
Frank J. Sulloway, storico della scienza, nel suo influente libro Freud, biologo della mente. Oltre la leggenda psicoanalitica (titolo originale: Freud, Biologist of the Mind: Beyond the Psychoanalytic Legend, 1979) propone una rilettura della figura di Sigmund Freud. Contrapponendosi alla narrazione agiografica che dipinge Freud come un pensatore isolato e radicalmente innovativo, Sulloway sostiene che le teorie psicoanalitiche freudiane siano in realtà profondamente radicate nella biologia ottocentesca.
Tra le tesi più originali di Sulloway vi è l’argomento che molte nozioni fondamentali della teoria psicoanalitica – in particolare la teoria dello sviluppo psicosessuale – derivino direttamente dalle concezioni evoluzionistiche ottocentesche . In primo luogo, Freud fece proprio il principio della “legge biogenetica fondamentale” enunciata dal biologo tedesco Ernst Haeckel. Tale legge, riassunta nello slogan “l’ontogenesi ricapitola la filogenesi”, postulava che lo sviluppo embrionale e infantile di un individuo ripercorra le tappe evolutive della specie di appartenenza . Freud applicò questa idea al campo psicologico: “Freud era convinto che il bambino riassumesse l’intera stirpe… doveva ricapitolare la storia sessuale della stirpe” . Ne conseguiva logicamente che le fasi dello sviluppo psicosessuale infantile non fossero arbitrarie, ma rispecchiassero stadi della preistoria umana. Perché – si chiede Sulloway – Freud individuò proprio una fase orale, una anale e una genitale, e non ad esempio una fase olfattiva o visiva, nello sviluppo del bambino? La risposta risiede nelle teorie biologiche dell’epoca: “i biologi del tardo Ottocento, come Ernst Haeckel e altri, avevano collegato l’evoluzione della sessualità a quegli organi” . Haeckel, ad esempio, descriveva l’evoluzione della funzione sessuale attraverso tre stadi morfologici: una fase orale primitiva (in cui l’atto di nutrirsi era associato alla riproduzione, come in organismi semplicissimi che “mangiano” il partner), una fase anale successiva (col differenziarsi di un apparato gastrointestinale, la riproduzione sarebbe stata associata all’estremità opposta, cloacale) e infine una fase genitale con la comparsa degli organi sessuali distinti . Freud mutuò direttamente questa sequenza: a suo avviso ogni bambino “deve” passare attraverso una fase orale, poi anale, quindi genitale, ricapitolando così le tappe della sessualità adulta dei suoi antenati .

La logica di questa teoria dello sviluppo psicosessuale è interamente basata sulla teoria lamarckiana dell’eredità dei caratteri acquisiti dagli antenati adulti. In altri termini, l’individuo eredita nel proprio patrimonio psichico le esperienze adulte dei suoi antenati (tramite una sorta di memoria biologica), il che gli permette di condensare milioni di anni di evoluzione nelle rapide fasi della crescita infantile. Egli arrivò a sostenere che perfino traumi o conflitti mai vissuti personalmente da un individuo potessero comunque riemergere nella sua psiche perché appartenenti al patrimonio mnestico della specie. Un caso emblematico citato da Sulloway è il complesso di castrazione nel celebre caso clinico dell’“Uomo dei lupi”: Freud affermò che il paziente non aveva bisogno di subire realmente la minaccia di castrazione da parte del padre per sviluppare quell’angoscia, poiché “possedeva tutti i ricordi filogenetici di quel complesso”.
Sarebbe bastato un lieve accenno alla possibilità di castrazione durante la sua infanzia per “far riaffiorare quel ricordo e far emergere l’ansia nevrotica”.
Per decenni gli psicoanalisti hanno rivendicato l’universalità della teoria freudiana dello sviluppo senza accorgersi che tale pretesa di universalità poggiava su una “logica” biologica ottocentesca che la biologia del XX secolo ha del tutto confutato .
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Sulloway mette in evidenza come le scoperte della genetica e le critiche di biologi come August Weismann avessero già, ai primi del Novecento, minato alle fondamenta la teoria lamarckiana e con essa la legge di ricapitolazione di Haeckel . Weismann, con i suoi esperimenti (celebre il taglio delle code ai topi per osservare se la mutilazione fosse ereditata), e la riscoperta delle leggi di Mendel (1900) dimostrarono che i caratteri acquisiti non vengono trasmessi alla prole. Di conseguenza, l’idea che l’ontogenesi ripeta rigidamente la filogenesi divenne insostenibile scientificamente e venne abbandonata nei primi anni del ’900 .
Le tesi di Sulloway, nel loro insieme, mirano a smontare quella che egli chiama la “leggenda psicoanalitica” – l’immagine di Freud come un genio solitario che, in rottura con la scienza ufficiale, avrebbe scoperto verità del tutto nuove sulla mente. Al contrario, Freud, biologo della mente ricolloca Freud nel suo contesto storico-intellettuale, mostrando come egli “non abbia mai operato in totale isolamento” . Freud fu costantemente in dialogo con la comunità scientifica coeva e attinse idee da vari “intimi intellettuali” e colleghi.
Secondo Sulloway, i biografi ufficiali della psicoanalisi (come Ernest Jones) avrebbero deliberatamente edulcorato o omesso le fonti intellettuali di Freud, contribuendo a edificare la narrazione di un Freud geniale e totalmente originale.
“Freud fu meno un innovatore che un riscopritore e riformulatore di idee già presenti nella letteratura scientifica e medica del suo tempo”.
L’ostracismo incontrato da Freud nei primi anni non fu così assoluto come lui e i suoi seguaci hanno lasciato intendere: la tradizione vuole che Freud fosse inizialmente deriso e ignorato dall’establishment medico, ma l’analisi storica mostra che le sue idee trovarono anche consensi e che l’entità del rigetto fu esagerata dal mito postumo .
L’originalità di Freud risiede più nella retorica, nell’istituzionalizzazione del sapere e nella creazione di una “scuola”, che in un reale salto teorico.
Il”padre della psicoanalisi” fu particolarmente abile nel promuovere un’immagine di sé stesso come vittima dell’incapacità dei suoi contemporanei a confrontarsi con le sue scoperte, a trasformare la sua biografia nel mito del percorso del genio fondatore, incompreso e spesso osteggiato. In realtà egli ebbe il consenso, quasi fin dall’inizio, di un gran numero di proseliti, fra i quali molte donne e la sua teoria fu adottata dall’establishment accademico psichiatrico americano dopo il suo viaggio negli USA nel 1909 con Jung e Ferenczi.


Quindi bisogna distinguere bene fra un contenuto scientifico veramente innovativo e rivoluzionario da travestimenti ideologici propagandati con efficacia e capaci di una larga diffusione grazie anche alle condizioni storico culturali di un determinato periodo.
Freud si presentava come scienziato empirico, ma la psicoanalisi mancava di verificabilità e falsificabilità. Le sue teorie erano fondate spesso su autoanalisi, resoconti clinici selezionati e aneddotica. La coerenza interna del sistema era ottenuta a costo di immunizzarlo dalla critica esterna, in modo simile a un dogma.

“La leggenda di Freud come rivoluzionario solitario, osteggiato da un ostile mondo scientifico, è un mito accuratamente costruito da Freud stesso e dai suoi seguaci.”
L’indagine storica accurata e la conoscenza precisa delle fonti e della letteratura e’ fondamentale per comprendere il significato ed attribuire un valore ad una concezione scientifica: questo non è il lavoro degli agiografi e degli apologeti e degli adepti che rafforzano le narrazioni mitiche spesso perseguendo interessi di prestigio personali. La creazione del mito ha caratterizzato in seguito un po’ tutte le scuole psicoanalitiche
Come scriveva Fagioli
“Il fallimento nel cammino del superamento del complesso edipico, cioè nel cammino del superamento della castrazione, della scissione e del rapporto sadomasochistico è ovviamente scontato allorché non si vedano, o non si vogliano vedere, le dimensioni fondamentali del rapporto umano con la realtà umana e non umana. La trappola polipesca dell’essere freudiani, kleiniani, junghiani, la passività di abbandonarci all’obbedienza piuttosto che perseguire la ricerca senza padrone, la difficoltà di lasciare la manina del babbo che ci acceca, è forse la causa prima di questo fallimento”.