Psichiatria

Folie a deux

In psichiatria esiste la “folie à deux” dove un individuo apparentemente sano adotta il delirio di un altro in virtù di un rapporto di dipendenza. Nel Terzo Reich avvenne su vasta scala: il delirio hitleriano fu indotto in milioni di cittadini, grazie a strumenti di propaganda e pressione sociale potenti.

La conformità e l’obbedienza autoritaria ) spiegano in parte l’adesione a un paradigma delirante: esiste il folie à deux, dove un individuo sano adotta il delirio di un altro in virtù di un rapporto di dipendenza. Nel Terzo Reich questo processo avvenne su vasta scala: il delirio hitleriano fu indotto in milioni di cittadini, grazie a leve di propaganda e pressione sociale potenti. La conformità e l’obbedienza autoritaria spiegano in parte l’adesione comportamentale; ma qui si andò oltre la semplice obbedienza esteriore, arrivando a una convinta interiorizzazione delle credenze deliranti. Possiamo dire che l’intero corpo sociale tedesco sviluppò sintomi analoghi a una psicosi collettiva cronica: visione del mondo rigida e distorta, mancanza di empatia per categorie intere di esseri umani, ideazione onnipotente (es. “reich millenario invincibile”), alternata a bruschi viraggi paranoidi (odio/furia distruttiva verso i traditori e nemici).

La folie à deux è un fenomeno clinico raro ma illuminante, che mostra come la realtà psichica possa essere costruita socialmente, soprattutto in condizioni di dipendenza o fragilità.
Estesa al piano collettivo, ci aiuta a capire come le ideologie patologiche si diffondono e diventano “verità condivise” in contesti dove il pensiero critico è sospeso, e il bisogno di appartenenza o rassicurazione supera la razionalità.

La follia nei singoli è alquanto rara. È la regola invece nei gruppi, nei partiti, nelle nazioni e nei periodi storici.”

– Friedrich Nietzsche

dall’opera “Al di là del bene e del male” (Jenseits von Gut und Böse), precisamente §156.

Il Trumpismo americano, senza nulla togliere alla specificità politico storica del fenomeno, può essere considerata una psicosi collettiva dove un soggetto con tratti psicopatologici evidenti, non viene percepito come pericoloso: questo soggetto è stato capace di instaurare una nuova “normalità” all’interno della quale egli appare come un eroe, un salvatore un individuo messianico.

“Non è Trump a essere pazzo. Siamo noi” dice Allen Frances

“Ma cosa ci dice tutto questo di noi, che abbiamo eletto una persona così chiaramente inadeguata e impreparata a decidere del futuro dell’umanità? Trump è sintomo di un mondo in difficoltà, non ne è l’unica causa. Rimproverarlo per i nostri problemi significa non vedere la ben più profonda malattia sociale che sta dietro e ha reso possibile la sua improbabile ascesa. Dire che Trump è un pazzo ci permette di non vedere la follia della nostra società – se vogliamo tornare a essere sani di mente, dobbiamo innanzitutto capire noi stessi. Detta in due parole: Trump non è pazzo, ma la nostra società sì.”

Sono solo in parte d’accordo Allen Frances. Il tycoon non solo ha dei tratti di quello che viene chiamato narcisismo maligno ma è dissociato. incoerente e presenta una ideazione delirante con tematiche di grandiosità; il consenso elettorale comunque ha avuto un effetto cosmetico non rendendo immediatamente percepibili le componenti psicotiche della sua personalità. Il presidente si autolegittima facendo riferimento a Dio e attaccando l’Iran.

E poi ha detto: “E voglio ringraziare tutti. E, in particolare, Dio. Voglio solo dire che ti amiamo, Dio, e che amiamo il nostro grande esercito.Proteggili”

La democrazia americana ha il suo punto debole nella razionalità delle sue politiche e in una radice illuministica della sua concezione dell’uomo che comunque rimane ancorata ad una mentalità religiosa. La ragione illuministica perse il riferimento ad un sistema di valori e divenne razionalità strumentale finalizzata al perseguimento di fini utilitaristici, al dominio sulla natura e ad un controllo sociale autoritario. Da qui lo slittamento progressivo verso forme di società totalitarie dove il collante è l’ideologia cioè il pensiero delirante.

In America nella seconda metà del novecento fino ad oggi assistiamo ad un processo analogo a quello svoltosi ne XIX sec di degrado delle politiche di ispirazione illuministica: Trump, con i suoi successi elettorali e’ il sintomo di un fallimento progressivo del sistema democratico basato sulla religiosità e sulla razionalità.

“Attraverso i discorsi inaugurali, si è venuta elaborando nel corso del tempo una sorta di teologia presidenziale della democrazia di Dio, il cui canone fondamentale appare già saldamente stabilito dai primi presidenti degli Stati Uniti, che furono anche i primi pontefici della religione americana.”

Come disse George Bush la fede dell’America nella libertà e nella democrazia è stata come una roccia in un mare tempestoso. Il destino della libertà nel mondo sarebbe dipeso dal successo della missione americana, «perché se l’America non guida la causa della libertà, la causa della libertà rimane senza una guida».

Ma con Trump, a partire però dai suoi predecessori, mi sembra che la roccia si sia sgretolata e con essa la causa della democrazia e della libertà.

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