La conoscenza della psichiatria richiede un approccio storico che a sua volta è frutto di un rigore metodologico. Quando questi due elementi mancano facilmente ricadiamo nell’ideologia, nell’illustrazione di idee precostituite, se non addirittura nell’agiografia. Lo storico della psichiatria Jacques Postel ha ripercorso le vicende della genesi della psichiatria fra settecento e ottocento ed ed ha constatato che essa è infarcita di elementi mitici che qualcuno, nell’entourage di Philippe Pinel aveva tutto l’interesse di alimentare. Pinel fu relegato dal figlio Scipio ( che a tal uopo confezionò addirittura uno scritto apocrifo) ma soprattutto da Jean Dominique Esquirol,
jean dominique esquirol
suo principale allievo e sedicente continuatore, nel ruolo di filantropo e liberatore dei furiosi dalle catene medioevali. Veniva così occultata l’innovazione di Pinel che era quella di applicare il metodo dell’osservazione medico-scientifica all’inquadramento nosografico della malattia mentale. Già in Inghilterra, in quel periodo storico di fine settecento, William Tuke aveva tolto i ferri ai “lunatici” ma non era un medico ma semplicemente un filantropo religioso e un uomo compassionevole. Il medico francese, discepolo di Condillac, invece era metodico nel suo atteggiamento analitico e devoto alla scienza dell’osservazione che doveva essere la clinica medica e la nosografia, l’ambito naturale del suo riferimento. << E’ come nosografo e clinico che Pinel è stato senza dubbio all’origine di un atteggiamento assolutamente nuovo di fronte alla follia>> ( Jacques Postel 1998) Con il folle si poteva entrare in rapporto e comunicare: lo smarrimento della ragione appariva solo momentaneo e parziale. Se l’atteggiamento poteva apparire assolutamente nuovo lo sforzo nosografico era destinato al fallimento anche se veniva rifiutata l’idea di un’organogenesi cerebrale diretta: esso mancava di una base psicopatologica solida. Emergeva una potenzialità di cambiamento rispetto alle concezioni del passato, legata anche al fatto che la mania veniva ritenuta suscettibile di guarire, potenzialità che subito abortiva. Jacques Postel dice che << Il messaggio che ci comunica la prima edizione del “Trattato medico filosofico” è veramente rivoluzionaria>> Potrebbe trattarsi di un giudizio esageratamente ottimista (il suo) perchè le capacità di recupero del paziente sono legate dallo storico francese al residuo di razionalità e non all’assetto non cosciente. Pinel rappresenta un passaggio chiave da una <<(…) concezione kantiana della pazzia come l’Altro dalla ragione a una concezione hegeliana della pazzia intesa come uno smarrimento mentale, una pura contraddizione interna ad una ragione che ancora esiste>> (Laure Murat 2014. Trad. Domenico Fargnoli)
Che la razionalità, comunque la si voglia intendere e qualunque funzione le si voglia attribuire, sia la base della cura è anch’esso un mito. Nel 1794 Pinel scriveva, certo non casualmente, che il trattamento richiede “un formidabile spettacolo di terrore”(Postel 1998. p.245) deve agire cioè sulle “passioni” non sul ragionamento“ Il ripristino della razionalità sarebbe possibile solo intervenendo su un qualcosa che non è la razionalità stessa ma solo un fattore capace di perturbarla.
Alcune pagine di Jacques Postel chiariscono la sua concezione della storia e la sua metodologia di analisi.
<< Si dovrebbe così evitare aspetti classici nella storia delle scienze e delle idee: innanzitutto quello della ricerca sempre mitica delle origini. Si risale attraverso una lettura anacronistica che vuol essere erudita alla scoperta dei precursori che hanno per la prima volta descritto una malattia , un trattamento, un’eziologia, fieri di cogliere la prima osservazione senza prendersi la pena di contestualizzarla e di rendersi conto che la nostra lettura attuale di questa osservazione è inevitabilmente parziale.( Jacques Postel 1998- Traduz. Domenico Fargnoli)>>
Naturalmente queste parole di Postel hanno dei limiti perché presuppongono che la ricostruzione dell’origine sia sempre un mito: noi oggi sappiamo che non è così. Ciascuno di noi può ricreare la propria nascita e nella misura in cui ci riesce veramente combatterà sempre il mito e l’ideologia. Il mito dell’origine è la negazione della nascita qualunque sia il contesto che analizziamo.

Jacques Postel storico e psichiatra francese
Ma l’origine, la nascita non è una fantasticheria condivisa da molti ma la realtà più profonda dell’essere umano che segna l’inizio della sua vita psichica. Il decostruzionismo francese in cui sembra rientrare l’opera di Postel rivela la sua matrice heideggeriana. Infatti scrive lo psichiatra
<< Ritorniamo innanzitutto all’origine, al fantasma originale, a quella che si potrete chiamare la scena primitiva perché il mito rimanda frequentemente al tempo primordiale al tempo mitico che è una pura costruzione dell’immaginario. Ma ci dobbiamo rendere conto che il tempo primordiale è prima di tutto un fantasma, una finzione individuale che per un’operazione di inversione completa, si trasforma in un mito>> ( Jacques Postel 1998- Trad. Domenico Fargnoli)
Qui c’è anche un chiaro riferimento all’opera J.B Pontalis e Jean Laplanche ” Fantasma originario, fantasmi delle origini, origini del fantasma”(1988).

Jean Laplanche
Come affermano i due autori francesi il fantasma originario sarebbe condizionato dalla universalità del complesso edipico. È questa idea aprioristica che Postel utilizza nella sua analisi della genesi della psichiatria.
Come esiste però la nascita individuale, che non ha niente a che fare con l’Edipo e le identificazioni, esiste anche la “nascita” storica cioè l’emergere di contenuti mentali e pratiche anche mediche mai prima esistite: la civiltà umana non è solo un’interminabile coazione a ripetere.
Pinel è caduto nella mitologia e non è sopravvissuto alla trappola parricida di Esquirol, perché a parte la sua intenzione, condivisibile ma velleitaria, di studiare scientificamente la malattia mentale, non ha fondato veramente la psichiatria rimanendo attaccato a presupposti razionalistici e illuministici, l’empirismo sensualista di Condillac e il materialismo cerebrale di George Cabanis .
I suoi ideali moderatamente rivoluzionari hanno facilmente colluso con quelli della restaurazione che si armonizzavano con il trattamento morale, un metodo di cura autoritario e disumanizzante il cui strumento principale sarà l’isolamento e il manicomio. D’altro parte il patriottismo di Pinel ben si accorda con un interpretazione della realtà asilare come un modello di giacobinismo centralizzato nel quale i pazienti sono governati e l’ordine viene mantenuto da un apparato poliziesco a capo del quale c’è un singolo uomo che detiene tutto il potere.
“ (…)violence as part of a policy of useful, necessary virtue, that is to say as all at once attribute, method, and system of government) in fact is perfectly suited to the ambivalence of the birth of psychiatry, of its structure and ideological options (Laure Murat 2014). Il terrore senza la virtù sarebbe deleterio affermò Robespierre.
Del metodo di cura basato sull’autoritarismo e sull’effrazione psicologica attraverso il terrore della volontà del paziente Pinel fu un precursore e un fondatore contrariamente a quanto sostenuto da Jacques Postel.
Quest’ultimo ricade nell’ambito della sua stessa critica ideologica e demitizzante in quanto ripropone, nella sua opera , non solo interessanti documenti inediti ma insieme idee precostituite nell’ analisi della genesi della psichiatria, come per es. il complesso edipico. Il mestiere di uno psichiatra che voglia effettuare anche ricostruzioni storiche è davvero difficile.

Panopticum benthamiano a Siena