Psichiatria

La verginità e la liberazione della donna

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Domenico Fargnoli

“Emancipazione femminile” :il termine latino “mancipatio”  esprimeva l’atto solenne di una vendita rituale  tramite il quale il pater familias sanciva che  il figlio, non  fosse più soggetto al suo dominio. L’emancipazione cioè  il raggiungimeno di una eguaglianza giuridica ma anche   la liberazione, cioè la  rivendicazione  di una diversa soggettività della donna si è svolta storicamente sul terreno dei  diritti civili, politici  e sociali . Emancipazione  e  liberazione sono processi ancora in atto   che necessitano per essere portati a compimento , di   fondamentali cambiamenti   sul piano culturale e sociale .  Le  teorie che cercano di comprendere le radici  storiche della disuguaglianza  fra uomo e donna in parte  sono aspecifiche, cioè riconducono la subordinazione femminile ai fattori  generali  dell’oppressione sociale. Altre  teorie più specifiche partono dalle caratteristiche  dell’ anatomo- fisiologia femminile  e dall’originaria dipendenza dall’uomo, dovuta ai parti frequenti e alla necessità di allattare i figli . Nell’Ideologia tedesca (1846) Marx ed Engels avevano asserito che “la prima divisione del lavoro è quella tra uomo e donna per la procreazione dei figli”.. Le  strategie politiche legate  storicamente alle lotte della classe operaia  rivendicavano per le donne  una partecipazione attiva ai processi produttivi e l’affrancamento dalla schiavitù dei lavori  domestici  e dall’esclusivo  onere dell’allevamento dei figli :la prassi di emnacipazione  derivate dal materialismo  storico ,  era destinata al fallimento. Nei regimi comunisti il sogno di una “donna nuova” di Alexandra Kollontaj all’alba della rivoluzione del 1917 naugfragò clamorosamente Nessuna donna arrivò ai vertici della scienza, dell’arte o  della politica sotto Stalin ed i suoi successori. E nella Russia post sovietica la situazione non è sostanzialmente cambiata.  Massimo Fagioli in “Bambino donna e trasformazione umana” (1980) ha paragonato Marx ed il marxismo ad una donna che è rimasta chiusa nella sua verginità e questo perchè  il filosofo di Treviri ha parlato   di una trasformazione ma non ci ha dato i  mezzi per farla: il mondo umano non è stato “interpretato” cioè adeguatamente compreso   in quanto è mancata una scienza della realtà psichica. La prassi politica  legata alla soddisfazione dei bisogni ed alla realtà materiale, come nella tradizione del marxismo, ha prodotto  un ribellismo cieco e non trasformazione reale. “ La proposizione di trasformazione si pone soltanto nei riguardi della realtà psichica umana adulta così come ce la troviamo di fronte . Qui il ciò che è può essere rifiutato radicalmente per una trasformazione completa dell’esistente “ ( Massimo Fagioli 1980).

Il processo di ricreazione psichica della nascita, che fa emergere ciò che è assolutamente nuovo,  presuppone la dialettica  uomo donna, il confronto fra due soggettività uguali ma nello stesso tempo diverse oltre al rapporto  con ciò che in ciascuno non è cosciente e razionale. Solo così è possibile non tanto l’emancipazione ma la liberazione dell’ uomo e della donna insieme.  Il femminismo “virginale,” partorito non solo dal marxismo ma anche, sia pur con prerorogatice  differenti  dalla psicoanalisi a partire dalla  figura mitica di AnnaO- Bertha Pappenheim, appare assolutamente privo di senso. Bertha Pappenheim si oppose  fermamente alla psicoanalisi dopo aver contribuito con la sua malattia a determinarne l’origine.  Non aveva tutti i torti. Bisogna ricordare  che fra le tante dichiarazioni fatte da Freud sulla inferiorità del gentil sesso  spicca quella che attribuisce il pudore alla necessità di nascondere la conformazione difettosa degli organi sessuali femminili. La donna cerca di ovviare  come meglio può ad una  imperfezione : si spiega così il suo interesse per i tessuti e le stoffe necessarie a ricoprirla. L’unico contributo dato dalle donne alla storia delle civiltà, data la loro minore intelligenza,  è stato quello di intrecciare e tessere. Si  sarebbe trattato, per il padre della psicoanalisi, di una semplice imitazione per la quale la natura avrebbe già offerto un modello fornendo alla donna “il pelo pubico”. Unknown1Quest’ultimo non sarebbe servito a segnalare  la presenza  di qualcosa di “ diverso” ma  di un vuoto,  l’assenza del pene. L’altra metà del cielo viene stroncata a priori senza   neppure la prospettiva dell’emancipazione cioè dell’uguaglianza.250px-Femen_Logo Il movimento attuale delle Femen sembra non  tenere in nessuna considerazione nè il pudore nè la stoffa dei vestiti.

Negli anni 70 Luce Irigaray un psicoanalista francese di formazione  lacaniana si oppose a quello che lei chiamava “fal-logo-centrismo”  (predominio del fallo e del logos)  sia di Freud che di Lacan che predicava  la centralità del “Nome del padre” ed il ritorno a Freud: ella espose le sue tesi in un libro “Speculum” (1974) e per questo fu espulsa dall’Ecole freudienne e dall’università di Vincennes dove insegnava .femm1762

“Ogni teoria –scriveva la francese-del soggetto si trova sempre ad essere appropriata al maschile . Assoggettandosi la donna  rinuncia a sua insaputa, alla specificità del proprio rapporto con l’immaginario”

Essa diventa così  lo specchio, più o meno deformante, della volontà di potenza e  della paranoia maschile che a partire dai presocratici ha pensato ad un Logos che si riferisce all’ essere non come composto da uomini e donne  ma come una realtà designata con termini adatti ad una materia inanimata.. In greco antico  On, ciò che è e gli onta , gli enti,  sono parole neutre. L’ontologia da allora in poi parla di un logos e di un essere  chiuso in se stesso che perde la memoria della nascita  ed il contatto con la realtà umana.

“In questo universo chiuso, le relazioni con l’essere stranamente evocano le relazioni di un feto con la placenta. L’essere umano, perlomeno l’essere umano maschile è immerso in un mondo che in parte produce e da cui non è separabile. Egli si trova dunque isolato, separato da ogni relazione estranea alla sua placenta” ( Luce Irigaray All’inizio Lei era -2012)Unknown

Incredibilmente però il pensiero della Irigaray, nonostante la  critica alla non-sessualità cioè alla “neutralità” del logos , ha un approdo spiritualistico-religioso . In un libriccino delle  Edizioni Paoline “ Il mistero di Maria “(2010) ella sostiene che “ il divino è collegato all’aria ed al respiro: noi siamo divini dalla nascita.” La donna  avrebbe un  rapporto privilegiato con il soffio  ed il respiro  e ciò farebbe   sì che il divino sia più pienamente presente nella bambina.

Maria diventa il prototipo della donna che sa conservare intatta la propria verginità che altro non è che  la purezza del suo respiro: ella è capace   di collegare continuamente la terra ed il cielo “medianre una  trasformazione della materia  con il soffio, cominciando da una spiritualizzazione del proprio respiro”

Si stenta credere che la stessa autrice di “Speculum” possa aver scritto queste parole: come esse possano contribuire alla liberazione della donna rimane davvero un grande mistero.madonna_del_pilar

Come orientarsi allora? Il punto di partenza è la nascita. Se quest’ultima è respiro e soffio divino che, come nella Genesi, spiritualizza la materia inanimata e crea l’uomo, si ricade nel Cristianesimo. L’idealizzazione della Vergine annulla la sessualità e la donna.  E’ necessario che i concetti stessi di verginità e di immacolata concezione vengono ridefiniti  da una scienza della realtà umana .

E’ vergine ed immacolato, cioè senza peccato  o perversione originale, ogni bambino, maschio o femmina che nasce ed è vivo per l’emergenza del pensiero dalla realtà biologica come ha teorizzato  più di quarantanni fa  Massimo Fagioli. La realtà biologica è vergine perchè, per la stimolazione della luce sulla sostanza cerebrale, la trasformazione, la concezione del pensiero   che ha luogo dopo il passaggio nel canale del parto  , è antecedente al rapporto interumano.   Originariamente  il processo è lo stesso per l’uomo che per la donna. Solo  successivamente, dopo lo svezzamento, nella fase di latenza,   si avrà un diverso sviluppo psichico nei due sessi che si accentuerà all’adolescenza. Un’errata concettualizzazione della nascita ha ripercussioni importanti sia a livello personale che  sociale e politico. Lo dimostra non solo la vicenda di Luce Irigaray che  approda a considerazioni “schizofreniche”, ma anche  quella tragica di Ronald Laing che scrisse “I fatti della vita “ (1974) in cui sosteneva che l’impianto dell’embrione nell’utero è un vero e proprio trauma di cui si ha ricordo e che pertanto andrebbe abreagito (!?).La prassi di emancipazione  e di liberazione che conivolge sia l’uomo che donna ha come premessa  indispensabile la conoscenza dei processi fondamentali , coscienti e non coscienti, attraverso i quali la realtà psichica umana si forma si sviluppa e subisce una diversa caratterizzazione nei due sessi.

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