Monthly Archives: marzo 2017
Attacco all’arte-La bellezza negata
replica stasera ore 20,30 Su Segnalazioni di Iannaco
Trump e la psichiatria
Trump e la psichiatria
Domenico Fargnoli
A scuola Donald Trump era un disadattato. Nel libro “L’arte degli affari” egli si vantò di aver schiaffeggiato all’elementari una maestra di musica perché non sufficientemente preparata.
I vicini di casa raccontano che il tycoon in giovanissima età lanciava pietre ai bambini più piccoli nelle culle oppure seminava zizzania fra i ragazzini del circondario. Donald finì in un mare di guai tant’è che fu deciso di fargli frequentare un’accademia militare. Fra le sue affermazioni degna di nota è la seguente << Io amo i perdenti-disse – perché mi fanno sentire così contento di me stesso>> o l’altra << Se qualcuno vi fotte, fottetelo dieci volte. Vedrete che vi farà stare bene. Cazzo se mi sento bene io>> La sua vita, come dimostra David Cay Johnston nel libro“Donald Trump”, è un miscuglio di arroganza, ignoranza, misoginia e violenza gratuita. Quando il neo Presidente stanzia 54 miliardi in più al Pentagono, quando sostiene che Guantanamo e la tortura sono strumenti legittimi di lotta al terrorismo, quando impedisce l’ingresso ai mussulmani non legati ai suoi interessi, quando consente ai disabili mentali di acquistare liberamente armi, ci rendiamo conto di essere in pericolo. Una guerra nucleare è possibile di fronte a una personalità del genere?
Ha un qualche fondamento l’ipotesi che Trump soffra di un patologia psichiatrica?
A suo tempo Elias Canetti sostenne che spesso il potere si associa alla paranoia. La parola potere deriva da una forma latina antiquata potere che a sua volta si collega all’aggettivo potis (che può, che domina). La radice pa presente anche in pater e patronus (padrone) indica sovranità e dominazione. Nella psicopatologia del potere è presente la nietzschiana “volontà di potenza” la pulsione di annullamento teorizzata da Massimo Fagioli. Il tema del dominare e dell’essere dominati, con relativi vissuti di persecuzione, è stato presente, nel corso del 900, nella mente di Stalin, Mussolini, Hitler, Franco e Mao Tzetung ,solo per fare alcuni nomi: quest’ultimi hanno messo in pratica le fantasticherie deliranti dei malati di mente come per es. il famosissimo caso Schreber di Sigmund Freud. Secondo Canetti tutto il sistema delirante di Schreber non sarebbe dovuto a tendenze omosessuali come per la psicoanalisi ma alla rappresentazione di una lotta per il potere. Da quando il mondo esiste ci sarebbe stato un solo uomo che avrebbe avuto rapporti con la globalità delle anime e con l’onnipotenza di Dio: Schreber stesso. Quest’ultimo pensava di raccogliere intorno a sé l’enorme massa delle anime dei trapassati.
<< La sua follia, -scrive Canetti-sotto il travestimento di un’antichissima visione del mondo che presupponeva l’esistenza di spiriti, è in realtà un preciso modello del potere politico che si nutre della massa e da essa è costituito>> Chi era più malato? Schreber che si limitò a scrivere un libro di memorie o i dittatori che uccisero milioni di persone?
Nel delirio l’elemento religioso è compenetrato da quello politico: testimone di una catastrofe e salvatore o sovrano del mondo sono spesso una stessa persona. La paranoia implica la relazione mostruosa fra un individuo, che si sente l’unico vivo in un mondo di morti o di futuri morti, l’unico forte in mezzo a una miriade di deboli, e la massa.
Nei vaneggiamenti di Trump compare l’ideologia della guerra e della morte, la pulsione di annullamento: egli si sente potentissimo perché, con un solo gesto potrebbe togliere la vita a miliardi di persone.
Dietro Trump però vacilla la fede nell’America, nei suoi valori, nella sua forza benefica e salvifica, redentrice degli individui e dei popoli. Gli USA si sono impegnati, dopo l’11 settembre, in una crociata per salvare la nazione da una decadenza morale che alcuni identificavano con l’umanesimo secolare, il progressismo, il postmodernismo, il femminismo, l’omosessualità e la legalizzazione dell’aborto; ma soprattutto con il multiculturalismo e un’eccessiva tolleranza nei confronti dell’emigrazione. Gli Stati Uniti, protetti da due oceani e dal più potente apparato militare mai esistito, hanno scoperto il terrore dilagante come un’epidemia nei mass media e nei film apocalittici. Trump è il figlio della paura, di un’onnipotenza infranta infiltratasi nelle mura domestiche della provincia americana: la religione secolare con l’idea della missione civilizzatrice universale degli U.S.A ha partorito la figura caricaturale di un politico che ostenta un manierismo trionfante e provocatorio e propone soluzioni rozze e ridicole. La psichiatria, soprattutto quella americana non è capace di riconoscere la malattia che si nasconde nel patto che il tycoon è riuscito stabilire con il suo elettorato: siamo di fronte ad un delirio generalizzato, un miscuglio di kriegideologie e mentalità religiosa spalmato su un’intera nazione. Alla psicopatologia che si rivolgesse solo al singolo per penetrare le anomalie della coscienza e la logica perversa del potere, che cercasse i sintomi per la diagnosi individuale, mancherebbero elementi essenziali che potrebbero emergere dalla psicologia delle masse e delle folle.
Trump giunto al successo utilizzando la propaganda e le strategie di marketing si specchia oggi nell’arretratezza dell’America profonda che dietro lo scintillio delle armi e della tecnologia si scopre razzista, xenofoba, incapace di pensare la civiltà senza il culto della violenza. La patologia individuale del leader politico, “narcisismo maligno” o psicopatia o “psicosi latente”, interagisce con la disponibilità collettiva a sostenerla e a mascherarla. La psichiatria in tutto questo è latitante aggrappata ai profitti del “Big Farma” o al DSMV. La complessa interazione fra l’individuo e la moltitudine ha una base irrazionale che non solo la psichiatria ma spesso la politica classica fondata sulla ragione e sugli interessi, sugli ideali illuministici della democrazia non è in grado di indirizzare. L’altra faccia di Trump è il suo elettorato. Come sostenne Louis Bernays nipote e seguace di Freud e uno dei più grandi esperti di propaganda bellica e elettorale nella storia americana, <<(…) il ragionamento non trova spazio, nel senso stretto del termine, nella mentalità collettiva, guidata dall’impulso, dall’abitudine e dall’emozione (1928)>>
Da cento anni a questa parte la manipolazione della moltitudine dei consumatori e degli elettori segue gli stessi principi: la massa è considerata solo una sorta di malattia di cui la propaganda, economica e politica sfrutta i sintomi. Non stupisce che Trump, come in un cartellone pubblicitario, sia nudo ma nessuno fino ad oggi è stato in grado di vederlo fino in fondo e contrastarne il potere e la paranoia.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.