetto non è scontato . Il figlio di Gianni Agnelli, che soffriva di gravi problemi psichici, si suicidò a suo tempo. Per debiti, per mancanza di risorse materiali ? La depressione che affligge molto frequentemente manager industriali e finanziari che in virtù del loro lavoro ipertrofizzano la razionalità e la coscienza è legata ad uno stato di indigenza? Anche in quest’ultimo caso si giunge talora, come suggerisce la cronaca degli ultimi decenni, al suicidio. Gli studi epidemiologici dicono che il problema delle condotte suicidarie non è riconducibile prevalentemente all’emergenza economica : la più alta percentuale di suicidi si ha nei ricchi paesi scandinavi ed a Bolzano e non nel sud povero del mondo e dell’Italia. Secondo l’ultima indagine dell’ ISTAT nel 2012 si sono registrati in Italia 3048 suicidi (6,6 per 100000 abitanti) di cui 1412 per malattia , 324 per cause affettive e 187 per motivi economici: cifre inferiori rispetto all’anno precedente quando i suicidi per motivi economici erano stati 198. Una situazione simile a quella italiana si trova in Grecia : Italia e Grecia ( 3,5 per cento) sono i paesi in cui ci si suicida di meno . Attenti quindi, secondo quanto ha affermato il sociologo Marzio Barbagli su Repubblica nel 2012 , all’effetto Werther , dal nome del protagonista suicida del libro di Goethe, cioè all’effetto emulazione che dipende dal modo con cui vengono diffuse ed amplificate dai media le notizie . Inoltre dal rapporto sulla criminalità in Italia diramato dal ministero dell’Interno il tasso degli omicidi volontari risulta diminuita a partire dal 1991, di una quota superiore al 30 % attestandosi sull’1,02 per 100000 abitanti nel 2009. Negli ultimi anni, dai dati resi noti dalle forze dell’ordine, non sembra ci siano state significative modificazioni di questa tendenza. Si segnala solo un aumento esponenziale dei delitti contro le donne, legati ovviamente più a motivi ideologici che economici.

Le conclusioni affrettate che sovente caratterizzano le discussioni dei bar, possono essere molto fuorvianti. Luigi Preiti viene scelto come un simbolo della rivolta alla situazione attuale : ciò è dovuto al fatto che oggigiorno, la crisi economica e politica ha una matrice ideologica con precise ripercussioni psicologiche sui singoli. La povertà in cui versano milioni di italiani non è dovuta solo alla mancanza oggettiva di risorse materiali ed umane, ma ad una strategia politica, in particolare quella dell’ultimo ventennio di berlusconismo, che annullando e mortificando la cultura, la ricerca, l’innovazione scientifica, l’iniziativa imprenditoriale, togliendo ogni speranza di futuro ai giovani, mira a trasformare l’elettorato in una massa amorfa e manipolabile la cui capacità di rivolta si riduce ad una violenza cieca ed isolata che lascia il tempo che trova oltre ad essere facilmente repressa. L’attentatore calabrese di cui si sono occupate le cronache di questi giorni, è una vittima non perchè meridionale ed indigente ma anche perchè ha depauperato le sue risorse economiche ed ha perso la sua famiglia per motivi psichiatrici : la compulsione al gioco e lo sviluppo di tematiche deliranti rese esplosive dalle difficoltà esterne. Le sue sono responsabilità soprattutto individuali e solo parzialmente attribuibili alla realtà sociale ed economica .Ma a cosa potrebbe essere legato il passaggio dell’attentatore al ruolo di carnefice come suggerito da Laura Boldrini? Può darsi che l’”emergenza lavoro” abbia giocato un quache ruolo in questo passaggio però è necessario sviluppare un’analisi aderente al caso concreto.Noi sappiamo dalla psichiatria che nelle fasi prodromiche l’insorgenza di un delirio, come quello che ha armato la mano di Preiti, il soggetto fa l’esperienza di una frattura radicale che si instaura fra lui e gli altri, un vero e proprio abisso scavato da un insostenibile senso di inadeguatezza e di colpa ,che si alterna a momenti di lucidità fredda, simile a quello di chi commetta un assassinio. Questo abisso non è una semplice barriera, ha una caratteristica molto più incondizionata: si tratta di una cesura che nessuna strada può attraversare.

Chi cade in questo stato d’animo si rimprovera, senza possibilità di assoluzione, e reagisce, più o meno consapevolmente alla cecità di non aver “visto” e capito, ma soprattutto di essersi alienato, per effetto della pulsione di annullamento, dal mondo umano. Fuori dagli affetti e dalle relazioni fondamentali la vita propria e degli altri non ha più alcun senso. L’imperativo predominante diventa l’affermazione di un “Io” che minacciato di disgregazione si pone delirantemente al centro del mondo: per un attimo di notorietà, che riscatti, anche solo per poco , il vissuto di una catastrofe personale, si è disposti ad annientare vite umane. Per fare propaganda ad un libro da lui scritto Anders Breivik ha ucciso 77 persone rammaricandosi di non aver fatto meglio: egli paragonava la strage di giovani ignari ed innocenti a fuochi artificiali che avrebbero dovuto celebrare ed illuminare la sua grandezza. Il terrorismo del norvegese altro non era che una giustificazione del delirio di onnipotenza di chi pensa di poter disporre a proprio piacimento della vita altrui e del bisogno di un riconoscimento narcisistico sia pure come eroe negativo: analogamente la ribellione armata alla crisi della politica di Preiti è solo una copertura di un nucleo psicotico, che non riconosciuto e curato, è andato incontro ad una inesorabile evoluzione. Come Breivik però Preiti non si è ucciso, pur avendone la possibilità, perché il suo vero obiettivo era la notorietà della vetrina e della esposizione mediatica che gli avrebbe evitato l’onta di una morte anonima in una stanza squallida di albergo.images

A suo tempo l’europarlamentare Borghezio ha tessuto l’elogio farneticante della pazzia di Anders Breivik, così come gli autonomi hanno trasformato il calabrese in un eroe della lotta armata, una specie di surrealista post litteram, che come preconizzato da images2Andrè Breton , pistola in pugno avrebbe sparato a caso sulla folla ( in questo caso anche sui carabinieri) nel nome della rivoluzione. I giornali e le televisioni hanno tutto l’interesse a creare un personaggio che attiri la curiosità morbosa, indagando nella sua vita , senza alcun rispetto per esempio della privacy del figlio undicenne e del dolore dei familiari. Si crea così un’intreccio perverso fra l’azione delittuosa ed il linguaggio , scritto, parlato e per immagini dei media che amplificano in modo devastante il significato di un episodio tragico che non ha nulla di eroico. L’equivoco in cui potrebbe cadere l’opinione pubblica potrebbe essere quello di considerare come paradigmatica di una reazione al degrado della politica un’azione criminale che scaturisce da un vissuto di malattia, da una grave crisi di identità di un uomo che tutto appare fuorchè sano di mente.

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Psichiatria

Meteore psichiatriche: la sparizione delle diagnosi

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L’assassinio di Marat

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Pinel libera i malati di mente dalla prigione

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Entrance Philippe Pinel (1745-1826) releasing the lunatics from their chains at the Salpêtrière Hospital in 1795.

Nella storia della psichiatria le malattie appaiono e scompaiono come meteore. Agli inizi del secolo diciannovesimo Pinel coniò il termine mania ragionante o follia parziale , Esquirol quello di monomania omicida. Per Etienne Jean Georget allievo di Esquirol la follia parziale escludeva l’idea di azione criminale e di colpa oltre che quella di responsabilità della condotta. Il concetto originariamente autonomo di monomania, legato all’ipotesi di due differenti sedi organiche della follia l’epigastrio ed il cervello, alimentò un acceso dibattito nel corso del XIX secolo, basato su argomentazioni spesso risibili sulle quali ironizza Dostoevskij nel “ I fratelli Kamarazov”. Nel romanzo tre medici cercano di stabilire se l’imputato di omicidio fosse o meno “monomaniaco” basandosi sull’osservazione della direzione del suo sguardo all’ingresso del tribunale.

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento prevalse l’idea che che la “follia ragionante” altro non fosse che un raggruppamento provvisorio ed artificiale di fenomeni diversi e che pertanto non si potesse considerare un’entità nosografica a se stante. Si affermò il concetto di moral insanity coniato da Prichard (1835) che si agganciava alla teoria della degenerazione di Morel e Magnan. Dopo Kraepelin i vari casi di monomania furono ascritti alle psicopatie, alla paranoia, alle psicosi organiche e dopo Eugen Bleuler alle varie forme di schizofrenia o psicopatia . La monomania scomparve perché non aveva un fondamento psicopatologico ed era facile obiettare che la psiche è un tutto in cui intelletto, affetti ed impulsi agiscono unitariamente. La monomania omicida era un concetto frutto di una visione intellettualistica e filosofica della mente umana. Le passioni e gli affetti, considerati irrazionali, per una lesione della volontà che lasciava indenne l’intelligenza avrebbero determinato l’impulso irresistibile e criminale. Non si comprendeva che poteva essere la razionalità lucida solo apparentemente integra ma in realtà anaffettiva a determinare l’agire delittuoso ed omicida.

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L’ipnotizzatore e l’isterica

Anche per l’Isteria è successo un qualcosa di analogo. A partire dal DSMIII non si trova più una categoria diagnostica riconducible al sostantivo isteria ma neppure troviamo l’aggettivo isterico sostituito da istrionico. L’istrione è il mentitore ed il commediante: l’isterico, nell’aggettivo sostantivato, diventa sinonimo di simulatore di cui il medico diffida perché può indurre in gravi errori diagnostici.

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Isterica della Salpetrière

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Hysterical yawnings.” Three photos in a series showing a hysterical woman screaming.

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A Clinical Lesson with Doctor Charcot at the Salpêtrière.
Painting by André Brouillet, 1887. Lyon, Hôpital Neurologique. Il dipinto di André Brouillet mostra Blanche Witmann prima di una crisi. Dietro Charcot il suo famoso allievo Joseph Babinsky

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Il declino dell’ Isteria ha inizio con Charcot ma anche con Breuer e Freud. Ciò che Charcot denominava isteria era una coorte composta dalle più disparate malattie. Le isteriche della Salpetrière agivano come attrici consumate abituate a mettere in scena un copione ben preciso secondo le aspettative dell’autoritario direttore. suo uso attuale il termine ‘isteria’ non ha praticamente alcun rapporto con il suo significato originario. Perché non si riferisce più a un disturbo legato all’utero od alla sessualità come si era ritenuto a partire da Ippocrate. È invece utilizzato per riferirsi a qualsiasi sintomo o qualsiasi modello di comportamento anomalo per cui non esiste patologia organica ed esso è pertanto ritenuto un prodotto di stress emotivo, ansia o qualche altra causa psicologica. Se tutti i pazienti che sembrano essere affetti da sintomi fisici, ma che non hanno alcuna patologia organica rilevabile dovessero essere soprannominati ‘isterici’, il concetto di isteria diverrebbe così ampio e così vago da essere del tutto privo di significato. Hysteria, in effetti, cessa di essere l’entità nosografica molto particolare che si è sempre storicamente considerata, e diventa semplicemente un’ affermazione negativa sulla natura di alcuni sintomi. L’aggettivo isterico ‘viene oggi utilizzato come se fosse un sinonimo di ‘non biologico’ o ‘psicogeno’.

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Anna O- Bertha Pappenheim

Quando Breuer cominciò il trattamento di AnnaO- Bertha Pappenheim nel 1880 e fece diagnosi di Hysteria si riferiva alla natura psicogena della tosse,delle contratture, delle paralisi , dei disturbi del linguaggio e della diplopia : egli escluse per es. la possibilità di una meningite tubercolare.
E’ stato suggerito però da Mikkel Borch Jacobsen nel suo libro “Remembering Anna O. A century of mystification” (1996) che il quadro sintomatologico complessivo cui il famoso medico si trovò di fronte sia stato un’abile messa in scena attraverso la quale la giovane ebrea confermava la diagnosi di Breuer , ma fondamentalmente lo teneva in scacco. Si sarebbe trattato di una simulazione isterica od autoipnotica, che avveniva ad un livello preconscio e non di una menzogna intenzionale e pienamente cosciente. Massimo Fagioli nella sua magistrale premessa al libro “La storia di Anna O di Lucy Freeman” (L’asino d’oro” 2013) afferma che Breuer pur utilizando una volta il termine inconscio in realtà preferiva parlare di un “doppio stato di coscienza” od un’Io cattivo”: quest’ultimo potrebbe aver agito come un’abile simulatore . L’inganno riusciva perché Breuer non andava oltre i sintomi e la rievocazione dei ricordi o l’abreazione nel linguaggio degli affetti rimossi che in quanto tali erano stati un tempo coscienti. Joseph Breuer brillante neurofisiologo, rimaneva nell’ambito dell’approcio razionale alla malattia e sbagliò in partenza la diagnosi. Non collegò l’isteria alla presenza di un nucleo psicopatologico “inconscio”, nel senso di mai venuto prima alla coscienza, che si celava dietro il teatro privato della paziente ; l’anaffettività e la pulsione di annullamento non producevano manifestazioni visibili nascondendosi indisturbate dietro una teatralità vuota ed a tratti manierata.

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George Gershwin muore per un tumore cerebrale scambiato per isteria da Gregory Zilboorg

Freud sfruttò cinicamente la malattia di AnnaO e la sua messa in scena in quanto legata alla fama ed alla credibilità di Breuer . Indusse quest’ultimo a dichiarare il falso a proposito dell’efficacia del metodo catartico nel trattamento dell’isteria per poi procedere a demolirne l’ immagine. Già nella corrispondenza con la fidanzata Freud appare particolarmente invidioso del rapporto fra Breuer ed AnnaO, che viene descritta come molto avvenente, tanto da accennare all’infelicità ed alla gelosia della moglie del collega, Mathilde. Non sappiamo quanto risponda al vero la famosa storia della gravidanza e del parto isterico di Bertha Pappeheim messa in giro dal padre della psicoanalisi : di certo è falso che Breuer concepì la figlia Dora dopo l’interruzione del trattamento e il ricovero in ospedale della giovane. Dora Breuer nacque ben tre mesi prima la fine della cura . Ciò rende inquietante un’altra comunicazione che Freud fece a Marie Bonaparte nel 1925: a causa del coinvolgimento del marito con Anna O-Bertha Pappenehim, Mathilde Breuer avrebbe tentato addirittura il suicidio durante l’allattamento della figlia Dora . Quest’ultima circostanza, se vera, testimonierebbe a favore di una grave forma di depressione .

Jacobsen, nel libro prima citato,  riferisce che lo psiconalista Peter Swales ebbe modo di leggere i “Diari” di Marie Bonaparte nei quali veniva riportata una confidenza di Freud

<<Confronted by Breuer almost obsessional discussing of Anna O. all the time, his wife Mathilde made a suicide attempt. Breuer broke off the treatment. But the same night he was called back and Anna confessed to him she was pregnant by him.>>

Freud ovviamente non è attendibile sia sul piano teorico né umano per cui quanto comunicò a Marie Bonaparte va preso con beneficio di inventario:  resta il fatto che l’aver scelto l’isteria come suo cavallo di battaglia può aver influito  sul declino dell’isteria come entità nosografica autonoma. La psicoanalisi proprio in America dove si è più largamente diffusa nel novecento, ha invalidato la credibilità della diagnosi come ha affermato a più riprese lo psichiatra Allen Frances, il padre del DSMIII e IV. Emblematico il caso George Gerschwin. Lo storico della psichiatria , il russo Gregory Zilboorg emigrato negli USA e diventato psicoanalista freudiano con credenziali false, curava il musicista per mal di testa e anosmie ritenuti sintomi isterici ma in realtà espressione di un tumore cerebrale con esito mortale . Questo errore fa parte integrante della tradizione freudiana.9 MARZO2

Storicamente anche Freud, del tutto in malafede aveva confuso sintomi organici con sintomi psichici . Egli, proprio nel 1895 pochi mesi prima della pubblicazione degli “Studi sull’Isteria” firmati insieme a Breuer, convinse una sua paziente isterica Emma Eckstein a sottoporsi ad un intervento al naso in base alla teoria delirante di Fliess secondo la quale la masturbazione provocava un’alterazione dei turbinati che poteva essere risolta chirurgicamente. Fliess che per la prima volta si cimentava in un’operazione del genere, lasciò mezzo metro di garza nel naso della paziente. Freud interpretava i sintomi di un’infezione che si era sviluppata come se fossero sintomi isterici. Jeffey Moussaieff Masson ha fornito un resoconto dettagliato e completo di questo episodio nel suo libro “Assalto alla verità” (1984) . La paziente costretta ad altri interventi chirurgici si salvò ma rimase per sempre sfigurata nel volto. Mentre Bertha Pappenheim- Anna O , durante la malattia, non si riconosceva allo specchio Emma Ekstein fu resa irriconoscibile. A quanto pare Freud mentre pubblicava nel 1895 gli studi in cui ribadiva la natura traumatica e psicogena dell’Isteria contemporaneamente caldeggiava l’idea che essa fosse dovuta a cause organiche dando credito all’amico berlinese, che fu a suo tempo accusato dal figlio Robert, diventato anche egli psicoanalista, di aver abusato di lui da bambino.

Quindi né Joseph Breuer nel 1880 né Freud nel 1895 avevano la minima idea di cosa fosse l’Hysteria. Breuer si trovò del tutto impreparato ad affrontare un quadro psicopatologico complesso in cui i sintomi isterici erano solo la sovrastruttura di un nucleo psicotico e dissociativo mentre Freud si limitava a ripetere le formule di Charcot sull’origine traumatica dell’isteria dedotta dall’osservazione degli effetti psichici dei primi incidenti ferroviari nell’Ottocento.

Le vicissitudini del concetto di monomania omicida e di isteria parlano di forme di razionalità diagnostica differenti. L’approccio illuministico di Pinel ed Esquirol racconta dell’illusione di una ragione integra, senza delirio che potrebbe convivere con affetti ed una volontà malate nell’impulso irresitibile dell’agire criminale. Breuer testimonia lo scacco, personalmente sofferto, di un progetto di diagnosi e cura razionale di fronte all’immagine femminile oppressa e sofferente: il caso di Anna O rappresenta un punto di crisi e un un’occasione mancata di passaggio ad una nuova psichiatria. In Freud la razionalità è strumentale piegandosi a diventare mezzo per il perseguimento di un’utile personale, la fama ed il denaro, che non rifugge ma anzi integra in sé la logica dell’agire falso e criminale che oltre a diffamare produce lesioni e morti.

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Adam Lanza imita Anders Breivik

I manuali diagnostici del terzo millenio, improntati a criteri apparentemente ateoretici ed operativi, eliminando la soggettività della valutazione medica , segnalano un’ulteriore evoluzione verso sistemi classificatori che si espandono proporzionalmente all’espansione del mercato delle case farmaceutiche . In quanto prodotto di una psichiatria disfunzionale ed acefala, che ha perso ogni riferimento alla ricerca sulla psicopatologia e sull’inconscio, essi concorrono a generare nuovi modelli di patologia mentale. Entità tradizionali come l’isteria, ma oggi anche la schizofrenia e la psicopatia, si ibridano e scavano percorsi carsici scomparendo. Quando tali entità non riconosciute riemergono alla superficie della vita sociale innescano fenomeni drammatici ed inquietanti all’interno delle quali la bizzaria dei deliri e dell’acting out criminale come nel mass shooting , si coniuga con fenomeni isterico-imitativi che contagiano una moltitudine di persone.Come scrive Allen Frances oggi

“Psychiatry is rapidly expanding and normal is shrinking”

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Politica, Psichiatria

Andrea Zampi e la politica: un elettroshock per l’Italia

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One Flew Over the Cuckoo’s Nest (1975) con Jack Nicholson

 

 

Schermata 03-2456363 alle 09.41.38Domenico Fargnoli

Nella stampa si legge che Andrea Zampi,  l’imprenditore pluriomicida  e suicida umbro, aveva dato segni di grave “squilibrio” mentale. Per ben due volte , riferisce la madre  era stato sottoposto a  “stimolazioni al cervello”. Luigi Cancrini intervistato ad UNO MATTINA il giorno 7/03/2013 ha sostenuto  la necessità che l’intervento psichiatrico risponda ad un criterio psicoterapico abbia cioè un carattere di continuità, di coerenza, di fiducia . Ora nel caso Zampi sembra che la terapia sia stata discontinua ed incoerente: il ricorso all’elettroshock avrebbe inoltre minato irrimediabilmente il rapporto di fiducia medico paziente condannando quest’ultimo  ad agire un vissuto di incurabilità.

Si è parlato molto del fatto che il suicidio, come quello di David Rossi, uno dei principali collaboratori di Mussari nel MPS di  Siena o l’omicidio suicidio come quello di Zampi sarebbero  maturati nell’ambito   della situazione attuale : la crisi economico sociale,il dissesto finanziario andrebbe a sovrapporsi, come causa concomitante,  ad  una  patologia preesistente sfociando in tragedie.

Gli psichiatri non sono in grado a quanto pare di affrontare e risolvere la psicopatologia personale mentre i politici sono assolutamente impotenti ad arginare le problematiche economico sociali. Il risultato  ,devastante ,  viene amplificato in modo sensazionalistico dalla stampa cosicchè si addiviene ad una sorta di isteria collettiva che nasconde il vero senso degli eventi.

Spesso politici e psichiatri colludono nel riaffermare l’incurabilità della malattia mentale, intesa come incapacità del medico di curare ciò che è in linea di principio curabile,  che poi si traduce  in un’ idea  che ha delle ripercussioni anche ben oltre lo specifico della psichiatria:  si stabilisce  uno strano parallelismo, tutto da indagare, con l’ impotenza dell’azione politica che  interessa la  società nel suo complesso.  L’impossibilità di effettuare la  cura della malattia mentale si lega alla concezione, tipicamente cattolica,  che quest’ultima sia una malattia del cervello: l’anima spirituale, come affermato da Massimo Fagioli, in Bambino donna e trasformazione dell’uomo (1980) essendo di natura divina è sempre sana. L’anima può solo subire le perturbazioni prodotte dal cervello che si  ammala .Contro il tessuto cerebrale   si accanisce allora la psichiatria con gli psicofarmaci e l’elettroshock. Ritorna la concezione platonica del soma-sema per cui lo spirito  andrebbe liberato dalla prigione di un cervello e di un corpo malato a costo di danneggiarlo. A suo tempo si bruciava il corpo degli eretici per salvarne l’anima.

Rosy Bindi, nota esponente del PD di matrice cattolica, nel 1996 ha firmato un decreto con il quale si legittimava l’uso della cosidetta TEC ( terapia elettroconvulsivante) quella cui è stato sottoposto anche Andrea Zampi. Il Comitato Nazionale di Bioetica espresse  in quell’occasione, il suo parere ritenendo   che “non vi erano motivazioni tali da suggerire come comportamento bioeticamente vincolante la sospensione totale e generalizzata dell’uso della “TEC” e considerava anzi la “TEC” un trattamento elettivo ed adeguato per alcune specifiche patologie”. Nel decreto del 96  si sosteneva inoltre che

<<(…)in Psichiatria vi è una accreditata letteratura che partendo da una profonda attenzione per la personalità o la dignità del paziente, ritiene che la TEC costituisca uno strumento terapeutico, talora indispensabile, per la riduzione della sofferenza dell’individuo se riferita a quadri clinici ben definiti(…)>>

Va ricordato, come afferma una denuncia dell’Associazione Luca Coscioni  che negli ospedali italiani si ricorre, in virtù del decreto , all’elettroshock. Nel triennio, solo per fare un esempio,  2008-2010 sono stati eseguiti più di 1400 trattamenti.

M. Fink, uno psichiatra statunitense che ha fatto parte della Task Force dell ‘APA (American psychiatric Association) , fin dagli anni 50 del secolo scorso ha dimostrato con una serie di lavori che il cosidetto effetto “terapeutico” della TEC altro non sarebbe che il risultato di una disfunzione e di un danno cerebrale. Le modificazioni  riscontrate nel liquido cerebrospinale e nell’ EEG  dopo la TEC erano simili secondo lo scienziato, a quelle prodotte da un trauma craniocerebrale piuttosto che a quelle determinate da una epilessia spontanea. Altri studiosi intorno agli anni 90 hanno sostenuto che la risposta “terapeutica” nella TEC era proporzionale alla dose di elettricità somministrata cioè all’entità del danno e della disfunzione provocata.  La TEC fornisce un chiaro esempio di come lo psichiatra, annullando la circostanza per la quale egli sta procurando un danno al paziente, utilizza gli effetti del danno per ottenere un individuo  meno emozionalmente consapevole, meno autonomo e più manipolabile. I pazienti dal canto loro vanno incontro alla cosidetta “agnosognosia”  tendono cioè a negare o minimizzare la perdità di capacità affettivo-emozionali e cognitive. Il medico danneggia il paziente in modo tale da confonderlo e rendere impossibile la percezione del danno subito.

La strategia era già stata sperimentata, nella sua variante psicologica,  dai sacerdoti    cattolici a partire dalla Controiforma: il prete dopo aver esercitato una violenza sessuale nel confessionale assolveva la vittima così da rendere non più esistente  e quindi comunicabile ad altri, il peccato.

Rosy Bindi ha in comune con Monti, ma anche con Vendola (non dimentichiamolo)  la fede  e l’ideologia cattolica.

Rosy Bindi ha  colluso con la psichiatria organicista nel ritenere incurabile la malattia mentale e si è resa  complice di un danno iatrogeno di proporzioni gigantesche mentre Monti è stato più coerente: ha fatto un vero e proprio TEC , che si è aggiunto a tutti quelli fatti precedentemente  da ventanni di berlusconismo,  all’Italia danneggiandone il corpo sociale ed economico. Vendola aspirerebbe  a produrre dei danni a parte quelli che ha perpetrato nei confronti della regione Puglia ( vedi la connivenza con il S.Raffaele di Milano solo per dirne una).

Il risultato è stato un disorientamento generalizzato, una perdita di memoria a breve ed a lungo termine,  come nell’elettroshock,  che ha consentito una parziale affermazione di Berlusconi, al di là di conclamate menzogne e promesse non mantenute. La protesta del movimento 5stelle appare inoltre , nella fase attuale estremamente confusa, priva di una progettualità politica concreta : nella sua inconsitenza , per non dire teatralità manierata si esprime un vuoto mentale, un deficit  che è un sintomo negativo cioè  il frutto  residuale di tutte le terapie indaguate  e quindi traumatiche , praticate dalla politica nei confronti della malattia del sistema Italia.

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