Arte

Arte partecipata o partecipativa?

Che cosa non è arte partecipativa?
Fa piacere vedere quanto il termine ‘arte partecipativa’ si sia diffuso anche in Italia, ma spesso viene usato a sproposito. Appena c’è più di una persona a intraprendere una faccenda, la cosa viene subito chiamata ‘partecipativa’, o addirittura ‘partecipata’. È venuto il momento di distinguere una serie di attività artistiche che si sono appropriate di una nozione molto di moda, ma poco considerata in termini di una vera riflessione teorica.
Scritto da Julia Draganovic | domenica, 22 aprile 2012 · 26
Pablo Helguera - Ælia Media Pablo Helguera – Ælia Media

Vorrei prima fare due distinzioni: la prima riguarda la differenza fra oggetti e processi. Mi sembra che ‘arte partecipata’, visto che utilizza una forma grammaticale che sembra riferirsi a un dato di fatto definitivo e concluso, si dovrebbe applicare a oggetti prodotti insieme a un gruppo.

Pablo Helguera Pablo Helguera

L’aggettivo ‘partecipativo’, applicabile anche ad azioni in corso, invece, mi sembra più adeguato a descrivere i processi. Una grande scultura di Pinocchio in una piazza fiorentina – creata da un gruppo di persone, ognuna delle quali ha portato una confezione di cubetti di zucchero per posizionarla dove indicava l’artista e per creare tutti insieme questo dolce pupazzo – la chiamerei in un primo istante ‘arte partecipata’.
‘Partecipativo’, invece, è un aggettivo che si applica al lavoro in corso. Se il cantiere però prevede sia un architetto che un geometra che fanno di tutto per eseguire un piano di produzione, le persone coinvolte, secondo me, si chiamano operai, non partecipanti. Istituendo il collegamento con il mondo dell’arte, potremmo utilizzare una terminologia coniata da Claire Bishop [1]. Bishop direbbe che si tratta di ‘agents’, cioè persone che l’artista ha convinto a lavorare per lui, ma che non hanno nessun diritto di decidere che forma prenderà il lavoro. Bishop, per altro, sostiene anche che ci sia una differenza fra ‘arte interattiva’ e ‘arte partecipativa’, cioè fra i casi in cui il visitatore o partecipante ha la decisione fra poche alternative impostate precedentemente dall’artista, in modo tale da far interagire il visitatore (interattivo), e il processo in cui il partecipante può anche negoziare con tutti gli altri partecipanti (e non solo con l’artista-autore). Negoziare, per esempio, che invece del Pinocchio si crei un Pierino o un Silvio fatto di zucchero, magari con lo stesso naso lungo del Pinocchio e messo non in piazza, ma sotto il buco della grondaia, in modo tale che si sciolga più velocemente.

Aelia media a Bologna 2011 Aelia media a Bologna 2011

 

I dollari di Mel Chin
Se tutti vogliono costruire un Pinocchio, va bene anche questo: l’arte partecipativa è comunque l’espressione non solo di un lavoro ma anche di una volontà artistica negoziata che sostituisce l’autore unico di un’opera con un gruppo. Ælia Media, il progetto vincitore del Premio Internazionale d’Arte Partecipativa Pablo Helguera, è senz’altro partecipativo in questo senso, in quanto i venti partecipanti del progetto decidono su forma, durata e contenuti della loro stazione-radio mobile a Bologna.
Ovviamente esistono una serie di sfumature fra le forme di partecipazione: se Mel Chin prepara uno schema di una banconota di 100 dollari da scaricare da internet e da completare a mano con i propri ritratti e fantasie di paesaggi, da raccogliere in mille scuole in tutti gli Stati Uniti per portarli a Washington e chiedere ai deputati americani di cambiarli in dollari veri per finanziare il recupero del suolo contaminato di New Orleans, e l’artista ha già concordato con i curatori il fatto che i tre milioni di disegni (nessuno dei quali è di Mel Chin) faranno parte della collezione del Hirshhorn Museum di Washington in modo tale che lo Stato americano riceva un equivalente di quanto spende per New Orleans – in questo caso siamo di fronte a un lavoro interattivo, partecipato o partecipativo?
Tre milioni di disegni che nasceranno dallo schema messo a disposizione dell’artista sicuramente eccedono la quantità di varianti che uno immagina parlando di un’opera interattiva… Ma nonostante ciò, forma e obiettivo del progetto Fundred sono ben definiti e poco negoziabili da chi partecipa. Forse il progetto si merita lo stesso l’aggettivo ‘partecipativo’ in quanto il promotore del progetto, l’artista Mel Chin, rinuncia completamente alla sua visibilità di autore e rimane praticamente invisibile dietro l’organizzazione che ha fondato e alla quale dedica tempo ed energia da oramai quattro anni (www.fundred.org).
[1] Cfr. Claire Bishop (ed.), Participation, Whitechapel-MIT Press, London-Cambridge (Mass.) 2006.
Julia Draganovic
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #3

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Psichiatria

lo psichiatra e l’imputabilità penale

monomaniaca

monomaniaca

Qual è il punto di vista dello psichiatra sull’imputabilità penale ?

 

L’art. 85 del Codice Penale stabilisce che “nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile”. Al secondo comma poi precisa che “E’ imputabile chi ha la capacità di intendere e volere”.

Art 42 nessuno può essere punito se il fatto non viene commesso con coscienza o volontà. Reato doloso quando ci è rappresentazione dell’evento e volontà che questo venga posto in essere

Art. 90 Stati emotivi o passionali.Gli stati emotivi o passionali non escludono ne’ diminuiscono l’imputabilita’

 

Collocare la concezione dell’imputabilità nel codice di procedura penale italiano nel suo contesto storico nel quale è stato redatto :1929-30alfredo_rocco

La psiche umana veniva concepita, dai legislatori fascisti, come l’insieme di tre facoltà Intelletto,volontà, sentimento. I sentimenti e gli affetti erano considerati ininfluente ai fini della determinazione dell’imputabilità.

L’intelletto e volontà erano per il guardiasigilli Alfredo Rocco completamente determinati dalla coscienza e dalla ragione. Una memoria storica :

Esquirol, protagonista con Pinel della prima rivoluzione psichiatrica nei primi dell’ottocento,  nel suo libto “Le passioni” (1805) affermava << le passioni sono in costante rapporto con l’alienazione>>. Esse avrebbero causao lo sconvolgimento delle facoltà intelletuali, offuscando la ragione e costituendo ,nella monomania omicida l’impulso irresistibile ad uccidere. I monomaniaci omicidi non venivano comunque considerati imputabili. L’eccesso di passionalità infatti avrebbe provocato l’alienazione   della volontà. Un concetto analogo a quello di Equirol, lo troviamo in Freud quando sosteneva che negli schizofrenici è presente un eccesso di libido.

La volontà come facoltà psichica distinta dall’intelletto veniva messa al centro dell’attenzione dai giuristi fascisti. Il Guardiasigilli Rocco nel 1929 affermava, << non si può concepire una volontà senza causa, una volontà senza motivi, una volontà come un «fiat» che nasca dal nulla, una volontà come mero arbitrium indifferentiae. La volontà umana non si sottrae […] alla legge di causalità che governa tutti i fenomeni. Ma c’è differenza tra causalità e causalità, tra determinazione e determinazione. C’è un determinismo fisico o meccanico, che governa i movimenti fisiologici del corpo, agendo come stimolo; e poi c’è il determinismo psicologico che è determinazione secondo cause psicologiche, cioè motivi coscienti, che determinano la volontà umana. >>

 

In questo passaggio si fa riferimento al famoso apologo dell’asino del filosofo francese medioevale   Buridano che a sua volta riprendeva un tema del “De coelo” di Aristotele : la libertà di scelta, il cosidetto liberum arbitrium indifferentiae, non può avere un fondamento razionale perché la situazione ipotizzata nell’esperimento mentale di Buridano, l’asino che di fronte a due sacchi di biada uguali non sa scegliere e muore di fame dimostra   che la libertà concepita come realtà della coscienza, va incontro ad un blocco, ad un’impasse paradossale.

Bisogna capire invece se esista ciò che il guardiasigilli Rocco negava: una volontà senza causa apparente, senza motivi, una volontà come un fiat che nasca dal nulla. Il nulla è un concetto filosofico astratto, vedi per esempio Heiddeger e Sartre.

Gli psichiatri, nella loro ricerca sulla realtà umana hanno scoperto che ci può essere una volontà che nasce più che dal nulla dalla pulsione di annullamento, un’attività psichica che cancella gli affetti legati al mondo umano. E’ la volontà di potenza di Nietszche , dei nazisti e degli schizofrenici. La volontà, la spinta all’azione legata alla pulsione di annullamento che non è cosciente , cancella la possibilità di essere liberi, cioè umani nella relazione con altri esseri umani. La pulsione di annullamento rivolta verso la realtà umana determina nel sosggetto agente un’ anaffettività per cui si può uccidere cento uomini come si schiacciano delle formiche. La volontà, la spinta all’azione si collega, nel caso dell’annullamento,  ad un delirio più o meno nascosto cioè alla percezione delirante. Kant aveva sostenuto che la libertà è l’adeguamento razionale alla norma morale: solo chi segue quest’ultima è libero mentre il delinquente sarebbe stato schiavo del suo vizio.

Come afferma Massimo Fagioli, la libertà è l’obbligo di essere esseri umani cioè di ricreare la propria nascita ed il primo anno di vita. Così come non esiste “il male radicale”, l’uomo concepito da Kant come un “legno storto”, così non esiste la libertà di uccidere. Non si può considerare “sano di mente” chi ha l’onnipotenza di pensare di poter disporre a proprio piacimento della vita altrui.

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Il problema dell’imputabilità: psichiatria e mass media Firenze 12 giugno 2015

 

 

 

 

 

 

Ilaria Cornetti, Simona Maggiorelli, Domenico Fargnoli

Ilaria Cornetti, Simona Maggiorelli, Domenico Fargnoli

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Psichiatria e mass media

mass-media.jpg.pagespeed.ce.RMcR2YmE4IConsiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti

Consiglio Regionale Ordine dei Giornalisti della Toscana

Corso formazione professionale continua

Psichiatria e mass media

12 giugno 2015

Docenti: il magistrato Ilaria Cornetti (Tribunale di Siena). Gli psichiatri e psicoterapeuti: Mariopaolo Dario, Domenico Fargnoli, Annelore Homberg (Netforpp Europa), Elena Monducci (Netforpp Europa). Il docente di economia politica Anna Pettini (Università di Firenze). I giornalisti: Simona Maggiorelli, Adriana Pannitteri, Federico Tulli.

MATTINA
I. Cenni di psichiatria generale
Ore 10 Iscrizione
Ore 10.20 Introduzione di Anna Pettini, Università di Firenze

Ore 10.45-11.15 Studi scientifici sul rapporto tra i mass media e la psichiatria (A. Homberg)
Ore 11.15-11.45 Sulla storia della psichiatria (A. Homberg)
11.45-12.00 Pausa caffè

Ore 12.00- 12.30 La psichiatria italiana nel Novecento: la legislazione psichiatrica e il dibattito scientifico-culturale (M. Dario)

Ore 12.30- 13.00 Sulla nosografia psichiatrica I (A. Homberg, E. Monducci)

ore 13.00-14.15 Pausa pranzo

POMERIGGIO

II. Cenni di psichiatria generale

Ore 14.15- 15.15 Il problema dell’imputabilità dal punto di vista della magistratura
e della psichiatria (I. Cornetti, D. Fargnoli, S. Maggiorelli)

Ore 15.15-16.00 A. Pannitteri, Come i mass media raccontano i delitti di cronaca nera
F. Tulli Il linguaggio giornalistico nei casi dei bambini abbandonati in auto

Ore 16-16.30 Considerazioni sulla prevenzione delle malattie mentali (E. Monducci)
Ore 16.30 Spazio per le domande

Crediti per i giornalisti: 8
Costi: gratuito
Luogo: Polo delle Scienze Sociali, aula D4-005 (palazzina D4, aula 005), Università di Firenze, via delle Pandette n. 9, Firenze
Info e prenotazioni: Piattaforma Sigef (sigef-odg.lansystems.it) – Odg Toscana, vicolo dei Malespini 1 (piazza Signoria) Firenze, tel. 055289920

Il corso è aperto al pubblico. Per comunicare la propria partecipazione scrivere a segreteriacorso2015@gmail.com

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Mass media e psichiatria

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Psichiatria

Video La psicoterapia delle psicosi e le istituzioni psichiatriche

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Su Segnalazioni di Iannaco i video con le registrazioni del convegno

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