Psichiatria

Isteria e psicosi collettiva

Nel libro Hystories: Hysterical Epidemics and Modern Media (1997) di Elaine Showalter quest’ultima sostiene che l’isteria non sia scomparsa, ma abbia assunto nuove forme nella cultura contemporanea. Queste “isterie moderne” si diffondono non per contagio fisico, ma narrativo, attraverso i media, la letteratura popolare e la psichiatria. Vengono chiamate hystories: storie collettive che danno significato a traumi individuali, ma spesso si basano su credenze dubbie o pseudoscientifiche.

I media moderni (TV, giornali, Internet) sostituiscono i salotti ottocenteschi come veicolo del contagio isterico.
• Le “hystories” diventano vere epidemie culturali, autoalimentate dalla visibilità e dalla legittimazione scientifica apparente.
• Neologismo centrale: hystory = narrazione isterica che si diffonde come mito collettivo.


Satanic panic: presunta esistenza diffusa di culti satanici che avrebbero praticato abusi rituali su bambini e adulti

Un contributo fondamentale di Hystories è il parallelo tracciato tra le isterie “classiche” storiche e quelle odierne. Nella prima metà del libro, Showalter ripercorre la vicenda dell’isteria dall’Ottocento al Novecento , rievocando figure come Jean-Martin Charcot, Pierre Janet, Sigmund Freud e gli studi clinici su pazienti isteriche (come la celebre Anna O.). Nel XIX secolo l’isteria – diagnosticata prevalentemente a donne – includeva sintomi come paralisi, convulsioni, tic, anestesie e visioni, senza base organica. Showalter sottolinea come già allora si trattasse di un fenomeno in parte “artificiale”, plasmato dalle aspettative mediche e sociali dell’epoca . Ad esempio, le pazienti di Charcot al Salpêtrière “esibivano” sintomi spettacolari anche per conformarsi a ciò che i medici si aspettavano di vedere, in una sorta di performance inconscia. L’isteria vittoriana, sostiene l’autrice, fu un “ombrello diagnostico” che racchiudeva sia veri disturbi neurologici ignoti, sia simulazioni, sia genuine sofferenze psicogene generate dalla mentalità dell’epoca.

Dopo il periodo d’oro freudiano, l’isteria come diagnosi si sfilacciò e venne dichiarata obsoleta dalla psichiatria ufficiale verso la metà del ’900. Tuttavia – ed è il fulcro del libro – il medesimo insieme di sintomi e dinamiche si sarebbe semplicemente reincarnato in nuove forme, al passo coi cambiamenti culturali. Showalter mostra come “le isterie mutano nome e aspetto, ma sono sempre tra noi”


Le “isteriche” della Salpêtrière — come Blanche Wittman, Augustine, Geneviève — venivano:
Fotografate durante le crisi, in pose stereotipate (arco isterico, estasi, catatonia).
Ipnotizzate pubblicamente per suscitare convulsioni, paralisi o allucinazioni indotte.
Esibite nei celebri “martedì della Salpêtrière”, dove scienziati, artisti e scrittori assistevano a dimostrazioni cliniche simili a spettacoli teatrali

Elaine Showalter collega questi fenomeni alla tradizione storica della psicosi collettiva, simile a ciò che studiavano storici della medicina come Michael von Cranach o Ian Hacking. In particolare:

Contagio narrativo: le storie si diffondono come virus, anche grazie alla televisione e alla psicoterapia. Sviluppo di sintomi “modello”: i soggetti si identificano con sintomi appresi da media o da altri pazienti.

Rapito dagli alieni
John Mack (della Harvard University) ipotizzò che certi ricordi di abusi sessuali infantili potessero in realtà celare rapimenti alieni repressi
.

Memorie recuperate di abusi
• Uso terapeutico di ipnosi per far emergere abusi repressi: un’epidemia di pseudomemorie.
Miti moderni, capaci di riflettere paure, ansie, desideri e norme sociali del tempo e del luogo in cui circolano.

Il concetto di “sostituzione etnica” è una teoria del complotto di stampo razzista e suprematista, secondo cui esisterebbe un piano deliberato per rimpiazzare le popolazioni “native” bianche europee o occidentali con immigrati non europei (soprattutto musulmani o africani), attraverso immigrazione di massa, mescolanza razziale o calo delle nascite autoctone.

Le “hystories” ( forme più strutturate di fake news) sono dunque forme aggiornate di psicosi collettiva, veicolate dalla cultura, dai media e dalla psicologia pop. Il il desiderio di trovare spiegazioni straordinarie alimenta convinzioni deliranti condivise. In esse, il trauma agisce come nucleo simbolico centrale e l’isteria si aggiorna: non più nel corpo di donne affette da “disturbi nervosi”, ma nel corpo sociale, dove la patologia è diffusa, narrata, mediatica e contagiosa.

Gli immigrati mangiano cani e gatti

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Psichiatria

Folie a deux

In psichiatria esiste la “folie à deux” dove un individuo apparentemente sano adotta il delirio di un altro in virtù di un rapporto di dipendenza. Nel Terzo Reich avvenne su vasta scala: il delirio hitleriano fu indotto in milioni di cittadini, grazie a strumenti di propaganda e pressione sociale potenti.

La conformità e l’obbedienza autoritaria ) spiegano in parte l’adesione a un paradigma delirante: esiste il folie à deux, dove un individuo sano adotta il delirio di un altro in virtù di un rapporto di dipendenza. Nel Terzo Reich questo processo avvenne su vasta scala: il delirio hitleriano fu indotto in milioni di cittadini, grazie a leve di propaganda e pressione sociale potenti. La conformità e l’obbedienza autoritaria spiegano in parte l’adesione comportamentale; ma qui si andò oltre la semplice obbedienza esteriore, arrivando a una convinta interiorizzazione delle credenze deliranti. Possiamo dire che l’intero corpo sociale tedesco sviluppò sintomi analoghi a una psicosi collettiva cronica: visione del mondo rigida e distorta, mancanza di empatia per categorie intere di esseri umani, ideazione onnipotente (es. “reich millenario invincibile”), alternata a bruschi viraggi paranoidi (odio/furia distruttiva verso i traditori e nemici).

La folie à deux è un fenomeno clinico raro ma illuminante, che mostra come la realtà psichica possa essere costruita socialmente, soprattutto in condizioni di dipendenza o fragilità.
Estesa al piano collettivo, ci aiuta a capire come le ideologie patologiche si diffondono e diventano “verità condivise” in contesti dove il pensiero critico è sospeso, e il bisogno di appartenenza o rassicurazione supera la razionalità.

La follia nei singoli è alquanto rara. È la regola invece nei gruppi, nei partiti, nelle nazioni e nei periodi storici.”

– Friedrich Nietzsche

dall’opera “Al di là del bene e del male” (Jenseits von Gut und Böse), precisamente §156.

Il Trumpismo americano, senza nulla togliere alla specificità politico storica del fenomeno, può essere considerata una psicosi collettiva dove un soggetto con tratti psicopatologici evidenti, non viene percepito come pericoloso: questo soggetto è stato capace di instaurare una nuova “normalità” all’interno della quale egli appare come un eroe, un salvatore un individuo messianico.

“Non è Trump a essere pazzo. Siamo noi” dice Allen Frances

“Ma cosa ci dice tutto questo di noi, che abbiamo eletto una persona così chiaramente inadeguata e impreparata a decidere del futuro dell’umanità? Trump è sintomo di un mondo in difficoltà, non ne è l’unica causa. Rimproverarlo per i nostri problemi significa non vedere la ben più profonda malattia sociale che sta dietro e ha reso possibile la sua improbabile ascesa. Dire che Trump è un pazzo ci permette di non vedere la follia della nostra società – se vogliamo tornare a essere sani di mente, dobbiamo innanzitutto capire noi stessi. Detta in due parole: Trump non è pazzo, ma la nostra società sì.”

Sono solo in parte d’accordo Allen Frances. Il tycoon non solo ha dei tratti di quello che viene chiamato narcisismo maligno ma è dissociato. incoerente e presenta una ideazione delirante con tematiche di grandiosità; il consenso elettorale comunque ha avuto un effetto cosmetico non rendendo immediatamente percepibili le componenti psicotiche della sua personalità. Il presidente si autolegittima facendo riferimento a Dio e attaccando l’Iran.

E poi ha detto: “E voglio ringraziare tutti. E, in particolare, Dio. Voglio solo dire che ti amiamo, Dio, e che amiamo il nostro grande esercito.Proteggili”

La democrazia americana ha il suo punto debole nella razionalità delle sue politiche e in una radice illuministica della sua concezione dell’uomo che comunque rimane ancorata ad una mentalità religiosa. La ragione illuministica perse il riferimento ad un sistema di valori e divenne razionalità strumentale finalizzata al perseguimento di fini utilitaristici, al dominio sulla natura e ad un controllo sociale autoritario. Da qui lo slittamento progressivo verso forme di società totalitarie dove il collante è l’ideologia cioè il pensiero delirante.

In America nella seconda metà del novecento fino ad oggi assistiamo ad un processo analogo a quello svoltosi ne XIX sec di degrado delle politiche di ispirazione illuministica: Trump, con i suoi successi elettorali e’ il sintomo di un fallimento progressivo del sistema democratico basato sulla religiosità e sulla razionalità.

“Attraverso i discorsi inaugurali, si è venuta elaborando nel corso del tempo una sorta di teologia presidenziale della democrazia di Dio, il cui canone fondamentale appare già saldamente stabilito dai primi presidenti degli Stati Uniti, che furono anche i primi pontefici della religione americana.”

Come disse George Bush la fede dell’America nella libertà e nella democrazia è stata come una roccia in un mare tempestoso. Il destino della libertà nel mondo sarebbe dipeso dal successo della missione americana, «perché se l’America non guida la causa della libertà, la causa della libertà rimane senza una guida».

Ma con Trump, a partire però dai suoi predecessori, mi sembra che la roccia si sia sgretolata e con essa la causa della democrazia e della libertà.

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Folie simultanée: due persone sviluppano un delirio simile nello stesso tempo, per suggestione reciproca.

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Anarchia sessuale fin de siecle

“Stevenson’s tale of Jekyll and Hyde, like so many fin-de-siècle narratives, dramatizes the fragmentation of the self and the horror of unchecked desire; the monster Hyde is not only Jekyll’s dark double but also the embodiment of a sexual and social anarchy the Victorian world tried desperately to suppress.”

— Elaine Showalter, Sexual Anarchy, cap. 2

John Singer Sargent – Stevenson e sua moglie -1885

Elaine Showalter interpreta Stevenson in “Sexual Anarchy” (1990)

Showalter legge Jekyll e Hyde come una potente allegoria delle tensioni sessuali, morali e identitarie del “fin de siècle”. L’opposizione tra il rispettabile Dr. Jekyll e l’abietto Mr. Hyde diventa il simbolo della dissociazione dell’Io maschile vittoriano, diviso tra conformismo pubblico e desiderio privato, spesso represso e indicibile.
Il desiderio omosessuale represso:
Anche se non lo esplicita in termini strettamente queer, Showalter, in linea con altre letture contemporanee, suggerisce che la relazione tra gli uomini del romanzo (in un mondo quasi del tutto privo di donne) rifletta un’ansia rispetto alla sessualità maschile deviata o non normativa. Questo fa di Hyde una figura del “desiderio mostruoso”.

L’assenza e il silenzio delle donne:
Showalter sottolinea che l’assenza di personaggi femminili nel romanzo è significativa. La sessualità femminile viene esclusa dal racconto, quasi “rimosso” come lo è Hyde nella psiche di Jekyll. Questa assenza riflette una cultura maschile in crisi, che cerca di contenere il caos del desiderio attraverso la scissione e la negazione.

Degenerazione e teoria medica:
Collega l’opera alle teorie della degenerazione psichiatrica di fine Ottocento (Morel, Lombroso), dove Hyde incarna un ritorno all’animalesco, al primitivo, spesso attribuito in quel tempo alle classi inferiori, ai “non civilizzati”, ma anche — in modo simbolico — al femminile visto come incontrollabile.

Il dualismo Jekyll/Hyde rappresenta un caso di dissociazione psichica, parallelo ai “doppi io” descritti in ambito psichiatrico (ad es. Charcot, Janet). Hyde è descritto come deforme, animalesco, degenerato, secondo il lessico della scienza positivista del tempo.

“Hyde’s deformity is moral, but also sexual. His face is unreadable, his body outside classification: he is the perfect embodiment of the fin-de-siècle fear of sexual ambiguity.”

— Sexual Anarchy, p. 109

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La psichiatria , la donna e il femminicidio. Domenico Fargnoli -16 Maggio 2025

 

Devo dire anche il caso clinico? Sarà  un quarto d’ora. Un femminicidio culturale e  simbolico.

 


Quindi il mio caso clinico è questo, nella mente di un femminicida simbolico, Alfred Hitchcock. Qui vedete il famosissimo film “Gli uccelli”, del 1963.

 


Ora, la trama del film è questa, cioè che …la sapete, chi è che non ha visto questo film? …la protagonista è  attratta da un uomo che incontra in un negozio di animali, di uccelli, e va a trovarlo in questa località che si chiama Bodega Bay, con la scusa di recapitare una coppia di pappagalli. Però succede che mentre si avvicina alla casa di Mitch, a bordo dii una piccola  barca a motore,  Melania viene improvvisamente attaccata da un gabbiano. E poi seguono aggressioni di un enorme numero di uccelli che coinvolge tutta la comunità.

 

 


 

Ora il discorso sarebbe lungo, però lo abbrevio. Questo film è la rappresentazione piuttosto efficace di una categoria psicopatologica che è la Wahstimmung, lo stato d’animo delirante. Il film è un esempio perfetto di questa … atmosfera?… umore?…  atmosfera delirante,  che è  appunto una categoria che è  stata introdotta nella psicopatologia da Jaspers.

E vediamo che gli uccelli si comportano in una maniera strana, fanno degli attacchi, anche improvvisamente,  senza senso, oppure hanno un senso opaco e sinistro, nel mondo, attorno, apparentemente uguale perché il paesaggio è quello, ma diventa inquietante e minaccioso.  La minaccia è apparentemente priva di causa, e per questo ancora più  angosciante, e questa è una delle caratteristiche chiave dello stato pre-delirante.


Un’altra cosa su cui si potrebbe fare un discorso lungo ma non lo faccio, è che in questo caso la Wahnstimmung è collettiva, cioè non è una persona che ha la Wahstimmung ma addirittura una comunità, coinvolge tutti gli abitanti di Bodega Bay


Poi in qualche modo in questa situazione questi ne escono,  ci sono scene di violenza, di sadismo, eccetera.

 


Il discorso continua considerando l’altro film, Marnie, del 1964, che ha la  stessa protagonista, Tippi Hedren e Sean Connery.

 

E qui Marnie Edgar, che è la protagonista, è una donna disturbata, affascinante ma disturbata, cleptomane, fobica, soprattutto verso il colore rosso e il contatto fisico. E cambia continuamente identità finché non viene scoperta da Mark Rutland, un editore che, affascinato da lei, invece di denunciarla lui la ricatta e la sposa. Durante il matrimonio c’è un rifiuto dell’intimità e segni di un trauma profondo. Mark è deciso a salvarla e indaga sul suo passato e scopre un evento traumatico legato all’infanzia: Marnie ha assistito ad una scena violenta legata alla madre, eccetera, che è un’ex prostituta, e un marinaio, e solo rievocando quel ricordo Marnie riuscirebbe a confrontarsi con la sua identità e con la possibilità di amare.

 


Il discorso che va puntualizzato è  che la protagonista di tutti è due i film è  all’origine della Wahstimmung. E chiaramente noi spettatori, dall’esterno, considerando la scena dall’esterno, lo vediamo perfettamente. Invece chi è dentro la scena si chiede, come diceva, come riferiva Klaus Conrad, a proposito dei pazienti, cosa sta accadendo?E quindi c’è questo senso di ricerca del significato evidentemente inquietante e sfuggente. In Marnie vediamo che dalla tempesta, potremmo chiamarla così, di sabbia della Wahstimmung, che impediva di vedere , viene fuori questa immagine di donna, Marnie, che è malata, cleptomane,  fobica,  e chi meglio di un violenttatore come Sean Connery potrebbe salvarla? Perché Sean Connery ha rilasciato delle interviste dove dice:  “penso che ci siano momenti in cui è assolutamente giustificabile colpire una donna. Quando una donna è una cagna  isterica troppo insistente… allora si, uno schiaffo può essere utile”.
E può essere utile anche uno schiaffo “quando le donne vogliono avere l’ultima parola”. dice in un’intervista con Barbara Walters.
Ora, nel film di Hitchcock naturalmente… lui  violenta Marnie, forse a scopo terapeutico (punto interrogativo? E esclamativo insieme?) Nel film di Hitchcock la cura presuppone il controllo totale della donna, anche del suo passato. Dove, peraltro, quello dell’episodio infantile alla base della patologia, in cui Marnie avrebbe ucciso un uomo che minacciava la madre prostituta è il solito romanzetto, a mio avviso, psicoanalitico.

 


 

Ora, tutto questo discorso su Hitchcock perché? Perché nel 2016 è uscita una biografia di Tippi Hedren in cui racconta il fatto che Hitchcock ha tentato di violentarla, l’ha perseguitata, l’ha messa sotto contratto e – come lei non si concedeva – non l’ha fatta partecipare al premio Oscar  e di fatto le ha stroncato una carriera ad alto livello come avrebbe potuto avere data, appunto, l’importanza di questi film  che aveva girato con Hitchcock.
E viene fuori che Hitchcock, proprio anche come persona, accetta la donna solo come specchio, tematiche che del resto lui ŕipete anche in “Vertigo” o il  “Psycho”, e quindi accetta lo specchio che rifletta la propria immagine o idealizzata o  degradata.
E ci dobbiamo domandare:
perché forse lui ha fallito nel disegnare il proprio volto allo specchio?

 

 


c’è questo… voi forse vi ricorderete questo passaggio (scena di inizio della serie televisiva “Alfred Hitchcock presenta”).
Ecco, viene in mente quello che diceva Massimo Fagioli, cioè  che nell’ombra non c’è  immagine, nell’ombra che non è  immagine c’è un “non”, che è soltanto parola che dice: anaffettività.
La musica è quella della “Marche funebre d’un marionette” di Charles Gounot del 1872.
… la marionetta anticipa  la morte, in un certo senso.  E il riferimento forse è  a Rilke, forse a Von Kleist, “Le elegie duinesi”, dove la donna è una marionetta sacra, una apparenza senza essere.


Grazie

( Un ringraziamento a Lia Pallone per la sbobinatura del testo del mio intervento)

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L’Ottocento e la donna

Toulouse Lautrec- Il letto 1893

Il letto di Henri de Toulouse-Lautrec (olio su cartone, 1892-1893, Musée d’Orsay). Il dipinto raffigura due donne avvolte nelle lenzuola di un letto matrimoniale, che si scambiano uno sguardo affettuoso nella penombra calda di una stanza, forse illuminata dalla prima luce rosata del mattino . L’opera – una delle più celebri dell’artista – coglie un momento di quiete intima tra due prostitute, spesso interpretato come una liaison “saffica” (lesbica), ritratta con delicata comprensione umana e senza morbosità

A fine ’800 Parigi contava centinaia di bordelli autorizzati (maisons closes), luoghi ufficialmente chiusi al pubblico esterno ma fiorenti dietro le imposte: si stima che durante la Belle Époque ve ne fossero almeno 224 nella sola Parigi .

L’affascinante “bella epoca” parigina aveva dunque un doppio volto: da un lato la cultura brillante, la vita gaudente dei salotti e dei boulevard; dall’altro, un mondo marginale (ma fiorente) di piaceri proibiti, tollerati purché confinati negli spazi della notte e delle maisons closes. 

In bed the kiss 1892
Toulouse Lautrec

Come sottolinea la critica, Lautrec documentò splendori, miserie e vizi delle prostitute con una sensibilità acutissima, senza scadere né in patetismi né in condanne, ricorrendo a un realismo asciutto e penetrante. Nei suoi quadri di bordello – Il letto in primis – l’artista riesce a guardare oltre le apparenze, sospendendo ogni pregiudizio e cogliendo l’umanità delle sue protagoniste .

Il pittore trattò con rispetto e dignità soggetti (come l’amore omosessuale tra prostitute) che la morale corrente bollava come scandalosi. In virtù della sua sensibilità di fin-de-siècle e del vissuto personale dolente, Lautrec seppe immedesimarsi nei suoi personaggi emarginati e restituirli sulla tela con una compassione priva di paternalismo, di cui Il letto è forse l’esempio più toccante.

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Lev Tolstoj e gli uomini

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Femminicidio dei fratelli Kennedy

Diario di Marylin

“Reading the final entries, it was apparent that Marilyn was angry with John and Robert Kennedy for using her as a sex toy and then tossing her aside. She was frustrated that they wouldn’t take her calls, writing: ‘They are not calling back. Bob and John used me. They used me … I told Peter they’re ignoring me … I’m not going to stand for that. I’m going to tell everyone about us.’”

— vBombshell: The Night Bobby Kennedy Killed Marilyn Monroe by Mike Rothmiller, Douglas Thompson
https://leggi.amazon.it/kp/kshare?asin=B09ZH5HGBX&id=2lzzzaukcrdubhejkuhzuneqsm

Trump è sicuramente un delinquente come molti dei suoi collaboratori, personaggi impresentabili ed osceni come Musk. Ma cosa pensare di John e Bob Kennedy?

“There are several published accounts claiming that she became pregnant by John Kennedy and
had an abortion.”

“Once they [ John e Bob] were finished

with her romantically there was no compulsion to continue with her. Yet, like Hollywood, it was clear that they saw her as property, a chattel–somehow less than human. For a woman, still traumatised by a childhood of neglect, this must have been more painful than anything. She was–if not legally–emotionally an orphan. She was alone in her nightmares.”

John e Bob Kennedy
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